22 Novembre 2024
Ospedale sanita

Ospedale sanita

L’Oms annuncia, durante la Cop26, l’impegno di numerosi Stati – fra cui anche Usa e Germania – ad abbassare le emissioni nelle strutture sanitarie

La nuova cura necessaria per salvare il Pianeta passa anche dalla sanità. Per questo, come ha recentemente dichiarato l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, più di 40 Paesi hanno deciso di impegnarsi a ridurre le emissioni di gas serra nei loro sistemi sanitari. Si tratta del più grande sforzo globale, in tal senso, dichiarato fino ad oggi per cercare di abbassare per esempio le emissioni climalteranti a cui contribuiscono gli ospedali.

Le promesse per una sanità sostenibile
A sottoscrivere l’intesa sono stati 47 Paesi, tra cui Regno Unito e Usa e alcuni stati europei (ma non l’Italia), i quali si sono impegnati a “sviluppare sistemi sanitari resistenti al clima e a basse emissioni di CO2 in risposta alla crescente evidenza dell’impatto del cambiamento climatico sulla salute delle persone” precisa l’Oms. Di questi, 42 Paesi si sono detti decisi a trasformare i loro sistemi sanitari in modo che siano “più sostenibili e a basse emissioni di carbonio” e 12 hanno fissato persino una data per emissioni zero entro il 2050. Buona parte degli impegni rientra in quelli assunti nel Cop26 Health Program, partnership tra Regno Unito, Oms e Nazioni Unite.
“Il futuro della salute deve essere costruito su sistemi sanitari resilienti agli impatti di epidemie, pandemie e altre emergenze, ma anche agli impatti dei cambiamenti climatici, compresi gli eventi meteorologici estremi e il crescente onere di varie malattie legate all’inquinamento atmosferico” sostiene Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms.
“Anche i sistemi sanitari devono essere parte della soluzione, riducendo le emissioni di carbonio. Applaudiamo quei paesi che si sono impegnati a costruire sistemi sanitari resilienti al clima e a basse emissioni di carbonio e speriamo di vederne molti altri seguire il loro esempio nel prossimo futuro” aggiunge.
L’impegno preso viaggia su un doppio binario, che corre parallelo, quello dell’abbassamento delle emissioni dei sistemi sanitari, ma anche quello necessario per ammodernare le strutture in modo tale che resistano agli effetti dei cambiamenti climatici in corso. Per esempio le isole Figi, che soffrono per gli eventi estremi legati al surriscaldamento, come cicloni più intensi e l’innalzamento dei livelli del mare, intendono costruire “infrastrutture sanitarie più resistenti al clima” e con “servizi energetici sostenibili”.
Oltre agli impegni sottoscritti dai governi, 54 istituzioni di 21 Paesi – che rappresentano circa 14mila ospedali e centri sanitari – hanno sposato politiche per riuscire a raggiungere in meno di trent’anni la neutralità carbonica. Dal sito dell’Oms, si legge che per ora i Paesi che hanno aderito al programma lanciato alla Cop26 sono Argentina, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Belize, Bhutan, Capo Verde, Repubblica Centrafricana, Colombia, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Egitto, Etiopia, Figi, Germania, Ghana, Irlanda, Giamaica, Giordania, Kenya, Laos, Madagascar, Malawi, Maldive, Marocco, Mozambico, Nepal, Olanda, Nigeria, Norvegia, Oman, Pakistan, Panama, Perù, Ruanda, Sao Tomé e Principe, Sierra Leone, Spagna, Sri Lanka, Tanzania, Togo, Tunisia, Uganda, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti d’America e Yemen.
In generale, si stima che il settore sanitario rappresenti quasi il 5%  delle emissioni globali di anidride carbonica e se fosse un Paese, sarebbbe oggi fra i cinque-sei più inquinanti del Pianeta. Anche per questo, per la prima volta, alla Cop26 in corso a Glasgow c’è un padiglione interamente dedicato alla questione salute e a discorsi e conferenze che raccontano sia l’impatto della sanità, sia gli effetti della crisi climatica sulla salute.

Gli obiettivi diversi dei 40 Paesi
Fra gli oltre 40 Paesi che hanno sottoscritto l’intesa, ci sono chiaramente obiettivi e tempistiche differenti. Quelli ad alto reddito – come Usa, Regno Unito o Germania, intendono ridurre le emissioni del settore sanitario soprattutto grazie al miglioramento del sistema energetico, che dovrà basarsi sempre di più su fonti rinnovabili e sulla riorganizzazione degli ospedali, mentre i Paesi a medio o basso reddito si concentreranno  su realizzare nuove strutture sanitarie – fondamentali anche per resistere agli impatti del clima sulla salute – che siano più ecologiche e che offrano una maggiore copertura e assistenza per la popolazione.

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