Fonte: Sole 24 Ore
di Alb.Ma.
In una lettera pubblicata sulla Frankfurter Allgemein Zeitung, l’eurodeputato critica «l’assenza di etica» dei Paesi Bassi e ricorda alla Germania i suoi debiti di guerra. Tra i firmatari anche Bonaccini, Brugnaro, Sala e Toti
«L’atteggiamento dell’Olanda è un esempio di mancanza di etica e solidarietà. Solidarietà che molti paesi europei vi hanno dimostrato dopo la guerra». È l’affondo pubblicato sulle pagine della Frankfurter Allgemeine Zeitung dall’eurodeputato Carlo Calenda e una schiera bipartisan di presidenti di regione e sindaci italiani. Nel mirino ci sono i due Stati Ue accusati di boicottare i cosiddetti «coronabond»: appunto l’Olanda e la Germania, i due governi più ostili all’emissione di titoli di debito congiunti per fronteggiare la crisi.
Gli autori hanno comprato una pagina del quotidiano finanziario per lanciare un appello agli «amici tedeschi» perché prendano le «decisioni giuste», senza andare al seguito dei «piccoli egoismi nazionali» emersi con l’emergenza sanitaria. Nel testo, rilanciato anche in italiano dall’account twitter di Calenda, si ricorda alla Germania il ruolo dell’Italia nel «dimezzare il suo debito» ed evitare il default dopo la II Guerra Mondiale.
La missiva è firmata dal governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il suo omologo ligure Giovanni Toti, oltre ai sindaci Giuseppe Sala (Milano), Giorgio Gori (Bergamo), Luigi Brugnaro (Venezia), Marco Bucci (Genova) e Virginio Merola (Bologna).
L’Olanda ci ruba «risorse fiscali»
Nella lettera-appello, che si apre con un richiamo alla «sfida politica, culturale e umana» della Ue, Calenda e i firmatari spiegano che l’obiettivo dei nove paesi favorevoli agli eurobond non è quello di «mutualizzare debiti pregressi» ma di «dotare la Ue di risorse sufficienti» per un piano di salvataggio che tenga a galla le economie continentali nel riflusso della crisi. I toni, poi, si fanno meno accomodanti. L’Olanda «capeggia un gruppo di paesi che si oppone a questa strategia e la Germania sembra volerla seguire».
Si sta parlando, continua la lettera, dello stesso Paese che «attraverso un regime fiscale agevolato sta sottraendo da anni risorse fiscali da tutti i grandi paesi europei. A farne le spese sono i nostri sistemi di welfare e dunque i nostri cittadini più deboli». Amsterdam (e indirettamente la Germania) dimostrano così una mancanza di quella stessa «etica e solidaretà» dimostrata nei confronti di Berlino dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il riferimento ai debiti di guerra e alla Germania nazista
Calenda e gli altri firmatari ricordano poi come 21 paesi («tra cui Francia, Italia, Spagna e Belgio») consentirono alla Germania di «dimezzare il debito e dilazionare i pagamenti» all’indomani del conflitto bellico. «Il debito della Germania dopo il 1945 era di 29,7 miliardi di marchi di allora – si legge – La Germania non avrebbe mai potuto pagare». Gli italiani sono «orgogliosi» di quella scelta, si legge nella lettera, prima di ribadire che i covonabond non prevedono meccanismi di mutualizzazioen del debito e invitare «gli amici tedeschi» a prendere posto con «i grandi paesi europei».