Fonte: La Repubblica
di Carmelo Lo Papa
Nuovo faccia a faccia tra il premier e i leader di Lega, Fdi e Forza Italia. Che però restano insoddisfatti. Il presidente del Consiglio annuncia un decreto, prima di quello di aprile, per aiutare le aziende. Tensione sugli emendamenti al Cura Italia
Oltre due ore di confronto, botta e risposta serrato tra il premier Conte e i leader dell’opposizione Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, tornati a Palazzo Chigi stamattina a una settimana di distanza dal precedente incontro. C’è da mettere a punto il decreto di aprile da 30 miliardi di euro per tentare un primo rilancio dell’economia. Ma Le distanze restano, ma alla fine, per la prima volta, i tre lasciano Palazzo Chigi con la sensazione che ci sia stato un “cambio di passo” da parte del governo. Per la prima volta, al tavolo sono stati usati verbi quali “condividere”, “collaborare”, “partecipare”. Il centrodestra non ha ancora accolto la proposto di ritirare i quasi 600 dei 1200 emendamenti al decreto Cura Italia, come hanno chiesto Conte e i ministri, ma si è aperto un primo confronto vero.
Conte esordisce lamentandosi proprio dei 1.200 emendamenti che pesano sul decreto Cura Italia. L’invito è a trasformarli in ordine del giorno. La Meloni subito gli ribatte: “Ma ci dite quanti emendamenti ha presentato Italia viva (il partito di Renzi, ndr)? Mi pare che siano più dei nostri”, provoca. Suscitando la risata dei presenti. Col presidente del Consiglio, anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e dei Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà. “Da parte nostra nessun intento ostruzionistico” ha assicurato Tajani (Forza Italia). “La Lega ha presentato solo 40 emendamenti” (Salvini).
Conte non ha nascosto tutte le difficoltà (enormi) da fronteggiare. Ha tracciato un quadro economico generale e ha teso una mano, proponendo “un tavolo maggioranza-opposizione” che si riunisca più di frequente per facilitare un “confronto che porti alla più ampia condivisione possibile anche sul piano sostanziale”. Arriverà subito un decreto per garantire liquidità alle imprese e poi quello cosiddetto “Aprile”, appunto, per le famiglie. “Siamo al lavoro per anticipare in un decreto-legge, da adottare subito, le misure più urgenti per dare liquidità alle imprese. Avvertiamo tutta l’urgenza di intervenire prima possibile”.
E’ stato Salvini a esordire con la sua lista nera. “Mancano mascherine e ossigeno, ci sono migliaia di persone in difficoltà nelle case di riposo – ha iniziato a elencare – il sito dell’Inps per i 600 euro è in tilt, molte rate dei mutui sono incassate dalle banche, non c’è nessuna certezza sui tempi di erogazione della Cassa Integrazione, non ci sono aiuti per chi non riesce a pagare affitto e bollette, intanto il ministro dell’Interno liberalizza le passeggiate condominiali”. Per la Lega occorrerà approntare risorse per far fronte a un danno economico da 200 miliardi di euro. Sul caso sito Inps bloccato, in particolare, Conte ha allargato le braccia: “Abbiamo cento domande al secondo, 300 mila richieste ad oggi, questo ha creato qualche problema”. E ha spiegato che ci sono stati attacchi hacker.
Ad incalzarlo è stata anche Meloni: “Soldi subito sul conto degli italiani – ha chiesto – Via ogni burocrazia. Vogliamo notizie certe su quando verrà accreditata la cassa integrazione e il contributo agli autonomi. I provvedimenti sono farraginosi e secondo le stime i soldi non arriveranno prima della metà di aprile. Non è possibile che la burocrazia sia l’unica cosa che in Italia esiste mentre tutto è fermo. I soldi vanno messi ora sui conti correnti: chiediamo una data certa e tempestiva o ci aspettiamo che approviate la proposta di Fdi per mettere 1000 euro sul conto di chi ne ha bisogno subito”.
E ancora: “Lei, presidente Conte, ha detto sull’Ue una frase che condivido: o ci aiutano o facciamo da soli. Ecco, la proposta di Giulio Tremonti sull’emissione di titoli di Stato a lunghissimo termine, a rendimento contenuto e senza tasse è sicuramente interessante e da valutare”. Forza Italia con Tajani ha invocato “un piano da 100 miliardi per far ripartire il Paese, bisogna garantire le imprese che hanno bisogno di liquidità”. Stessa cifra indicata dalla leader di Fdi: “Meno di cento miliardi non si possono spendere in questo momento di ccrisi, quanti soldi ci sono per i decreti?”
Terminato il vertice, fuori da Palazzo Chigi, i tre responsabili del centrodestra si sono fermati a parlare (a distanza e con mascherine abbassate) coi giornalisti. “Ci siamo permessi di dire al presidente del Consiglio che le circolari del Viminale che parlano di passeggiate condominiali non aiutano. Noi ci siamo ma non faremo le comparse – ha spiegato Salvini – Siamo disponibili a scrivere assieme i decreti, il governo ascolta ma al momento non ci sono certezze”. Molte domande “non hanno avuto risposte, a cominciare dalla nostra sui mille euro” si è lamentata Meloni. Unica certezza, al momento confermata dal premier ai tre, il rinvio a “settembre-ottobre”, comunque in autunno, delle amministrative, delle regionali e delle comunali previste per la primavera. Ancora da valutare se accorpate in un election day. E, almento su questo punto, si sono detti tutti d’accordo.