Fonte: La Repubblica
di Raffaele Ricciardi
I listini europei arrivano a perdere il 10% nonostante l’azzeramento dei tassi Usa, poi risalgono in parte. Per la Borsa Usa è un lunedì nero: Dow Jones sotto di quasi il 13%, Nasdaq del 12%. Il petrolio ai minimi da 4 anni. L’effetto del virus sull’economia cinese: primo tonfo (-20,5%) storico delle vendite al dettaglio, crolla la produzione. Goldman Sachs vede il Pil Usa a -3%. Lo spread chiude in crescita a 262, Bce attiva sui Btp
E’ un lunedì nero per le Borse. La mossa a sorpresa della Federal Reserve, che nella serata italiana di domenica ha praticamente azzerato i tassi e garantito acquisti di titoli per 700 miliardi di dollari nei prossimi mesi, non sortisce gli effetti desiderati sui mercati. Se l’Europa – dopo aver superato perdite del 10% – chiude in profondo rosso, ma in leggero recupero, per Wall Street si tratta di una giornata storica ma in senso negativo. Il Dow Jones chiude a meno 12,9% e il Nasdaq segue a ruota col meno 12,3%, nella peggior seduta dal 1987 in termini percentuali: nel lunedì nero del 1987, lasciò sul terreno oltre il 22%. In termini di punti assoluti è invece la sessione più nera di sempre con quasi 3 mila punti persi.
Anche il Fondo monetario internazionale ha provato a far sentire la sua voce e assicurato – attraverso la direttrice Kristalina Georgieva – di esser pronto a mobilitare mille miliardi attraverso le sue linee di credito. Ma nulla è sembrato in grado di cambiare il verso dei mercati.
Dopo aver superato un ribasso anche superiore al 10%, Milano ha parzialmente recuperato fino al -3%, salvo poi chiudere in calo del 6,2%. Per domani è previsto lo stop alle vendite allo scoperto, su decisione della Consob su 20 titoli. Una decisione che ricalca, sia pur in misura minore, quella già presa venerdì scorso ma che potrebbe essere prorogata per 90 giorni.
Le società interessate domani, un gruppo più ristretto rispetto alle 85 del provvedimento deciso, dopo la caduta di Piazza Affari giovedì scorso per il giorno successivo, sono Azimut, Tim, Unicredit, Exor, Fca, Banca Generali, Leonardo, Ubi, Mediobanca, Fiera Milano Sanlorenzo, Mediolanum, Dovalue, Cerved, Ovs, Maire Technimont, Marr, Autogrill, Mps e Astm. Sulla stessa linea, per arginare la speculazione al ribasso, si stanno muovendo le autorità ‘gemelle’ della Consob in Francia e Belgio mentre la Cnmv spagnola è pronta ad avviare, come del resto ha fatto l’authority italiana, anche un intervento di maggior durata per intervenire su una più ampia fascia di titoli e per un periodo fino a 90 giorni.
Seduta difficile, in particolare, per Fca, che ha annunciato la chiusura forzata di molti stabilimenti Ue fino alla fine di marzo. Tra quelle che hanno retto meglio c’è stata Diasorin: la società del biomedicale sta portando a compimento la realizzazione di un test per diagnosticare in poco tempo la positività al COVID-19. Dinamica simile a Milano sulle altre Piazze europee, che hanno fatto solo un poco meglio di Piazza Affari: Parigi perde il 5,75%, Londra il 4,13% mentre la Borsa di Francoforte cede il 5,26 per cento. Wall Street ha segnato un avvio choc, con congelamento d’emergenza degli scambi. Poi, dopo un primo recupero, il dato è peggiorato in seguito alle dichiarazioni di Donald Trump che ha parlato apertamente di una “recessione” nel secondo trimestre dell’anno. Meno 12,9% per il Dow e meno 12,3% per il Nasdaq. Mai così male da 33 anni.
La recessione ci sarà, e forte, per gli esperti di Goldman Sachs: secondo la banca d’affari il coronavirus porterà il Pil Usa a scendere del 5% nel secondo trimestre dell’anno, dopo la crescita piatta dei primi tre mesi. Il consuntivo per il 2020 rischia a questo punto di essere uno striminzito +0,4%, dall’1,2% inizialmente stimato. Grave anche l’allarme lanciato da easyJet, che si fa portavoce delle difficoltà delle compagnie aeree e parla di “un futuro incerto” e di assenza di garanzia sul fatto che “potranno sopravvivere”.
“La Fed ha optato per un intervento d’emergenza nel fine settimana: credo che significhi che sono realmente preoccupati per l’andamento dell’economia” nel suo complesso, ha commentato a Bloomberg Kim Forrest, a capo degli investimenti di Bokeh Capital Partners. “In circostanze normali, una simile risposta di politica monetaria porrebbe un limite alle vendite sugli asset rischiosi e darebbe spinta per una risalita”, ha scritto in una nota lo strategist di Société Générale, Jason Daw. Ma questa volta sembra impossibile affidarsi alle tradizionali convinzioni: “Lo choc sulla crescita economica sta diventando esponenziale e giustamente gli investitori si chiedono cosa altro possano fare le Banche centrali” per evitare una spirale recessiva: le loro armi sono ormai tutte sul campo.Nel giorno del Cdm che in Italia ha lanciato il piano da 25 miliardi di aiuti per l’economia, l’euro chiude in rialzo a circa 1,1160. Sui mercati valutari continua intanto l’ascesa dello yen, considerato una ‘moneta rifugio’. La divisa giapponese ha guadagnato terreno sia nei confronti dell’euro a circa 118 che del dollaro in zona 105,80.. Anche lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che aveva chiuso a venerdì a 233 punti base, ha vissuto una giornata di alti e bassi: alla fine la giornata si è chiusa con un valore in netta crescita a 262 punti con un rendimento vicino al 2,2 per cento. A detta dei broker si è visto attivismo della Bce sul mercato secondario. Istat ha certificato che a febbraio l’inflazione si è fermata allo 0,3%, meno dello 0,4% stimato in via preliminare: un rallentamento rispetto a gennaio, quando i prezzi annui erano saliti dello 0,5%. La variazione mensile dei prezzi è stata negativa, sempre a febbraio, dello 0,1 per cento. Bankitalia ha invece censito un innalzamento del debito pubblico, a gennaio.
Le vendite sulle Borse asiatiche
Questa notte, la Borsa di Sydney ha chiuso la seduta con la peggiore perdita registrata in un singolo giorno dal 1987: l’indice S%P/ASX 200 brucia 537,3 punti, a quota 5.002 (-9,70%). Solo Tokyo ha segnato un breve rialzo in avvio, dopo l’annuncio che la Boj, la Banca del Giappone ha anticipato ad oggi il meeting previsto per mercoledì e giovedì, per aumentare la gamma d’interventi a supporto all’economia con l’incremento degli acquisti annui di titoli di Stato e fondi comuni. Il Nikkei è poi però tornato in calo per chiudere a -2,46 per cento, mentre Hong Kong ha ceduto il 4,03%, Shanghai il 3,4% e Singapore il 3,7%.
I numeri che stanno uscendo in Cina danno la misura della portata economica del virus, con un tracollo del 24,5% annuo – nel primo bimestre del 2020 – degli investimenti delle attività fisse. Tra gennaio e febbraio, le vendite al dettaglio della seconda economia al mondo sono calate del 20,5% rispetto al 2019: il primo tonfo mai registrato dalla statistica di Pechino. Nello stesso periodo, la produzione industriale è scesa del 13,5 per cento: un dato che non si vedeva dai primi anni Novanta.
Petrolio di nuovo in caduta, giù anche l’oro
Tra le materie prime, il petrolio a New York è scivolato ai minimi da 4 anni in chiusura dopo aver brevemente navigato sotto i 29 dollari al barile, perdendo oltre il 9%, a causa della continua diffusione del coronavirus e ai timori per i suoi effetti sul commercio globale e sull’industrie turistica e dei trasporti. Nella seconda parte di giornata, il Wti era leggermente risalito sopra quota 30 dollari per poi chiudere ai minimi da 4 anni a 28,70 dollari al barile. La settimana scorsa sia il petrolio Wti che il Brent avevano perso oltre il 23%, mettendo a segno la loro peggiore settimana dalla crisi finanziaria del 2008.
Pesante correzione al ribasso anche per l’oro, che nella prima parte di giornata passa fin sotto i 1.500 dollari l’oncia. Il lingotto limita poi le perdite e alla chiusura dei mercati europei quota a 1.509 dollari.