Fonte: Corriere della Sera

di Alessandro Trocino

La Calabria annuncia ricorso, il Piemonte chiede una verifica dei dati. La Liguria: «Non ci hanno spiegato nulla». Ma Boccia: «Ci sono par ametri oggettivi per decidere»


Una mezza rivolta, nata dalle Regioni classificate come zone rosse o arancioni, che il governo prova a placare chiedendo unità. Piemonte, Lombardia e Calabria finiscono in lockdown e protestano, così come la Sicilia, arancione. Le decisioni, dicono, non sono state condivise e si basano su dati vecchi. Uno scontro che coinvolge anche esponenti della maggioranza e dell’opposizione, con il Movimento 5 Stelle (che non ha presidenti di Regione) che attacca con il ministro Luigi Di Maio: «C’è chi si sente un proconsole invece che un presidente di Regione, è uno spettacolo indecoroso».

Le critiche
Il governatore del Piemonte Alberto Cirio pretende «uniformità» e chiede una verifica: «I dati utilizzati dal governo sono vecchi di almeno dieci giorni. Non tengono conto del fatto che il nostro Rt è passato da 2,16 a 1,91 grazie alle misure di contenimento adottate. L’impianto scientifico della classificazione è fragile: almeno 4 o 5 regioni non erano valutabili, perché non hanno trasmesso tutti i dati». La Campania, a sorpresa, è finita nelle zone gialle. Il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, annuncia un ricorso: «Altre regioni hanno dati peggiori dei nostri». Attilio Fontana, dalla Lombardia, garantisce: «Non arretrerò di un passo finché il governo non avrà erogato le risorse promesse».

La replica
Speranza interviene con durezza: «È surreale che anziché assumersi la loro parte di responsabilità, ci sia chi faccia finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano proprio i territori. Serve unità e responsabilità. Non polemiche inutili». Oggi interverrà al Senato e in conferenza Stato-Regioni per dare le delucidazioni richieste. A dargli manforte, il collega per gli Affari regionali, Francesco Boccia: «Il ministro della Salute non è solo, sotto la sua firma c’è la firma di tutto il governo. I dati trasmessi dalle Regioni sono parametri oggettivi». Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, spiega: «Il 30 aprile scorso il ministero ha istituito la cabina di regia, a cui partecipano anche i rappresentanti di Umbria, Lombardia e Campania. A partire dal 4 maggio le indicazioni settimanali sono state condivise a livello centrale e regionale».

Il «processo decisionale»
Eppure le Regioni protestano. Attilio Fontana ha saputo del lockdown della Lombardia, dice, «con un messaggino mentre Conte era in televisione. E poi parlano di collaborazione». La vera questione, come dice il presidente della Liguria Giovanni Toti, è che le Regioni non sono coinvolte non nell’elaborazione del modello e nel confronto, ma «nel processo decisionale». Come spiegano dalla Regione Liguria: «I nostri tecnici erano convinti fino all’ultimo di essere nella zona arancione. Nel pomeriggio Speranza ha incontrato il presidente Giovanni Toti, senza dire nulla. E a sera abbiamo scoperto dalla televisione di essere zona gialla. Nessuno, a 24 ore di distanza ci ha ancora spiegato perché».

A.N.D.E.
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