22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Le raccomandazioni dell’Istituto superiore di sanità e degli ingegneri a causa di “una vera e propria ‘caccia al farmaco’. Molto spesso tale atteggiamento è incoraggiato da informazioni fuorvianti che circolano sul web”

In nessun caso è giustificabile il ricorso a terapie ‘fai da te’ per il trattamento del Covid-19. Lo afferma Patrizia Popoli, direttrice Centro Nazionale Ricerca e Valutazione Preclinica e Clinica dei Farmaci dell’Iss. “Tutti i farmaci hanno degli effetti collaterali più o meno gravi, e l’automedicazione comporta rischi ancora più gravi quando si usano farmaci non autorizzati. In caso di acquisti online, poi – avverte – tali rischi sono moltiplicati perché i farmaci potrebbero essere contraffatti”.
La preoccupazione generata dall’emergenza Covid-19 ha scatenato, spiega Popoli in un Primo piano pubblicato sul sito dell’Istituto superiore di sanità (Iss), in alcuni casi, “una vera e propria ‘caccia al farmaco’. Molto spesso tale atteggiamento è incoraggiato da informazioni fuorvianti che circolano sul web”.
Secondo l’esperta, “bisogna tuttavia chiarire, innanzitutto, che al momento non esiste alcun farmaco che abbia come indicazione terapeutica la prevenzione o il trattamento di Covid-19”. In considerazione della situazione di emergenza, spiega, “alcuni farmaci già noti ed utilizzati per il trattamento di altre malattie possono essere usati in pazienti con Covid-19, ma tale trattamento (che si basa su conoscenze ancora incomplete ed è giustificabile solo a fronte della mancanza di alternative) può avvenire solo su prescrizione medica. Solo il medico può decidere quando usare questi farmaci e può controllarne la sicurezza nel singolo paziente”.
Al fine di favorire lo sviluppo di nuovi farmaci, inoltre, l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), conclude Popoli, “sta semplificando ed accelerando le procedure di sperimentazione clinica, e ad oggi sono stati autorizzati già diversi studi che hanno l’obiettivo di verificare l’efficacia e la sicurezza di diverse molecole”.
Usa la testa – è l’appello – diffida delle ‘cure miracolose’ e dei filmati diffusi sui social e in rete che propongono farmaci per la prevenzione e la cura dell’infezione da nuovo coronavirus. Fidati solo delle informazioni che provengono da fonti ufficiali”.
L’allarme arriva anche per i dispositivi medici creati “in casa”. Lo ricorda Ernesto Iadanza, membro della commissione biomedica dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze e docente di ingegneria clinica alla Università di Firenze, nonché presidente della divisione Health Technology Assessment (Hta) della Federazione mondiale ingegneri biomedici: va Bene la solidarietà, avverte, “ma non ci si può improvvisare”. Di fronte all’ondata di solidarietà che si è alzata per rispondere alla drammatica carenza di dispositivi di protezione e sanitari, dalle mascherine ai ventilatori polmonari, gli ingegneri biomedici mettono dunque in guardia dai rischi del fai da te.
Sono tantissime le richieste che arrivano in questi giorni agli ingegneri da parte di imprenditori e cittadini che vogliono mettersi a realizzare in proprio dispositivi medici o di protezione (Dpi) per pazienti e operatori sanitari. Ma Iadanza mette in guardia dai possibili rischi.
Gli Stati Uniti sono diventati il Paese con più contagi al mondo, ma l’Italia resta il Paese che sta pagando al Covid-19 il prezzo più alto come numero di vittime. La pandemia sta costringendo tutti i paesi occidentali a seguire l’esempio italiano, purtroppo in prima linea nello sperimentare la virulenza del coronavirus Sars-Cov-2. Si aspetta il rallentamento della curva dei contagi e il suo calo.

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