Fonte: La Repubblica
di Antonello Guerrera
Per il premier e il ministro delle Finanze britannico la pandemia porterà a una devastazione economica addirittura peggiore della crisi del 2008. Il governo vara crediti di 350 miliardi di sterline per il business. Il padre di BoJo: “Se devo andare al pub, certo che ci vado!”
Il brexiter Boris Johnson che cita lo storico “Whatever it takes”, “qualsiasi cosa necessaria”, pronunciato dall’europeista (e allora presidente Bce) Mario Draghi, frase decisiva nel salvare l’euro in quel critico luglio 2012? Sì, è possibile, anzi il premier britannico lo ha detto almeno tre volte oggi in conferenza stampa a Londra.
Perché come otto anni fa si tratta di un momento drammatico, allora per la crisi del debito dell’eurozona, stavolta per il coronavirus. Che oltre a mietere vittime sta provocando danni potenzialmente catastrofici anche per le economie occidentali. “Lo voglio dire chiaro”, ha dichiarato Johnson nella oramai quotidiana conferenza stampa a Downing Street dopo un summit telefonico con gli altri paesi del G7, “faremo tutto il possibile per salvare l’economia britannica e quelle europee in contatto con gli altri partner. Whatever it takes!”.
Anche perché, avverte Johnson insieme al Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, “ci troviamo davanti alla sfida economica più grande dopo la Seconda guerra Mondiale”. È la seconda, potente frase della conferenza stampa di Downing Street, anche questa ripetuta più volte. Il premier britannico e il ministro delle Finanze considerano il coronavirus e la devastazione economica che si porterà dietro addirittura peggiore della crisi del 2008, dunque, anche se quest’ultima aveva il carattere di una crisi “sistemica”, dice Johnson, a differenza dell’odierna.
Per il resto Johnson ha lodato l'”eccellente” sanità italiana (“questo fa capire la portata della minaccia del coronavirus”) e ha annunciato che il suo governo si comporterà come se fosse “in guerra”, perché occorrono ormai misure senza precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale e bisogna agire “come un governo di guerra” anche sul fronte economico. Come il suo idolo Winston Churchill. Il premier e Sunak hanno lanciato un pacchetto “macroniano” di aiuti economici all’economia reale, 350 miliardi di sterline di crediti garantiti dal governo per il business.
Il programma prevede, tra le altre cose, anche la sospensione del pagamento delle rate dei mutui per tre mesi per le famiglie in difficoltà, un contributo fino a 25 mila sterline a negozi, pub e piccole e medie imprese. A oggi in Regno Unito le vittime del coronavirus sono 71 su 1.950 casi.
Intanto fanno discutere le dichiarazioni di Stanley Johnson, il papà del premier Boris, che stamattina durante un programma tv ha dichiarato “se devo andare al pub, certo che ci vado!”, ignorando e smentendo tutti gli inviti del figlio ai britannici a evitare birrerie, ristorante, luoghi pubblici ed assembramenti in modo da contenere l’epidemia. Parole che hanno destato scandalo ma hanno anche sottolineato le contraddizioni delle “misure draconiane” di Johnson, che si basano sulla volontarietà, “buonsenso” dei cittadini e sulla non chiusura dei locali. A domanda in conferenza stampa, Johnson ha risposto che le frasi del padre “esprimono la preoccupazione di molti sul futuro dei pub e dei locali”.