Fonte: La Repubblica
di Alessandra Ziniti
Dal comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica arrivano le prime conferme. A fronte di un crollo complessivo dei reati in Italia (-66 per cento), l’unico in controtendenza è il reato di usura
Un mese e mezzo di lockdown e l’economia italiana sente il fiato sul collo della criminalità organizzata e dei capitali sporchi delle mafie. Come temeva il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, i primi segnali di allarme ci sono già.
Dal comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, svoltosi questa mattina al Viminale, è venuto fuori che nel mese di marzo, a fronte di un generalizzato crollo di ogni tipo di reato, l’unico che fa segnare un aumento è l’usura: nove per cento in più rispetto a marzo dell’anno scorso. Un valore preoccupante se si pensa che, nello stesso periodo, il trend dei delitti nel suo complesso su tutto il territorio nazionale ha fatto segnare un meno 66 per cento: 203.723 i delitti commessi l’anno scorso in questo periodo, 68.069 quest’anno. Meno degli altri, ma pur sempre in diminuzione, a causa del lockdown le rapine alle farmacie ( – 28,2 per cento) e i maltrattamenti in famiglia (-37,4 per cento), un dato questo però condizionato dalla difficoltà di denuncia all’interno di famiglie in quarantena.
L’usura è uno dei reati spia sui quali il ministro dell’Interno ha da tempo dato indicazione di stringere il monitoraggio proprio per evitare l’ingresso dei capitali mafiosi sul mercato, approfittando della crisi di liquidità di imprese ed esercizi commerciali. Su indicazione del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese è stata prevista l’intensificazione delle attività di prevenzione delle forze di polizia sul fenomeno del riciclaggio e sulle dinamiche societarie: con particolare attenzione alla filiera agroalimentare, alle infrastrutture sanitarie, all’approvvigionamento del materiale medico, al comparto turistico alberghiero, alla ristorazione nonché ai settori della distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa