22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Roberto Petrini

La concreta percezione di un vero e proprio blocco dell’economia trova conferma nelle prime previsioni dei centri di ricerca specializzati da Confindustria a Moody’s

Il coronavirus apre le porte dell’Italia alla recessione. La concreta percezione di un vero e proprio blocco dell’economia che ciascuno di noi ha, trova conferma nelle prime previsioni dei centri di ricerca specializzati. Dalle agenzie internazionali, come Moody’s, alle banche come Nomura, ai centri studi come Ref-Ricerche di Milano e il Cer di Roma, emergono nuovamente, e sinistri, i segni “meno” di fronte al Pil, il prodotto interno lordo, cioè la ricchezza che il Paese produce ogni anno.
Non ci voleva, perché l’Italia, prima ancora dell’arrivo di Covid 19, era già in bilico. Il quarto trimestre dello scorso anno aveva già fatto scalpore: a sorpresa il dato ottobre-dicembre aveva segnano – 0,3 per cento. Il governo e molti osservatori speravano per il primo trimestre di quest’anno in un “rimbalzo”. Era un’ipotesi possibile ma l’effetto coronavirus rischia di spingerci nel fosso. Le prime proiezioni sui tre mesi in corso dicono che il segno sarà pesantemente negativo: Ref-Ricerche parla di un caduta di 1 punto percentuale, mentre il Cer si limita a 0,4 punti. Nella prassi degli economisti, ancor prima che l’Istat, a giugno, sforni i dati ufficiali, siamo già in recessione tecnica, fenomeno che si verifica quando la contrazione si protrae per due trimestri consecutivi.
Purtroppo la botta sul Paese, con l’economia bloccata e preso dal panico, probabilmente non si ammorbidirà. La Banca d’Italia, il previsore più autorevole, nei giorni scorsi ha detto che l’effetto coronavirus ci costerà una contrazione del Pil di 0,2 punti, qualcuno attribuisce a Via Nazionale anche un giudizio aggiornato agli ultimissimi sviluppi che salirebbe ad una gelata di 0,4 punti. In parole povere a fine anno balleremo intorno allo zero, o come già prevedono per il 2020, la banca Nomura e Oxford economics saremo sottozero, almeno al – 0,1 per cento. Il rapporto dell’agenzia di rating Moody’s diffuso ieri parla apertamente di «rischio recessione» per il nostro Paese. L’esplosione del virus, osserva, riguarda regioni che contano il 41 per cento del Pil.
Non è la prima volta, già è avvenuto sulla scia delle crisi dei mutui subprime nel 2008-2009 e dei debiti sovrani nel 2012-2013. Senza dimenticare i due trimestri di recessione, completamente “autarchici”, che ci regalò nel 2018 il governo gialloverde. Stavolta il “cigno nero”, la variabile impossibile da prevedere che sta investendo l’economia mondiale, non si chiama Cdo o Cds ma Covid 19, virus veri, non finanziari. Il risultato non cambia: Moody’s ha calcolato un caduta dello 0,4 per cento e l’Fmi già parla di frenata del Pil globale almeno dello 0,1.
L’Italia ci ha messo del suo con l’escalation dell’epidemia dallo scorso weekend che ha provocato il blocco repentino dell’economia e ha segnato il punto di inizio della crisi nelle economie occidentali. «Basti pensare a trasporti, aerei, autostrade, carburanti, bar, alberghi e cinema: stanno avendo una caduta di attività del 20 per cento in questi giorni», fa notare Fedele De Novellis, partner di Ref-ricerche. «Shock preoccupante», aggiunge Stefano Fantacone, direttore del Cer. Di «recessione possibile», ha parlato anche il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, calcolano miliardi in fumo commercianti e albergatori.
Non tutto comunque è perduto. Il governo corre ai ripari e domani il Consiglio dei ministri dovrebbe varare il primo dei due decreti previsti di aiuti all’economia (dopo l’intervento per la “zona rossa”).«Nessuno deve essere lasciato solo», ha detto ieri il ministro dell’Economia Gualtieri.
Ma si conta anche sugli anticorpi: ad esempio alcune imprese, sotto osservazione della Confindustria, stanno inaspettatamente ricevendo ordini in sostituzione di importazioni tradizionalmente “cinesi” ora ferme, mentre si spera nella festa nazionale del 1° ottobre per rilanciare, se l’emergenza finirà, per il turismo da Pechino in Italia. La variabile tempo è fondamentale: se l’epidemia si arresterà si può sperare, come faceva osservare ieri il commissario europeo Gentiloni in un effetto a “V”, il rimbalzo che potrebbe evitarci di pagare un prezzo salato.

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