22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Marco Bresolin

Ipotesi di una linea di credito ad hoc nel Mes, ma resta il nodo delle condizioni

Un’intesa tra i ministri delle Finanze Ue ancora non c’è. E spetterà ai capi di Stato e di governo, nella riunione di domani, trovare un accordo sugli strumenti da utilizzare a livello europeo per rispondere alla crisi economica dovuta alla pandemia che si annuncia pesantissima (per il 2020 l’agenzia Moody’s stima una recessione del 2,7% nell’Eurozona). Paolo Gentiloni dice che «tutte le opzioni sono sul tavolo, inclusi gli Eurobond», anche se su questo strumento l’opposizione di Germania e Olanda è netta. Si continua dunque a lavorare sul ruolo del Fondo Salva-Stati (Mes), per introdurre una linea di credito precauzionale ai Paesi che ne hanno bisogno. Ma resta l’incognita legata alle condizioni che potrebbero legare le mani all’Italia, qualora decidesse di chiedere aiuto.
Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, ha assicurato che c’è un «vasto consenso» sull’utilizzo del Fondo. Vasto consenso vuol dire che non c’è l’unanimità, necessaria per prendere questo tipo di decisioni (tutti gli Stati dell’Eurozona sono azionisti del Fondo). Gli olandesi restano contrari perché continuano a vedere il Mes come uno strumento di ultima istanza. Dal loro punto di vista le misure sin qui adottate – il piano di acquisto di titoli della Bce, la sospensione del Patto di stabilità, il via libera agli aiuti di Stato, l’utilizzo dei fondi strutturali per le spese sanitarie e il maxi-piano di prestiti della Banca europea per gli investimenti – sono più che sufficienti. Ma sulla linea dura ci sono anche l’Austria e la Finlandia, con la Germania in posizione più defilata.
«C’è ancora molto lavoro da fare» ammette Centeno, ben sapendo che – qualora passasse l’idea di usare il Fondo Salva-Stati – il diavolo si nasconderebbe nei dettagli. L’ipotesi al momento sul tavolo prevede l’utilizzo di una linea di credito dedicata all’emergenza da introdurre all’interno del Mes, che ha una dotazione globale di oltre 400 miliardi. Ovviamente le risorse a disposizione sarebbero più limitate: ogni Paese potrebbe avere diritto a una linea di credito pari al 2% del proprio Pil. Nel caso italiano circa 36 miliardi.

Le richieste
Klaus Regling, numero uno del Fondo, ha spiegato questa linea di credito sarebbe accessibile a tutti, ma che ovviamente i fondi saranno a disposizione soltanto di chi ne farà richiesta. Il meccanismo non è da sottovalutare, perché il semplice fatto di domandare l’apertura di una linea di credito rischia di esporre il Paese alle reazioni dei mercati. Per questo i governi del Sud premono per fare in modo che l’accesso al credito venga aperto a tutti, o comunque a gruppi di Paesi. Non singolarmente.
L’eventuale reazione dei mercati sarebbe legata alle condizioni che verrebbero imposte a chi chiede il prestito, dato che in tempi normali il Mes richiede un’analisi della sostenibilità del debito e la firma di un memorandum con alcuni impegno precisi da rispettare in termini di riforme. E qui si arriva sull’altro elemento di scontro. Un’idea circolata nella discussione di ieri sera tra i ministri prevede una condizionalità “light” nel breve periodo per le spese direttamente collegate all’emergenza, anche se alla fine della quale tutto tornerebbe come prima. Ma certo questo non è ciò che Conte aveva chiesto: il premier aveva proposto di consentire l’accesso a tutte le risorse del Mes per tutti gli Stati e senza condizioni. Scenario decisamente lontano dalla realtà. Domani toccherà a lui vedersela con i partner Ue. —

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