22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Messo a punto dall’università dell’Insubria, rileva il virus in pochi minuti. Si potrebbe usare anche in autonomia ma l’autorizzazione più breve, che arriva in 15 giorni, è per un utilizzo sotto controllo medico

Funziona e sarà presto in produzione il Test rapido salivare (Trs) che può rilevare in pochi minuti la presenza del Coronavirus: un nuovo strumento che può essere utile nella fase 2 dell’emergenza, per la riapertura in sicurezza delle attività sociali e produttive. Funziona un po’ come un test di gravidanza: su una piccola striscia di carta assorbente si applica qualche goccia di saliva diluita con una soluzione apposita e da tre a sei minuti si ottiene il risultato: una banda se il soggetto è negativo, due bande se è positivo.
Il test è il risultato di un lavoro di squadra dell’Università dell’Insubria e dell’Asst dei Sette Laghi. L’idea è di Lorenzo Azzi, ricercatore di Odontoiatria, e Mauro Fasano, professore di Biochimica. La realizzazione dei reagenti e dei kit è avvenuta nei laboratori dell’Insubria a Busto Arsizio ed è stata coordinata dalla ricercatrice Tiziana Alberio. La sperimentazione è stata condotta nel laboratorio di Microbiologia all’Ospedale di Circolo di Varese, dove in poco più di due settimane, dal 16 aprile al 4 maggio, sono stati esaminati i campioni di saliva di 137 soggetti sottoposti al tampone e risultati sia affetti da Covid-19 che sani.
Ogni campione di saliva è stato valutato con due test: quello molecolare, condotto dalla ricercatrice Andreina Baj, e quello sperimentale. «Il test rapido è semplice e sicuro da usare – spiega Lorenzo Azzi – e consente di fare uno screening immediato di primo livello della popolazione. Lo scopo è identificare i soggetti positivi, soprattutto gli asintomatici portatori del virus, da inviare successivamente a eseguire i test diagnostici di riferimento che, basandosi su metodiche molecolari, necessitano del laboratorio con tempi più lunghi di elaborazione».Spiega il professor Mauro Fasano: “Dai dati che abbiamo raccolto la sensibilità del test è risultata alta, con margini di miglioramento già previsti per la prototipizzazione industriale. Questo passaggio dallo studio alla realizzazione di un progetto a favore della comunità dà grande valore all’attività di ricerca scientifica”.
L’Università dell’Insubria ha stilato un accordo con la NatrixLab di Reggio Emilia: l’azienda è già al lavoro per fornire in tempi rapidi alcuni prototipi con assemblaggi leggermente diversi tra loro, che saranno validati in tempi altrettanto brevi quanto quelli in cui si è svolta la sperimentazione ospedaliera. In questo modo si potrà passare alla realizzazione del test su larga scala e a costi contenuti.

La certificazione
L’ultimo passaggio necessario prima di arrivare sul mercato è la certificazione: “Il nostro test salivare – puntualizza Fasano – è così semplice da poter realmente essere utilizzato da chiunque, ma la certificazione per uso autonomo richiede tempi molto lunghi, mentre sono necessari solo 15 giorni per ottenere quella sotto controllo medico. Dunque il test, come quello sierologico, sarà inizialmente gestito da una figura sanitaria, che collabori per esempio con le forze dell’ordine per controlli, oppure con un’azienda che voglia sottoporre i dipendenti all’esame. E speriamo che possa essere messo a disposizione anche dei medici di base».

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