Fonte: Sole 24 Ore
di Alberto Grassani
I sistemi algoritmici che gestiscono le tariffe rispondono a una flessione di oltre il 20% dei passeggeri con una prima revisione dei prezzi
Prima flessione nei prezzi dei biglietti aerei. I numeri si vedranno con chiarezza solo nelle prossime settimane. Ma il calo nella domanda di viaggi verso tutta l’Asia, che in questi tempi di coronavirus registra su alcuni operatori italiani flessioni del 20% e perfino del 40%, sta scuotendo oltre al settore delle crociere anche il mercato del trasporto aereo, creando un effetto domino sui meccanismi di formazione dei prezzi.
I sistemi algoritmici che gestiscono le tariffe delle compagnie aeree sono infatti dominati da diversi input ma, nella sostanza, rispondono al tracollo della domanda, provando a riempire gli aerei tagliando i prezzi. Le compagnie provano a resistere oggi a questa revisione delle tariffe, perché il problema è sanitario e il fattore prezzo non può fare molto per contrastare il calo dei passeggeri. Tuttavia, qualcosa già si vede: per chi intende volare a Tokio con Alitalia, il biglietto per quasi 20mila chilometri di viaggio con partenza lunedì 10 e ritorno il 24 febbraio costa 739 euro e, volendo spendere ancora di meno, con Japan Airlines, il conto è di 490 euro, sempre andata e ritorno.
Cali forti in Francia e Italia
Certo, il calo di richiesta di voli – ancora da valutare – non sta interessando i mercati europei nella stessa misura: «La caduta – spiega un grande advisor che avendo visibilità sui numeri delle compagnie aeree clienti preferisce restare anonimo – si sta registrando in particolare in Italia e Francia. Mentre nel Nord Europa sembra esserci una reazione meno marcata». Il risultato è che, a seconda dell’area di partenza, l’effetto sui prezzi dei biglietti è diverso e paradossale. Tokyo per esempio è più vicina a Copenaghen (8.688 chilometri) che a Milano (9.714 chilometri) ma per volare dalla capitale danese per Tokyo con Japan Airlines si pagano 842 euro, quasi il doppio dei 490 euro per l’andata e ritorno da Milano, con lo stesso volo Jal. Più di altri fattori, oggi sembra pesare l’esposizione ai contagi. La Francia, fra i primi Paesi al mondo a fare i conti con il virus (11 ammalati), ha reagito bloccando i voli Air France per la Cina e chiedendo ai francesi di rientrare dal Paese asiatico; forte è stata la reazione sulla domanda di viaggi verso tutto l’Estremo Oriente e, per fare un esempio, il volo Parigi-Tokyo (Cathay Pacific Airways andata e ritorno) costa 532 euro.
Il dato di fatto, poi, è che c’è un tariffario per andare a est e uno per andare a ovest del mondo: volare ad Hanoi da Roma, viaggiando con Air France costa 650 euro, andata e ritorno. Mentre se da Roma si vola a New York, sempre con Air France sempre negli stessi giorni, il costo è di 809 euro. Insomma, si paga il 25% in più per fare 4.650 chilometri in meno. L’unica costante è che il prezzo Roma-New York non cambia se viaggiate in Alitalia o se scegliete la Delta.
Per valutare, invece, gli effetti della crisi sul traffico e costo del trasporto merci, bisognerà attendere. Di sicuro c’è un discreto allarme: il coronavirus arriva dopo un 2019 particolarmente debole per il trasporto aereo globale, con una domanda, misurata in tonnellate di merci (FTK), diminuita del 3,3% rispetto al 2018 a fronte di una capacità, spiega l’International Air Transport Association, aumentata del 2,1%. È il dato peggiore dal 2009 e, anche qui, ha pesato il rallentamento delle regioni dell’Asia-Pacifico, con una caduta dei volumi prima dell’epidemia del 5,7%.