Fonte: La Stampa
Il massiccio intervento accolto all’unanimità per evitare che il paese precipiti nella depressione. L’America vive il momento più difficile dall’inizio della pandemia di coronavirus: ieri superata la soglia dei 1000 morti
Il Senato degli Stati Uniti ha approvato ieri sera all’unanimità il più grande pacchetto di aiuti economici della storia, dopo che quattro parlamentari repubblicani avevano messo a rischio il suo passaggio perché lo accusavano di essere troppo generoso con i disoccupati. Un intervento pensato per evitare che il paese precipiti nella depressione, proprio mentre vive il momento più difficile dall’inizio della pandemia di coronavirus, che ieri ha superato la soglia dei mille morti americani.
Un pacchetto così grande non si era mai visto prima nella storia, perché la crisi che punta a prevenire non ha precedenti: 2 trilioni di dollari, cioè 2.000 miliardi, per sostenere imprese, stati, città, ospedali, lavoratori e famiglie. Un «piano Marshall per la salute pubblica», lo ha definito il leader democratico al Senato Schumer, dopo l’accordo bipartisan trovato con il collega repubblicano McConnell. Wall Street ieri ha recuperato il 2%, ma le incognite ora sono due: la rapidità con cui il bailout verrà implementato, e la sua capacità di evitare la depressione.
Il pacchetto prevede aiuti per 2 trilioni di dollari, che secondo il consigliere economico della Casa Bianca Kudlow potrebbero salire a 6 trilioni, sommando le operazioni della Fed. Quasi otto volte il piano stanziato per fronteggiare la Grande recessione del 2008. Parliamo del 30% del pil annuale Usa, che raddoppia il deficit di bilancio già arrivato a 1 trilione.
Il bailout comprende 500 miliardi di prestiti per le aziende con più di 500 dipendenti. Di questi, 58 miliardi andranno alle linee aeree e 17 alla Boeing, protetta come compagnia critica per la sicurezza nazionale. Le piccole e medie imprese riceveranno 367 miliardi, mentre 130 miliardi sono destinati agli ospedali. Stati e città riceveranno 150 miliardi di stimoli. Altri 250 miliardi finanzieranno i sussidi di disoccupazione, estesi fino a 4 mesi ed aumentati di 600 dollari. Proprio questo provvedimento aveva spinto quattro senatori repubblicani a minacciare di bloccare l’approvazione, perché secondo loro incentivava la gente a smettere di lavorare e vivere di assistenza. Ma l’obiezione non aveva senso, perché che si dimette non ha diritto ai sussidi, destinati solo a chi viene licenziato. Anche le imprese che non licenziano e pagano il 50% dello stipendio dei dipendenti sono sostenute, attraverso crediti fiscali. Misure fondamentali, perché la disoccupazione sta già esplodendo. Oggi il governo rivelerà i numeri delle persone che hanno perso il posto e chiesto assistenza nell’ultimo mese, e si teme una cifra compresa tra 1,5 e 4 milioni.
Ai cittadini vanno 250 miliardi, con un assegno da 1.200 dollari per i singoli che guadagnano meno di 75.000 dollari all’anno; 2.400 per le famiglie sotto i 150.000 dollari; e 500 dollari per figlio. L’importo si riduce in base al reddito, e si azzera per individui e coppie che prendono 99.000 e 198.000 dollari all’anno. Agevolazioni sono previste anche per i prestiti agli studenti.
Un paragrafo vieta che le compagnie di Trump e dei suoi famigliari, ma anche del vice Pence, i membri del governo e i parlamentari, ricevano aiuti. I democratici hanno ottenuto che i fondi siano supervisionati da una commissione composta da 5 membri nominati dal Congresso e un ispettore generale. Le compagnie non potranno usare i soldi per stock buyback fino ad un anno dopo la fine dei prestiti, e dovranno limitare i bonus ai dirigenti. Anche la cultura è finanziata, con 25 milioni al Kennedy Center for Performing Arts, mentre la rivista Columbia Journalism Review ha chiesto di destinare 5 miliardi ai giornali in crisi.
Nelle stesse ore l’Onu ha lanciato un appello per raccogliere 2 miliardi di dollari allo scopo di frenare l’epidemia nei paesi più poveri, mentre Fmi e Banca Mondiale hanno chiesto lo stop al pagamento dei loro debiti.
Tutto questo basterà ad evitare la depressione? Molto dipende dalla velocità con cui partiranno i finanziamenti, ma alcuni analisti notano ad esempio che i 350 miliardi destinati alle piccole imprese si esauriranno in 10 settimane: se a quel punto l’economia non sarà ripartita, come ha chiesto Trump, cosa succederà?
I contagi intanto negli Usa continuano a salire, anche se il governatore di New York Cuomo, emerso come uno dei leader dell’emergenza al punto che qualcuno lo vorrebbe candidare alla presidenza, ha notato che il “social distancing” li sta frenando. Secondo la Gallup, il 60% degli americani approva come Trump sta gestendo la crisi, ma la vera prova verrà quando gli effetti della recessione diventeranno concreti, e si vedrà se la Casa Bianca saprà riaprire il paese.