19 Settembre 2024
Nordio (1)

Nordio (1)

La maggioranza vota contro il testo europeo tra le proteste delle opposizioni. Il Guardasigilli a Montecitorio: «Il mio sdegno per chi mi definisce favoreggiatore dei clan mafiosi»

Succede tutto nel giro di poche ore: Sergio Mattarella dà il via libera — dopo diversi giorni — al disegno di legge del ministro della Giustizia Carlo Nordio che contiene tra l’altro l’abolizione dell’abuso di ufficio; il Guardasigilli assicura nel corso del question time che nel programma di governo non è presente la modifica della disciplina sul concorso esterno alla Camera dicendosi di aver provato «sdegno» quando «qualcuno mi ha definito favoreggiatore della delinquenza mafiosa»; e infine il centrodestra boccia in commissione per le Politiche Ue la direttiva del Parlamento e del Consiglio europeo sulla lotta alla corruzione, aprendo così un altro caso politico. Insomma, è l’ennesima giornata in cui lo scontro nel palazzo ruota tutto attorno al nodo giustizia.

Il via libera
A metà pomeriggio il capo dello Stato pone la firma al testo di legge del Guardasigilli e autorizza la sua presentazione alle Camere (è stato già trasmesso alla commissione Giustizia del Senato). Negli stessi minuti il ministro della Giustizia si presenta a Montecitorio per il question time e risponde a Valentina D’Orso (Movimento 5 Stelle) che gli chiede «se ha intenzione di intervenire e come sul concorso esterno in associazione mafiosa. La memoria di Borsellino e di tutti i servitori dello Stato vittime delle mafie non si onora con passerelle e frasi di circostanza ma portando avanti azioni concrete di contrasto alle mafie e a tutte le forme di complicità con esse». Nordio ascolta attentamente, poi si alza e replica con durezza: «Comprenderete il mio sconcerto e il mio sdegno quando qualcuno mi ha definito favoreggiatore della delinquenza mafiosa». Messo in chiaro che la modifica del reato di concorso esterno in associazione mafiosa non fa parte del programma di governo, garantisce altresì: «Non ci sarà alcun affievolimento nel contrasto alle mafie». Tutto questo non significa che non debba esserci un dibattito sul reato di concorso esterno. «La stessa Cassazione — osserva — ha, come ho detto, talvolta cambiato indirizzo. L’ultima prova di quanto sto dicendo è recentissima: la Corte ha ridefinito il concetto di criminalità organizzata in senso assai restrittivo, con il rischio di compromettere molti processi in corso per reati gravissimi. Ed è per questo che nell’ultimo Consiglio dei ministri, di concerto con la presidenza abbiamo annunciato un decreto legge proprio per definire, con i doverosi criteri di tassatività e specificità, i reati di criminalità organizzata». Applausi dai banchi della maggioranza. Controreplica del grillino Federico De Raho: «Pubblicamente, in occasione di un evento, ella ebbe a parlare di eliminazione o abrogazione del concorso esterno, determinando la polemica. C’è stato un suo ravvedimento rispetto a quanto detto, ma noi non siamo ancora convinti». Gli fa eco il leader del M5S, Giuseppe Conte: «Nordio e Meloni si sono rimangiati tutto».

Il no in Commissione
Sia come sia, la lunga giornata sul fronte giustizia non finisce qui. Poco dopo la maggioranza di centrodestra dice no in commissione per le Politiche Ue alla direttiva europea sulla lotta alla corruzione, che ribadisce la necessità dell’abuso di ufficio, perché «risulterebbe palesemente in contrasto con il principio di sussidiarietà e con quella di proporzionalità». Uno strappo che acuisce lo scontro tra la maggioranza e l’opposizione, anche perché la riforma Nordio parte proprio dall’abolizione dell’abuso di ufficio. Il vicepremier Antonio Tajani (FI) difende la scelta del centrodestra: «A livello europeo, la questione dell’abuso d’ufficio è una facoltà del singolo Stato nazionale. Per quanto mi riguarda, andiamo avanti sull’abuso di ufficio». Non ci sta Francesco Boccia, capogruppo al Senato del Pd, che prende di mira l’esecutivo: «Ieri la pace fiscale e i condoni, oggi il no alla direttiva europea anticorruzione. Ecco la destra italiana». Proteste anche dal M5S: «Una bocciatura clamorosa non solo perché va contro le raccomandazioni del presidente della Repubblica Mattarella e le rassicurazione della stessa premier Meloni, ma anche perché il parere di maggioranza è motivato con l’argomentazione clamorosamente falsa che l’Unione Europea non ha competenza, secondo loro, in materia di armonizzazione delle legislazioni nazionali».

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