l dato assoluto spaventa: 3 mila miliardi di debito pubblico. La domanda da porsi quindi è quanta parte della legge di Bilancio sia dedicata allo sviluppo. Non molto
Il dato assoluto spaventa: 3 mila miliardi di debito pubblico. C’è chi, facendo una battuta, dice che è inutile fornire questa cifra. Come spiega la stessa Banca d’Italia che ha rivelato il numero relativo al sorpasso lo scorso novembre, quello che importa è la capacità di fare fronte al debito. Tecnicamente il rapporto tra i soldi che investitori e risparmiatori hanno prestato allo Stato italiano (i 3 mila miliardi) e il Pil, la ricchezza che riusciamo a creare. In questo senso la traiettoria di diminuzione di quel rapporto è stata il punto di forza delle leggi di Bilancio di questi anni e di questo governo.
Lo dimostra la forte discesa di quel rapporto tra il 2021 e il 2023. Rapporto passato dal 154,3% al 134,8%. E questo nonostante l’aumento in valore nominale di ben 292 miliardi. Oltre ai numeri c’è stato anche, come sottolineato dal ministro Giancarlo Giorgetti, il plauso dell’Europa, oltre che il via libera, proprio al piano di rientro dal forte indebitamento italiano.
Tutto questo però si basa su un assunto. Quello che la crescita dovrà aumentare. Più aumenterà e più rapidamente scenderà il rapporto tra debito e ricchezza creata. La domanda da porsi quindi è quanta parte della legge di Bilancio sia dedicata allo sviluppo. Non molta. Anzi. Tanto arriva dal Pnrr. Faremmo bene quindi a iniziare a pensare che dal 2026 non avremo più quei 200 miliardi che in questi anni ci hanno spinto.