19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Carlo Rovelli

La dura sfida del Covid-19 andrebbe affrontata insieme. E lo Stato dovrebbe pensare in termini di interesse collettivo e puntare a riequilibrare i disequilibri


È un impoverimento comune l’effetto principale di un periodo di tempo in cui alcuni consumi sono ridotti? Se produciamo meno abbiamo ovviamente meno ricchezza disponibile; ma che accade se alcuni consumi sono frenati? Le misure per rallentare la diffusione dell’epidemia in corso stanno causando problemi economici gravi a vaste fasce della popolazione. Chi vive grazie a un bar è in difficoltà se nessuno va al bar. Ma non dimentichiamo il fatto che i soldi risparmiati al bar non sono bruciati: sono nelle tasche di chi non li non ha spesi. Se la gente non va in vacanza, tutto il settore che dipende dal turismo soffre, ma non perché la massa di denaro che arriva di solito a questo settore sia andata distrutta; quella massa di denaro è restata nelle tasche di chi non è andato in vacanza, che quindi ha più soldi in tasca oppure la spende in altro modo, contribuendo all’arricchimento di qualcun altro. Ovviamente c’è impoverimento, fotografato dal calo del Pil, meno consumi fanno diminuire la produzione, il capitalismo vive di crescita, e la crescita rallenta quando i consumi scendono. Ma rimane un punto importante: un effetto maggiore della frenata di alcuni consumi è un riorientamento dei profitti e uno spostamento di ricchezza da una parte all’altra della società.
Molti dati confermano questa semplice osservazione. Ci sono settori che in questo periodo si sono molto arricchiti. Nel mondo, le borse si sono mantenute su livelli elevati. I profitti di molte aziende sono in crescita splendida. Il valore delle azioni Amazon, per fare un esempio, è praticamente raddoppiato quest’anno. In un solo giorno di quest’estate ha fatto un balzo del 7.9% che ha comportato un aumento di 13 miliardi di dollari nel patrimonio netto di Jeff Bezos.
Non è difficile vedere chi in generale si è impoverito e chi si è arricchito. I dati a livello mondiale sono trasparenti: fasce povere e medie della popolazione si stanno ulteriormente impoverendo, mentre la ricchezza delle fasce più ricche cresce. Si accentua il trend di concentrazione della ricchezza in atto da qualche decennio. Anche con tutti i se e i ma del caso, un fatto mi sembra difficile da discutere: il peso economico per salvare la vita dei nostri concittadini lo stanno pagando in molti, mentre una fascia ricca si sta arricchendo ancora di più.
Molto sommessamente provo a suggerire: vi sembra giusto? A me sembra che la dura sfida della pandemia vada affrontata insieme. Mi sembra che ciascuno debba fare la sua parte. Non portiamo la mascherina per difendere noi stessi: la portiamo perché se lo facciamo tutti, i contagi scendono e siamo tutti più sicuri. La portiamo per gli altri, e il fatto che gli altri la portano salvaguarda noi. Prendiamo decisioni difficilissime, che rallentano attività economiche, per salvare vite umane, in un periodo in cui ci sono centinaia di morti al giorno. A me non sembra giusto che il costo lo paghi qualcuno mentre fasce privilegiate ne traggono vantaggi.
Mi sembra che questo sia il momento per la cosa pubblica, cioè lo Stato, di pensare in termini di interesse collettivo e pensare ad equilibrare i disequilibri. Mi sembra sia il momento, cioè, di riparlare di ridistribuzione. Ridistribuzione è sempre stata funzione principale dello Stato. Negli ultimi decenni molti Stati vi hanno in parte abdicato, il nostro particolarmente, dando origine alla recente crescita di disparità sociale. Nel decennio 2007-2018 la ricchezza media degli italiani è diminuita mentre la ricchezza media dei 10 italiani più ricchi è quasi raddoppiata(dati Forbes). Nel 2018 il patrimonio dei 21 italiani più ricchi era eguale al patrimonio totale del 20% meno fortunato della popolazione. L’emergenza attuale accentua questa involuzione. Sono frammenti di dati, ma vanno tutti nella stessa direzione.
L’argomento tradizionale delle destre è sempre stato che arricchire i ricchi arricchisce tutti. Non so se fosse corretto in passato. Ma quando i ricchi si arricchiscono mentre altri si impoveriscono, perché si concentra su questi ultimi il costo da pagare per salvare vite umane, mi sembra che il cuore del patto sociale sia messo in discussione, e lo sia proprio nel momento in cui serve massima solidarietà. Con la pandemia in corso, il continuo aumento della diseguaglianza non mi sembra più difendibile. Le misure di sostegno all’economia per ora le paga il debito pubblico, cioè noi in futuro. Prima o poi dovremmo decidere chi pagherà il conto.
Non sto parlando di rivoluzioni bolsceviche: sto parlando sommessamente di ricominciare a portare le imposte nella direzione di quelle che erano solo pochi decenni fa. In Italia esistevano imposte sulle successioni con aliquote alte e progressive (in Francia ci sono ancora) e non irrisorie come quelle attuali, imposte sui patrimoni (in Francia ci sono ancora), imposte sugli utili con aliquote del 40-50%. Fino al 1983 l’Irpef aveva 22 scaglioni e aliquote tra il 10 e il 72%. Il sistema aveva effetti ridistributivi, era serenamente accettato socialmente, era condiviso a livello politico e tecnico, e ha permesso alti tassi di crescita e di occupazione e una crescita economica notevole e relativamente equilibrata di tutte le fasce sociali.
So che non è facile. La grande ricchezza non ama condividere, ha influenza diretta sul potere e ha strumenti per orientare l’opinione pubblica. Ma la maggioranza dei cittadini non fa parte della grande ricchezza, non è scema, e vota. Se la sinistra non riassume il suo ruolo tradizionale di garante del riequilibro, non restano che le sirene della destra a catturare il discontento, saldando la truffaldina alleanza politica fra questo e la grande ricchezza, la stessa alleanza che ha portato al potere Trump e Mussolini.
Ci sono centinaia di morti ogni giorno. La gente ha problemi economici seri. E intanto la borsa cresce e miliardari brindano. A me non piace, e forse non sono il solo. Che ciascuno faccia la sua parte, contribuendo come può. Chi più può, secondo me deve contribuire di più. Mettiamoci la mascherina, restiamo a casa se possiamo, anche quando uscire non è vietato. Questo, mi sembra, è il momento della difficoltà, e quindi della solidarietà. La politica ritrovi il coraggio di riequilibrare la ricchezza, perché questo è il patto sociale.

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