19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

Immigrazione divisione copia

Svezia  

Hanno temporeggiato, chiesto aiuto e cercato soluzioni alternative, ma alla fine anche la Svezia, schiacciata da un flusso di rifugiati «non più sostenibile» e dopo la richiesta del Migrationsverket, l’Agenzia per i migranti, ha annunciato una misura straordinaria: da ieri a mezzogiorno e fino al 20 novembre sono stati ripristinati i controlli alle frontiere. Erano 19 anni che non succedeva. Il provvedimento, che il governo si è affrettato a definire «temporaneo», che «non è un muro e non preclude la richiesta d’asilo nel Paese», è stato deciso dopo che le stime avevano previsto il numero record di 190 mila arrivi nel 2015, il doppio rispetto a quelli precedentemente ipotizzati. La Svezia non è più in grado di offrire «un riparo e un’assistenza adeguata ai rifugiati», soprattutto in vista del lungo e gelido inverno. Tutti i centri di accoglienza sono stracolmi e il ministero dell’Interno ha ammesso che le forze di polizia «non possono più garantire la sicurezza». Ancora ieri il premier socialdemocratico Stefan Lofven ha ribadito che nessun richiedente asilo verrà rimandato indietro

Gran Bretagna  

Eurotunnel presidiato, controlli alle frontiere, presenza massiccia delle forze dell’ordine – sia inglesi che francesi – per evitare l’ingresso nel Paese non bastano. La Gran Bretagna non si limita alla «protezione» dei confini per fermare il flusso di rifugiati, ma mette in crisi uno dei fondamenti stessi dell’Unione europea: la libera circolazione. «Il Regno Unito crede in un’economia aperta – ha detto il premier Cameron -, ma la pressione che la libera circolazione porta sulle nostre scuole, ospedali e sui nostri servizi pubblici è troppo grande». Cameron ha promesso un referendum sulla Brexit entro il 2017 e tra le richieste all’Unione spiccano quella per limiti sui «benefit» ai migranti Ue in Gran Bretagna, e un diritto di veto sulle politiche Ue, anche quelle a cui Londra  non partecipa

Spagna  

La Spagna aveva deciso di alzare un muro già vent’anni fa: le reti di separazione di Ceuta e Melilla sono una delle tante barriere anti immigrati d’Europa. Ma dall’inizio della crisi dei rifugiati le alte reti metalliche che separano il Marocco dalle due città spagnole autonome sono sempre più spesso teatro di scontri tra profughi e polizia, con feriti e arresti. Si calcola che sarebbero circa 80 mila gli immigrati che dal Marocco e dalla Mauritania sono pronti a entrare in Europa attraverso Ceuta e Melilla

Austria  

Mentre il ministero degli Interni austriaco studia un«barriera tecnica» per «convogliare e gestire» i flussi da e per la Slovenia, il governo ha già cambiato le regole per le richieste d’asilo: dal 15 novembre il diritto di asilo sarà temporaneo e durerà solo 3 anni, quindi sarà necessario il rinnovo. Novità anche per le famiglie: l’attesa per ottenere i via libera ai ricongiungimenti familiari passa da 1 a 3 anni

Germania  

Lo scorso agosto la Germania aveva seguito l’esempio della Svezia e aveva deciso di aprire i confini ai siriani in fuga, derogando ai principi di Dublino. Ieri la cancelliera Angela Merkel ha annunciato il dietrofront e ha deciso di respingere i siriani verso il Paese europeo di primo approdo tornando così ad applicare alla lettera il regolamento di Dublino. Secondo quanto ha riferito la «Suddeutsche Zeitung» a prendere la decisione sarebbe stato autonomamente il ministro dell’Interno Thomas de Maizière

Slovenia  

Sarà il primo Paese ad avere un muro che lo separa da un altro Stato dell’Unione Europea: l’esercito sloveno ha cominciato mercoledì a disporre filo spinato al confine con la Croazia per controllare l’afflusso di migranti. La decisione di alzare una barriera è scaturita dall’emergenza annunciata per i prossimi giorni, con la previsione di un possibile ondata di 20-30 mila migranti

Ungheria  

Come gran parte dei Paesi Baltici l’Ungheria è contraria alle quote obbligatorie di migranti, ma è soprattutto il Paese più ostinato e duro nel tentativo di respingere i profughi che cercano di raggiungere il Nord Europa via terra. Orban – già ribattezzato il «premier dei muri» – ha chiuso i profughi in treni blindati, li ha bloccati alle frontiere e fermati con barriere di filo spinato come quello al confine con la Serbia

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