ECONOMIA
La Stampa
Presente anche il ministro Padoan. Il governo punta a recuperare 20 miliardi in 3 anni dalla revisione della spesa. Nei prossimi giorni il premier presenterà il piano ai dicasteri
Entra nel vivo, all’inizio di una settimana particolarmente delicata in chiave economica, la “caccia” alle spese dei ministeri aperta dal premier Matteo Renzi nei giorni scorsi. Oggi a Palazzo Chigi Renzi, il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan e il commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli si sono infatti riuniti in un vertice strategico per la messa punta dei tagli alle spese ministeriali cercando soprattutto di individuare il «metodo» più adatto per arrivare a quel 3% di risparmi per ciascun dicastero annunciato dallo stesso Renzi. E Cottarelli ha messo sul tavolo del premier non le sue dimissioni ma una corposa lista di risparmi che poi dovranno essere individuati dai singoli dicasteri.
Risparmi che, e la riunione di questo pomeriggio sembrerebbe confermarlo, non produrranno tagli lineari ma saranno frutto, comunque, di una valutazione politica collegiale che non metta ciascun ministro davanti “a un muro”. La data chiave, a questo punto, è quella di mercoledì prossimo quando Renzi vedrà tutti i ministri, valutando, assieme a loro, le proposte portate a Palazzo Chigi per i tagli di oggi. Quella di questo pomeriggio, invece, è stata, soprattutto, l’occasione per un giro d’orizzonte sul metodo da seguire per i risparmi di spesa, si è appreso da fonti governative. E al termine del vertice – al quale hanno partecipato anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi e il consigliere economico del premier Yoram Gutgeld – si è deciso di completare la messa a punto con i responsabili dei vari dicasteri proprio mercoledì. Dando così un tempo sufficiente ai ministri per valutare le sforbiciate meno dolorose.
A testimonianza del fatto che, nelle intenzioni di Renzi, quello sulla Spending review resta uno sforzo collettivo da intraprendere con l’obiettivo finale di una cura da 20 miliardi. Uno sforzo da valutare assieme tenendo ben presente le necessità di ciascun dicastero. Non a caso oggi il ministro della Sanità Beatrice Lorenzi, dalla Summer School di Magna Charta, ha ribadito come un riordino dei costi standard sia necessaria ma «senza procedere a nuovi tagli».
La riunione di oggi non è stata, invece, quella del “redde rationem” tra Carlo Cottarelli e Matteo Renzi dopo lo scontro prodottosi tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Chi si attendeva che il commissario oggi arrivasse a Palazzo Chigi per rassegnare formalmente le sue dimissioni è rimasto deluso. Per ora, quindi, il commissario scelto da Enrico Letta resta in carica e il suo rientro al Fmi resta perlomeno rinviato.
Ma quello tenutasi nel pomeriggio a Palazzo Chigi è stato anche il primo atto di una settimana cruciale, in chiave di economia e riforme, per il Governo Renzi. Una settimana che dovrebbe prevedere anche dei passi avanti sul Jobs Act, attualmente fermo in Commissione Lavoro a Palazzo Madama e con la querelle tra Pd e Ncd sull’art.18 ancora lontana da una soluzione definitiva. Mentre giovedì e venerdì, nella riunione informale Ecofin a Milan, l’Italia punta a presentarsi con un piano per la spending review in fase già avanzata. Per ribadire quel concetto di riforme in cambio di maggiore flessibilità che Renzi ripete sin dai primi giorni del suo mandato e che, alla luce del “patto del tortellino” siglato a Bologna con i leader socialisti europei, il premier intende proporre con ancora maggiore decisione.