Boris Johnson ha annunciato lo stop alle restrizioni in Gran Bretagna dal 21 febbraio, il governo francese ha tolto l’obbligo di mascherina all’aperto già il 2 febbraio e il 16 riapriranno discoteche e concerti, nella Repubblica ceca da oggi non sarà più necessario il green pass in locali pubblici e parrucchieri
Le curve dei contagi calano, e in più Paesi europei si intravede l’archiviazione di misure ormai abituali come mascherine — «pensionate» da domani all’aperto anche in Italia — pass vaccinali e persino tamponi. Precursore, come già in altre fasi della pandemia, è il Regno Unito, dove il premier Boris Johnson annuncia una possibile «normalizzazione entro fine febbraio». I contagi calano: nelle ultime 24 ore circa 66 mila, ben lontani dagli oltre 150 mila al giorno di inizio gennaio. Cala la mortalità (276 morti ieri) e anche le ospedalizzazioni, al minimo degli ultimi due mesi. Così ieri Boris Johnson, in Parlamento, ha annunciato che «potremo abbandonare le ultime restrizioni, compreso l’obbligo di isolamento per i positivi, un mese in anticipo». Cioè non il 24 marzo, come da scadenza attuale, ma il 21 febbraio, quando il premier presenterà un piano per «convivere col virus». Già il mese scorso il governo conservatore del Regno Unito ha revocato buona parte delle restrizioni, dalle mascherine (obbligatorie ormai solo sui mezzi pubblici) alla necessità di un pass vaccinale nei locali.
Fa eco, oltremanica, l’annuncio del portavoce del governo francese Gabriel Attal che «tra la fine di marzo e l’inizio di aprile» si potrebbe revocare il pass vaccinale «e magari anche avanzare sulla questione della mascherina. C’è un inizio di miglioramento negli ospedali e ci sono proiezioni che possono farlo sperare», ha detto Attal. Il governo francese adatta le restrizioni al livello di contagi, ricorda Attal: l’obbligo di mascherina all’aperto è stato già tolto il 2 febbraio, il 16 febbraio riapriranno discoteche e concerti, a marzo il protocollo sanitario potrebbe essere allentato nelle scuole. I nuovi casi del resto sono 235.267 nelle ultime 24 ore, il 35% in meno di sette giorni fa.
Verso la revoca delle restrizioni da marzo anche la Polonia: il ministro della Salute Adam Niedzielski, in un’intervista, parla di «prospettiva realistica, se il ritmo al quale scendono i contagi resterà lo stesso». L’obbligo di mascherina al chiuso potrebbe diventare «raccomandazione»; la scuola in presenza «priorità»; i giorni di isolamento obbligatori per i contagiati, da 10, sette. Già da oggi, poi, non sarà più necessario il pass per entrare in locali pubblici e parrucchieri in Repubblica Ceca. «E dal 1° marzo salterà la maggioranza delle altre restrizioni anti-Covid ancora in vigore», ha promesso ieri il primo ministro Petr Fiala.
Più a nord, la Danimarca ha già rinunciato dal 1° febbraio a mascherine e green pass e ora anche il governo svedese battezza l’avvio di una «nuova fase». Via i limiti agli orari di ristoranti e locali — un passo festeggiato martedì notte con feste e code dai buttafuori — e via le mascherine sui mezzi pubblici. Anche i tamponi saranno archiviati, o quasi, nei due Paesi scandinavi. La Danimarca riduce il tetto di molecolari somministrati quotidianamente, da 500 mila a 200 mila. E blocca i test gratuiti a tappeto dal 6 marzo. La Svezia ha sospeso i tamponi su larga scala perfino ai sintomatici, smantellato molti centri e lasciato il diritto a un Pcr gratuito solo a sanitari, anziani e vulnerabili. I tamponi, costosi per la sanità pubblica, non sono più essenziali se la variante prevalente è la «mite» Omicron: questa la ratio dei provvedimenti spiegata dai due governi.
Gli alleggerimenti previsti in Italia disegnano una simile tabella di marcia. Da domani cade l’obbligo di mascherina all’aperto; dal 31 marzo anche al chiuso. Il 31 marzo, con la fine dello stato d’emergenza, il governo dovrà valutare se abolire l’obbligo del green pass, anche secondo la curva dei contagi: il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, ieri, ha promesso «allentamenti in questo senso di qui a breve».