Fonte: Corriere della Sera
di Antonio Ferrari
Il nuovo attentato fa il gioco di chi vuole diffondere il terrore nel Paese
Un tempo quell’«a chi giova» era la domanda che tanto piaceva a tutti coloro che contestavano il potere. Allora aveva quasi sempre senso, ma oggi nella Turchia ferita da un nuovo attentato, ha un senso decisamente compiuto: «Giova a moltiplicare e a diffondere il caos» nella regione mediorientale, dove ormai tutti sono contro tutti, con buona pace delle alleanze internazionali e degli sforzi comuni contro il terrorismo. Se esistesse una logica, sull’autobomba che ha colpito il cuore di Ankara e che aveva come obiettivo un convoglio militare, non vi sarebbero dubbi: chi, se non i guerriglieri turco-curdi del Pkk, avrebbe interesse a colpire i soldati di Erdogan?
Tutto questo era comprensibile qualche anno fa, non oggi, in quanto l’attacco — per quanto sappiamo finora — sembra diretta conseguenza della guerra di Siria. Perché il conflitto sta ormai esondando nel Paese di Erdogan. Perché i turchi bombardano i guerriglieri curdi-siriani, coraggiosi protagonisti della resistenza all’Isis, che sono sostenuti dai russi e dai loro caccia. Perché la Turchia non sopporta alleanze tra i curdi. Perché il sedicente Stato islamico (e non solo quello) sta facendo di tutto per impedire che si realizzi il faticoso accordo sugli aiuti umanitari strappato dall’inviato dell’Onu Staffan De Mistura. E perché l’ipotesi di una pacificazione sembra sempre più lontana.
Il presidente Erdogan ha i suoi guai interni, e per attenuarne l’impatto potrebbe favorire crescenti e pericolose frizioni tra la Nato e la Russia. Il suo primo ministro Ahmet Davutoglu, a caldo, ha detto che si tratta di un atto di terrorismo, e su questo punto nessuno può dargli torto. Di sicuro l’attentato, per gran parte dell’opinione pubblica turca, ripropone l’incubo di tanti anni fa, e in sostanza può favorire la tenuta di un governo che usa sistemi assai discutibili ma che ha calamitato accanto agli islamo-conservatori dell’Akp il sostegno di un segmento importante delle forze nazionaliste.