La coalizione di governo si sgretola a causa delle spaccature sulla politica economica, possibile voto anticipato in primavera
Il semaforo si è spento: il cancelliere Olaf Scholz ha licenziato il ministro delle Finanze Christian Lindner, in un avvitamento senza ritorno della crisi della coalizione di Governo tra Spd, Verdi e Liberali. Impossibile trovare un compromesso per superare le spaccature sulla politica economica, con il Paese che viaggia sull’orlo della recessione per il secondo anno consecutivo. Il socialdemocratico Scholz si sottoporrà a un voto di fiducia a metà gennaio, passaggio che potrebbe far scattare nuove elezioni a marzo.
Le accuse a Lindner
Durissime le parole su Lindner: «Chiunque entra a far parte di un Governo – ha detto Scholz in conferenza stampa il 6 novembre – deve agire in modo serio e responsabile e deve essere pronto a scendere a compromessi nell’interesse di tutti i cittadini. Ma a Christian Lindner importa la sopravvivenza a breve termine del suo partito». E ancora: «Non esiste alcuna base di fiducia per un’ulteriore cooperazione».
La crisi politica esplode all’indomani della vittoria di Donald Trump nelle presidenziali Usa: i dazi che minaccia di adottare sono un rischio in più per un’economia fortemente orientata all’export come quella tedesca. E arriva nel mezzo dello scontro tra i sindacati e una delle industrie simbolo del Paese, la Volkswagen, che minaccia di chiudere stabilimenti in patria, per la prima volta nella sua storia.
Il 7 novembre, il ministro dei Trasporti, il liberale Volker Wissing, che aveva chiesto a Lindner di non rompere, ha deciso di lasciare il partito e restare in carica nel Governo Scholz, segnalando una frattura anche all’interno della Fdp.
I vertici d’emergenza
Per provare a tenere in vita la coalizione semaforo, Scholz aveva indetto l’ennesimo vertice in cancelleria con Lindner e il verde Robert Habeck, ministro dell’Economia, che pure aveva fatto importanti concessioni sul fronte della transizione energetica. L’incontro è iniziato poco dopo le 18 e si pensava sarebbe durato tutta la notte. Si è invece risolto in modo traumatico già nella serata. Il nodo più arduo era (e resta) la copertura per gli oltre 10 miliardi di buco della manovra di bilancio del 2025, attesa all’esame del Parlamento dal 14 novembre. Lindner ha imposto le proprie ricette per «una svolta economica» con un documento pubblicato nei giorni scorsi, respinto dalla Spd. L’ormai ex ministro ha messo sul tavolo in alternativa la proposta di voto anticipato all’inizio del 2025, rispetto alla scadenza di settembre.
Lindner, dopo le sconfitte subite nelle recenti elezioni nei Länder orientali, ha più volte minacciato l’uscita dalla coalizione. Senza la Fdp, Scholz potrebbe provare a continuare a guidare un Governo di minoranza. Dovrebbe però andare a cercarsi maggioranze ad hoc per ogni provvedimento.
I Verdi resteranno al fianco della Spd. «Noi procederemo in modo ordinato alle nuove elezioni e in primavera la Germania voterà. Fino ad allora, rimaniamo in carica e siamo fermamente impegnati ad adempiere pienamente ai doveri del mandato, fornendo una stabilità dall’interno del Governo, che la Germania può e deve offrire all’Europa», ha detto Habeck.
Un ex ministro della Merkel per Scholz
Lindner sarà sostituito alle Finanze da Jorg Kukies. Attualmente è segretario di Stato alla Cancelleria. Economista, è considerato un importante consigliere di Scholz, che lo aveva con sé già quando era ministro delle Finanze nell’ultimo Governo guidato da Angela Merkel. Prima di entrare in politica, è stato co-responsabile di Goldman Sachs Germania e successivamente uno dei principali artefici del programma di prestiti congiunti dell’Unione Europea per affrontare le conseguenze della pandemia di Covid-19.
Cdu: subito il voto di fiducia
L’unione conservatrice Cdu-Csu da tempo chiede all’Esecutivo di staccare la spina e andare al voto anticipato, ma potrebbe decidere di appoggiare alcune leggi, mostrando senso di responsabilità, per non paralizzare il Paese. Il presidente della Repubblica, Frank Walter Steinmeier, ha ricevuto il capo dell’opposizione, Friedrich Merz (Cdu).
Scholz ha già detto che cercherà «un dialogo» con l’avversario politico per lavorare insieme sulle questioni «cruciali per il nostro Paese: il rapido rafforzamento della nostra economia e la difesa».
Merz, la mattina seguente alla crisi, ha però chiesto a Scholz di accelerare i tempi e presentarsi subito al Parlamento per chiedere la fiducia, senza aspettare fino a gennaio. «La coalizione non ha più la maggioranza nel Bundestag e dobbiamo quindi esortare il cancelliere a chiedere un voto di fiducia immediatamente, al più tardi all’inizio della prossima settimana», ha dichiarato.
Nei sondaggi, i tedeschi sono più o meno equamente divisi sull’opportunità di andare al voto anticipato. I cristiano-democratici sono in netto vantaggio, sopra al 30%. La Spd è solo terza, con circa il 16%, dietro all’ultra destra xenofoba dell’Afd (17%), fortissima nei Länder orientali. I Verdi si fermano al 10%; l’Fdp viaggia sotto il 5% e rischia di restare fuori dal Bundestag. La campagna elettorale sarà dominata dai temi della transizione ecologica, dell’immigrazione e del sostegno all’Ucraina e vedrà un altro protagonista nelle fila dei movimenti populisti, l’Alleanza Sahra Wagenknecht, nata a gennaio da una scissione dalla Linke e già capace di salire all’8% nei consensi.