Giorgia Meloni sceglierà un politico di mestiere o una personalità di area? In ogni caso l’inquilino del Collegio Romano avrà una responsabilità storica: ispirarsi alla lezione dei maestri del pensiero conservatore italiano
La futura squadra di governo, un complesso Risiko. Tra i pochi ministeri di cui non si parla, quello della cultura. Eppure, si tratta di un dicastero politicamente cruciale, con forti valenze economiche e simboliche. Un ambito nei confronti del quale, però, spesso, gli esecutivi di centro-destra hanno mostrato poca attenzione. Forse, ora, non sarà così. La destra ha dinanzi a sé un’occasione unica: per la prima volta presidiare la cultura. Giorgia Meloni sceglierà un politico di mestiere o una personalità di area? E quale sarà la filosofia sottesa all’azione del futuro Ministro?
Innanzitutto, l’inquilino del Collegio Romano avrà una responsabilità storica: ispirarsi alla lezione dei maestri del pensiero conservatore italiano, a lungo colpevolmente condannata a una condizione di subalternità, per riaffermare i valori più alti della destra (conoscenza e rispetto della tradizione, salvaguardia dell’identità nazionale).
Ma, soprattutto, il neo-ministro sarà chiamato ad adottare una postura. Rifugiarsi dentro quella che Bauman amava definire «retrotopia» e guardare nostalgicamente al passato o disegnare i contorni di una sorta di modernismo antimoderno, suggerendo un approccio problematico alle emergenze della nostra epoca, lontano da ogni tentazione autarchica e nazionalistica.
Oppure, sperimentare un atteggiamento più laico e liberale: portarsi oltre conflitti novecenteschi oramai anacronistici, recuperare alcuni rilevanti risultati ottenuti dai precedenti governi e selezionare figure competenti, al di là degli schieramenti di appartenenza. Dunque, dimostrare che esiste un modo diverso per pensare e per gestire la cultura «da destra». Mettendosi al servizio della cultura stessa, senza servirsene in maniera furba e ideologica. Una sfida ambiziosa e difficile, per Giorgia Meloni.