19 Settembre 2024
Matteo Renzi

Matteo Renzi

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Il j’accuse di Borghi: «Con Schlein è mutazione genetica: da partito riformista a partito massimalista, per i riformisti e i cattolici non c’è più spazio». Ora Renzi ha il sesto uomo per costituire un gruppo in Senato separato da Calenda, ma per ora avanti uniti: «L’orizzonte è la Federazione di chi non vuole né il sovranismo né il populismo». Altri dem in uscita. E Caterina Chinnici va in Forza Italia

«Le prime scelte di Schlein rappresentano una mutazione genetica: da partito riformista a un partito massimalista di sinistra». E ancora: «Ho posto i temi della sicurezza e della difesa, dei cattolici democratici, della necessità di una sintesi tra culture, ma le uniche parole chiare che ho sentito sono quelle sul sì all’utero in affitto».

Il j’accuse del “lettiano” Borghi: con Schlein non c’è spazio per riformisti e cattolici
Il j’accuse viene dal senatore e membro del Copasir (che non lascerà) Enrico Borghi, che annuncia l’uscita dal Pd e l’approdo a Italia Viva prima via intervista a Repubblica e poi in una conferenza stampa nella sala Nassirya di Palazzo Madama accanto alla capogruppo di Azione/Italia Viva Raffaella Paita e a Matteo Renzi. Il quale naturalmente vuole subito mettere il cappello sulla nuova conquista: uomo molto vicino a Enrico Letta e già responsabile sicurezza della sua segreteria, una casella poi cancellata da Elly Schein, Borghi aveva lamentato più volte pubblicamente le scelte della neo segretaria. La risposta? «Un classico della musica per noi boomer: The sound of silence», confida lui a telecamere spente citando la famosa canzone di Simon & Garfunkel.

Ora Renzi è a quota 6 in Senato: potrebbe fare un gruppo separato da Calenda…
Con Borghi Renzi raggiunge in Senato quota 6, il numero giusto per poter fare un gruppo autonomo e lasciare così Carlo Calenda e i suoi “a piedi” nel Misto. Ma non lo farà, assicura, anche se dopo la lite via social ingaggiata da Calenda e il conseguente stop al partito unico che avrebbe dovuto fondere Azione e Italia Viva i rapporti sono al minimo storico. Né il pentimento dichiarato da Calenda nelle scorse ore per gli attacchi personali al suo (ex) socio del Terzo polo («io non prendo soldi da dittatori e assassini come lui», aveva detto riferendosi alle conferenze di Renzi in Arabia Saudita) è servito a riavvicinare i due. Tanto che Renzi, in conferenza stampa, cita Gigi Proietti per descrivere il suo ritorno in campo dopo la separazione in casa con Calenda: «È tornato il cavaliere nero, e al cavaliere nero non gli devi rompere…».

…ma (per ora) non lo fa: «Non ci sono motivi politici per separare i gruppi»
«Borghi è il decimo uomo del gruppo Azione/Italia Viva in Senato. Non ci sono elementi politici da parte di nessuno per rompere il gruppo», assicura dunque Renzi. Certo è che il numero 6 è una pistola carica nei confronti di Calenda. Ma la Federazione dei partiti centristi, soluzione a cui si sta lavorando dopo lo stop al partito unico, a Renzi è necessaria per affrontare le europee con qualche chance di superare la soglia del 4%: è per questo che l’accordo con Riccardo Magi e Federico Pizzarotti, rispettivamente segretario e presidente di Più Europa, è quasi pronto. Il messaggio a Calenda è chiaro: la Federazione va avanti anche senza di te. Non solo: se il partito unico sottintendeva la leadership di Calenda, la Federazione è un insieme di leadership e il federatore è ancora da trovare (Mara Carfagna?).

Schlein, la consulente di armocromia e lo scontro sul Copasir
E Schlein? La segretaria dem preferisce non commentare. Con il dettaglio che nelle stesse ore in cui Borghi medita la sua scelta senza avvertire nessuno dei dirigenti del Pd lei fa uscire su Vogue un servizio fotografico in cui confida di essersi affidata a una personal shopper, o meglio una consulente di armocromia, per il suo look da segretaria dem (stando a quanto riportato da Repubblica l’onorario della consulente è di 300 euro l’ora). Dopo lo choc è il capogruppo al Senato Francesco Boccia a parlare durante l’assemblea del gruppo: «Sono amareggiato sul piano personale e deluso sul piano politico… gli ho parlato e chiesto formalmente di lasciare il Copasir, perché in un organismo come quello non si sta a titolo personale ma in rappresentanza di un partito». Ma il malessere della minoranza non va sottovalutato, avverte il capo di Base riformista Lorenzo Guerini, che da presidente del Copasir fa subito notare in risposta a Boccia che «il comitato resta correttamente costituito» anche se Borghi non si dimette: «Rispetto la scelta di Borghi ma non la condivido. Dopodiché non bisogna drammatizzare la sua uscita ma neanche derubricarla e risolverla con un’alzata di spalle».
Oltre al warning di Guerini va segnalata la reazione di un ex dc come Guido Bodrato: «Le decisione di Borghi, un popolare-democratico, fa riflettere…». E c’è chi fa notare che tra i collegati alla diretta streaming della conferenza stampa c’è anche Pierluigi Castagnetti, l’ultimo segretario del Ppi che già durante il congresso aveva lanciato il suo appello a mantenere la pluralità del partito e quindi un posto al sole per i cattolici democratici.

Emorragia dem anche a Strasburgo: Caterina Chinnici passa a Forza Italia
È infine lo stesso Renzi a segnalare che nella delegazione dem a Strasburgo la sofferenza è molta e che nelle prossime ore ci potrebbero essere delle novità. L’ex premier pensa a Caterina Chinnici, la figlia del magistrato che ha inventato il Pool antimafia e per questo è stato punito con la morte, che sta per passare a Forza Italia (l’annuncio è previsto per le prossime ore). Era la sfidante di Renato Schifani alle regionali dell’autunno scorso e lamenta lo scarso o nullo sostegno del suo partito: sembra sia stato proprio Schifani il pontiere per il passaggio tra gli azzurri.

Da Pisapia a Cottarelli a Picierno: tutti i delusi da Schlein
Ma il pensiero va anche ad altri europarlamentari a cui il Pd di Schlein sembra stare stretto: da Pina Picierno, vice di Stefano Bonaccini durante la campagna congressuale e poi esclusa dalla segreteria, all’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, da sempre un iper garantista sui temi della giustizia. Verso l’uscita viene dato anche il senatore Carlo Cottarelli, fortemente voluto in lista dall’ex segretario Enrico Letta e ora in fase di dialogo con Calenda (ma in caso non cambierebbe gruppo parlamentare, si dimetterebbe da senatore). In Transatlantico si fa anche il nome di Piero De Luca, che Schlein non vuole confermare come vicecapogruppo. Ad essere intanto uscito dal Pd, e prima di Borghi, è l’ex capogruppo in Senato Andrea Marcucci: vicinissimo a Renzi, è l’anima del gruppo dei liberali europei (Sandro Gozi, Oscar Giannino e il presidente della Fondazione Einaudi Giuseppe Benedetto) che parteciperà al processo di Federazione centrista in vista delle europee. Renzi lo ripete: «Non so chi sarà il prossimo, ma sono certo che non sarà l’ultimo». Il cavaliere nero è tornato, e gioca una doppia partita: contro Calenda e contro Schlein.

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