22 Dicembre 2024

Due miliardi stanziati nel 2025 sulla produzione, senza aiuti pubblici. Garantiti 6 miliardi di forniture all’indotto italiano

Due pilastri: prodotti e investimenti. I nuovi modelli non mancheranno, come i due che arriveranno a Pomigliano d’Arco dal 2028 sulla nuova piattaforma Small dedicata alle citycar. Si vanno ad aggiungere alla Pandina che, quando terminerà nel 2030, avrà una sua evoluzione in una nuova versione. C’è un’Alfa in più a Cassino: si aggiunge alla nuova Stelvio, dal 2025, e alla nuova Giulia, dal 2026. Entrambe elettriche avranno, probabilmente, due gemelle ibride. La nuova generazione elettrica della 500, invece, sarà a Mirafiori, da dove a novembre inizierà ad uscire la piccola di casa Fiat ibrida. La moltiplicazione delle versioni ibride è un asse di sviluppo a partire da Melfi, dove i volumi triplicheranno. Sette i nuovi modelli: dal 2025 sarà prodotta la nuova DS8, la nuova Jeep Compass, la nuova Lancia Gamma e la nuova DS7, tutte elettriche. Jeep, Gamma e DS7 saranno anche con motore ibrido. Fondamentale anche il sito di Atessa, dove si producono i furgoni: dal 2027 sarà avviata la produzione dei large van con i diversi marchi del gruppo.
Poi ci sono i soldi, l’altro pilastro portante. Oltre 2 miliardi di investimenti sulle fabbriche e 6 miliardi di acquisti garantiti per la filiera italiana. Questo solo per il 2025. Fondi, senza l’aiuto pubblico, che servono a mettere in moto il piano Italia.
Il 2025 sarà ancora un anno nero per l’industria dell’automobile. Jean-Philippe Imparato, il capo Europa di Stellantis, non lo nasconde. Anzi. «Sarà duro, tosto, ma tutti gli stabilimenti rimarranno attivi», rimarca durante la riunione di ieri pomeriggio guardando il ministro Urso negli occhi e i sindacati. E la produzione rimarrà uguale a quella del 2024, intorno al mezzo milione di veicoli. Gli investimenti del 2025 serviranno a dare lo slancio. «Dal 2026 si risale, vedo un 50% in più», sottolinea Imparato. La prospettiva è di arrivare a 1 milione di veicoli al 2030. Per farlo servono tre condizioni: prodotto, motori e mercato. Oggi abbiamo la risposta su prodotto e motori, vedremo se il mercato risponde». Il primo segnale? La 500 ibrida a Torino a novembre. «Saranno 100 mila vetture in più per Mirafiori», dice il capo Europa.
Si registra anche un cambiamento di clima anche nella scelta di Stellantis di aderire alla Fondazione AI 4 Industry di Torino e alla Fondazione Chips.it di Pavia. Un modo per «valorizzare l’ecosistema produttivo, i centri di eccellenza, la ricerca e l’innovazione, in particolare per quanto riguarda le tecnologie green, il digitale e l’IA». Il piano prevede anche una figura dedicata solo alle imprese della filiera auto italiana e ai fornitori.
Torino non sarà solo il polo produttivo della 500 ibrida ed elettrica fino a 2032-2033. È prevista una crescita della produzione dei cambi elettrificati, quelli montati in tutta Europa su Alfa Romeo Junior, Fiat 600, Jeep Avenger, Citroen C4, Peugeot 2008. Si arriverà a 600 mila pezzi, ma il costruttore nato nel 2021 punta al traguardo dei 900 mila. Da gennaio si trasferirà il quartier generale del mercato Europa, così come si è trasferita la sede della divisione dei veicoli commerciali. E poi Imparato ha dato i numeri dell’Hub di Economia circolare. «Sono in espansione e in aumento i ricavi da riciclo. Nel giro di un anno 10 mila motori, 10 mila cambi e 1.000 batterie rigenerate, 5.000 veicoli ricondizionati e 1,8 milioni di componenti lavorati», dice Imparato. E poi c’è il Battery Technology Center: centro che aumenta la capacità di Stellantis di progettare, sviluppare e testare pacchi batteria, moduli, celle ad alta tensione e software che andranno ad alimentare i futuri veicoli. Il centro è tra i più grandi dell’industria automobilistica europea. In via di sviluppo il progetto Green Campus, il nuovo polo direzionale. Iniziativa che punta a rafforzare le funzioni centrali di Stellantis, come progettazione e tech, attraverso piani innovativi e sostenibili. Il sito raggrupperà i dipendenti di diversi centri direzionali.
Rimangono alcune incognite. La prima riguarda il futuro della gigafactory di Termoli, che dovrebbe sostituire in futuro le Meccaniche, realizzata da Acc, la joint venture con Mercedes e Total Erg. Stellantis si impegna a sostenere la società, la scelta sull’impianto sarà presa nei primi mesi del 2025. E poi i sindacati si aspettano chiarimenti sul futuro della Maserati di Modena. «Non si entra nei dettagli», dicono le diverse sigle. L’idea è quella di creare un polo dell’altra gamma, trasformando il marchio del Tridente in uno dei perni del sistema Motor Valley. Imparato è chiaro: «Su Maserati bisogna fare un piano ad hoc, per farlo però c’è bisogno di qualche mese».

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