16 Settembre 2024

Uccisi anche sei attentatori. In fiamme edifici religiosi a Derbent, la città più antica di Russia, e nel capoluogo Makhachkala. Le autorità incolpano Ucraina e Nato. Ma gli uomini armati gridano: “Allahu Akbar”

Domenica di sangue in Russia: almeno 15 agenti e diversi civili sono stati uccisi in attentati multipli in Daghestan. Morti anche sei attentatori. Mentre a Sebastopoli, nella penisola ucraina di Crimea annessa nel 2014, cinque persone, tra cui tre bambini, sono morte e oltre 140 sono rimaste ferite in un raid di Kiev.

Gli attentati in Daghestan
Uomini armati hanno attaccato sinagoghe, chiese ortodosse e posti di polizia in Daghestan, Repubblica caucasica, la regione più multietnica e musulmana della Federazione Russa.
Gli attentatori hanno aperto il fuoco nella Chiesa dell’Intercessione della Beata Vergine Maria e nella sinagoga di Derbent, la città più antica e meridionale di Russia, patrimonio mondiale dell’Unesco e sede di un’antica comunità ebraica. Hanno sgozzato il prete ortodosso sessantaseienne, padre Nikolaj Kotelnikov, ucciso una guardia giurata e dato alle fiamme i due edifici religiosi che si trovano a poca distanza l’uno dall’altro.
Contemporaneamente, sono stati segnalati diversi scontri a fuoco nel capoluogo Makhachkala, sul Mar Caspio. Negli attacchi, oltre al prete e alla guardia giurata civile, otto poliziotti sono morti, mentre 25 persone sono rimaste ferite. Sei attentatori sono stati uccisi: quattro a Makhachkala e due a Derbent. Altri assalitori sarebbero ancora in fuga, tanto che tutte le auto in arrivo nella capitale vengono ispezionate.
“Stasera a Derbent e Makhachkala, sconosciuti hanno cercato di destabilizzare la società”, ha commentato il governatore del Daghestan Sergej Melikov. Lo scorso ottobre, all’aeroporto di Makhachkala, scoppiarono  aizzate da fake news diffuse su Telegram.

Le accuse all’Ucraina e alla Nato
Non c’è stata alcuna rivendicazione immediata della responsabilità per gli attacchi, ma alcuni funzionari del Daghestan hanno subito incolpato l’Ucraina e la Nato. “Non c’è dubbio che questi attacchi terroristici siano in un modo o nell’altro collegati ai servizi segreti dell’Ucraina e dei Paesi della Nato”, ha scritto su Telegram il parlamentare daghestano Abdulkhakim Gadzhiyev, mentre il leader della vicina Cecenia, Ramzan Kadyrov, ha denunciato “una vile provocazione e un tentativo di causare scontri tra le religioni”.
Il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, invece, ha chiesto di “fare tutto il possibile per escludere la possibilità stessa di tentativi di radicalizzazione della vita religiosa, per fermare ogni manifestazione di estremismo e di ostilità interetnica in qualsiasi forma, anche nella vita di tutti i giorni, perché il presente e il futuro del nostro Paese dipendono in gran parte su questo”.
L’attentato è caduto nel primo anniversario della rivolta di Evgenij Prigozhin e dei mercenari della sua compagnia militare privata  Wagner. Pura coincidenza. Gli attacchi sono avvenuti nel giorno della Pentecoste ortodossa.
In un video diffuso sull’app Telegram, si vedono tre uomini vestiti di nero e con le tipiche barbe caucasiche che s’impossessano di un van della polizia e prendono la mira coi mitra, mentre in un altro un assalitore grida “Allahu Akbar” inquadrando una sinagoga in fiamme.
Secondo una fonte vicina alla polizia locale citata da Tass, gli attentatori sarebbero tutti “membri di un’organizzazione terroristica internazionale”. Stando a diverse agenzie, ci sarebbe già un primo arresto: Magomed Omarov, capo del distretto Sergokalinskij del Daghestan, perché due dei quattro attentatori uccisi erano suoi figli e un terzo suo nipote.
Il Daghestan genera da anni “vedove nere” e migliaia di jihadisti andati a combattere in Siria e Iraq tra le fila dello Stato Islamico, l’organizzazione terroristica che, lo scorso marzo, ha rivendicato l’attentato alla Crocus City Hall di Mosca che ha causato oltre 140 morti.

Il raid ucraino in Crimea
Sempre oggi, le forze armate di Kiev hanno effettuato un attacco missilistico contro la Crimea e le schegge di un missile, probabilmente deviato nel suo tragitto dalla contraerea, sono cadute su una spiaggia affollata di bagnanti.
I filmati della tv di Stato russa mostrano gente che corre via da una spiaggia e corpi che vengono portati via su lettini prendisole.
“Gli Stati Uniti, insieme alle autorità ucraine, sono responsabili dell’attacco missilistico deliberato contro i civili a Sebastopoli”, ha tuonato il ministero della Difesa russo, assicurando che “tali azioni non rimarranno senza risposta”.
Per il raid, infatti, sarebbero stati utilizzati gli Atacms di fabbricazione americana che, secondo i militari russi, sarebbero guidati da “specialisti americani sulla base dei dati di ricognizione satellitare statunitensi”.
“Quel che è accaduto in Crimea non è stata un’azione militare, ma un vile e atroce attacco terroristico contro il nostro popolo, commesso in una festività ortodossa, come il massacro in Daghestan, compiuto da estremisti”, ha commentato Dmitrij Medvedev, l’ex presidente e premier, oggi vice del Consiglio di Sicurezza russo. “Per noi non c’è differenza tra il regime di Bandera (collaborazionista ucraino, ndr) e i pazzi fanatici”.

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