Fonte: La Stampa
di Ugo Magri
Ai piani alti delle istituzioni erano circolati dubbi sui Cinquestelle. In particolare, molti si chiedevano se davvero il giovane ma astuto Di Maio avrebbe scatenato l’inferno contro la riforma della Costituzione. Più d’uno, tra i consiglieri di palazzo, insinuava che i grillini si sarebbero limitati a manifestare un po’ di critiche contro la legge Boschi, senza però impegnarsi realmente nella campagna referendaria perché tutta la costruzione messa in piedi dalla ministra e da Renzi (nuovo Senato più «Italicum») ai Cinquestelle in fondo conviene, sembra ritagliata su misura per loro, anzi mette M5S nella condizione ideale per vincere nel 2018… In parole povere, si sospettava una doppiezza grillina, un calcolo opaco, un atteggiamento machiavellico degno della vecchia politica.
L’impronta di Grillo
Poi però martedì a Roma è calato personalmente Grillo che ha dato la carica ai suoi. E voci da dentro il Direttorio confermano che l’intenzione è quella di lanciare dopo l’estate una campagna sincera per il «no», senza nulla concedere a Renzi e alla sua propaganda. Danilo Toninelli, che su queste materie è un punto di riferimento, assicura: «Ancora non avete capito come siamo fatti noi; è del tutto escluso che possiamo ragionare in base alla nostra convenienza rispetto a una legge brutta e sbagliata». La riforma Boschi va bocciata e stop, senza rimpianti per i vantaggi che M5S ne avrebbe potuto ricavare. Un calcolo diverso non sarebbe compreso dal popolo grillino che, istintivamente, è contro tutto quanto viene proposto da Renzi, a prescindere se sia un bene o un male.
Primo, abbattere Renzi
Scavando a fondo nelle motivazioni M5S, tuttavia, qualche ulteriore ragionamento vien fuori. Si ammette per esempio che cancellare il Senato, e votare alla Camera con l’«Italicum», darebbe ai Cinquestelle un grosso vantaggio rispetto al caos che si determinerebbe con la vittoria del «no». Però si aggiunge che il tema della legge elettorale viene dopo, ci sarà tempo per affrontarlo; prima è più urgente sconfiggere Renzi, assestargli al referendum una mazzata che lo costringa a levarsi di torno. Cosicché, dimesso Renzi, cadrebbe l’unico vero ostacolo che si frappone tra M5S e Palazzo Chigi. E i grillini si troverebbero la strada spianata verso il potere.