Avere un peso decisivo nella nomina dei prossimi vertici europei consente di aumentare in modo significativo l’apertura di credito verso l’Italia
Un primo giro di tavolo per sondarsi arriverà già nei giorni del G7 a Borgo Ignazia dove Giorgia Meloni si presenterà alla guida del «Governo più forte d’Europa». Parole che suonano come un messaggio indirizzato ai due grandi perdenti di questa >tornata elettorale, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, ma anche alla candidata in pectore per il bis alla guida della Commissione ovvero Ursula von der Leyen.
Diversi dossier caldi sul tavolo
«Quando verrà formalizzata la valuteremo», si limita a dire per il momento la presidente del Consiglio a proposito della candidatura di Ursula con cui in questi due anni ha consolidato il rapporto. Certo è «che sicuramente in questa fase l’Italia sarà protagonista e non spettatrice». Meloni si riferisce alle nomine dei futuri commissari. «Vorrei spuntare una delle deleghe più importanti in Europa – aveva confessato la premier poche settimane fa -, un commissario che possa garantire un punto di vista italiano. La delega sull’Economia, non indebolita ma piena, la Competitività, il Mercato interno, la Coesione o la delega al Green Deal». Ma ci sono anche diversi dossier caldi sul tavolo. L’Italia come sempre si trova in una posizione «delicata». Ha un debito che cresce, un deficit troppo alto per cui a breve verrà aperta una procedura d’infrazione, a cui si aggiunge la necessità di reperire risorse per garantire nella prossima manovra almeno la conferma di alcune misure, vedi ad esempio il taglio del cuneo fiscale. Meloni lo sa bene e proprio per questo intende capitalizzare al massimo il successo ottenuto in questa tornata elettorale.
Maggioranze variabili e franchi tiratori
«Un Governo solido è un elemento di forza nel negoziato per la prossima Commissione europea» dice la premier. E non c’è dubbio che avere un peso decisivo nella nomina dei prossimi vertici europei consente di aumentare in modo significativo l’apertura di credito verso l’Italia. I Popolari e von der Leyen per prima vogliono chiudere rapidamente la partita sulla >presidenza della Commissione. Al di là delle prese di posizione, dei socialisti che dicono di non volere intese con i Conservatori dove ci sono anche i 25 deputati di FdI e di Meloni che ha più volte ribadito «mai con la sinistra» tutti sanno che a Bruxelles come a Strasburgo le maggioranze sono variabili. Oggi von der Leyen sulla carta ha già una maggioranza, la stessa che l’ha sostenuta la volta scorsa e composta dai primi tre gruppi dell’Europarlamento: Ppe, Pse e Renew. Ma poiché il voto è segreto il rischio franchi tiratori è molto elevato i numeri sulla carta della maggioranza Ursula non sono ufficienti. Serve un paracadute. La volta scorsa- a garantirlo furono i deputati M5S e i polacchi del Pis che allora erano al Governo come oggi Meloni.