Fonte: La Repubblica
Quelli per le necessità legate al coronavirus (malattie infettive, pneumologia e terapia intensiva) sono diminuiti mediamente dell’1,2% annuo
Dal 2010 al 2018 il numero di posti letto è diminuito in media dell’1,8%, continuando la tendenza osservata già a partire dalla metà degli anni ’90. E’ il dato fornito dall’Istat nella memoria sul decreto Cura Italia depositata in commissione Bilancio del Senato.
“Dal 2010 al 2018, i posti letto ospedalieri, in strutture pubbliche o private accreditate, per le specialità richiamate dal decreto (quelle che riguardano il coronavirus: Malattie infettive, Pneumologia e Terapia intensiva) – spiega l’Istat – sono diminuiti mediamente dell’1,2% annuo, con un ritmo leggermente inferiore a quello osservato per il totale dei posti letto. Tuttavia, scendendo nel dettaglio dei reparti, si può osservare che mentre i posti letto per le malattie infettive sono diminuiti del 2,9% e quelli per la pneumologia del 2,6%, i posti letto in terapia intensiva sono aumentati dell’1,2%”.
Nel 2018, osserva l’istituto statistico,” il numero di posti letto ospedalieri, in strutture pubbliche o private accreditate, per le tre specialità considerate sono circa 2 ogni 10 mila abitanti, dei quali uno per 10 mila abitanti in terapia intensiva, 0,5 nei reparti per le malattie infettive e 0,6 ogni 10 mila abitanti per la pneumologia.
I reparti di malattia infettiva dispongono per il 90% di posti letto ordinari e per il 10% di posti in day hospital, quelli di pneumologia si compongono per il 93,2% di posti letto ordinari, per il 6,7% di posti in day hospital e per un residuale 0,1% di posti in day surgery. I reparti di terapia intensiva hanno il 98,1% dei posti letto destinato al regime ordinario, l’1,7% al day hospital e lo 0,2% al day surgery”.