Fonte: La Stampa
di Paolo Mastrolilli
I repubblicani soddisfatti, il capo della Casa Bianca è riuscito a spiegare meglio le sue posizioni, però il colpo del ko non c’è stato
Stavolta si è capito qualcosa. Il dibattito di Nashville tra Donald Trump e Joe Biden è stato più civile della rissa di Cleveland, perché i consiglieri del presidente sono riusciti a convincerlo che era nel suo interesse lasciar parlare l’avversario, nella speranza che facesse qualche errore. E quello che si è capito è la profonda differenza nella visione tra i due candidati, dal Covid all’economia, dalla politica estera all’ambiente, dall’immigrazione alle tensioni razziali. I repubblicani sono soddisfatti, perché il capo della Casa Bianca è riuscito a spiegare meglio le sue posizioni, però il colpo del ko non c’è stato, e a questo punto si chiedono se a dieci giorni dal voto del 3 novembre c’è ancora il tempo per invertire i sondaggi, che lo danno perdente a livello nazionale e nella maggior parte degli stati chiave.
Come previsto, Trump è andato all’attacco accusando Biden di aver preso soldi dalla Cina e dalla Russia, attraverso gli affari del figlio Hunter. Joe però ha risposto così: «Io non ho mai preso un penny da alcuna entità straniera. Tu invece hai un conto bancario in Cina, non paghi le tasse, e nascondi la tua dichiarazione dei redditi. Perché non la pubblichi? Cos’hai da nascondere?».
La discussione si è concentrata subito sul Covid, e il presidente ha cercato di difendere la sua gestione: «Non è colpa mia, ma della Cina. Io però ho bloccato subito i voli dalla Repubblica popolare, mentre Biden mi accusava di essere uno xenofobo. I vaccini verranno annunciati a breve, così come le cure. Stiamo svoltando l’angolo, stiamo imparando a vivere con il virus». Allora Biden ha sbuffato: «Stiamo imparando a vivere col Covid? Ma per favore! Stiamo morendo per il Covid. In America hanno perso la vita oltre 220.000 persone: chiunque sia responsabile di una cosa del genere non merita di continuare a fare il presidente».
Sulla razza, Donald ha detto che «sono il presidente che ha fatto di più per gli afro americani, forse dopo Lincoln». Joe allora lo ha sfottuto: «Abramo Lincoln qui è il presidente più razzista mai avuto dagli Usa. Nega anche l’esistenza del problema. Io invece ho un programma per dare a tutti le stesse opportunità». Trump allora gli ha chiesto: «Ma se avevi tutte queste belle idee, perché non le hai realizzate quanto eri vice presidente?». Risposta: «Perché i repubblicani avevano la maggioranza al Congresso e bloccavano tutto».
Sull’economia il capo della Casa Bianca ha ripetuto di aver creato la più ricca di sempre negli Usa, prima che «la peste cinese la bloccasse. Ora però stiamo ripartendo, e se Biden vincerà le elezioni ci farà precipitare in una recessione mai vista». Il candidato democratico allora ha replicato così: «La verità è che le famiglie americane stanno soffrendo, e voi repubblicani state bloccando al Senato il passaggio del pacchetto economico per aiutarle».
Sul clima Donald ha sostenuto di aver reso l’America più pulita, nonostante l’uscita dall’accordo di Parigi, ma Joe ha risposto che «siamo sull’orlo del disastro climatico, e con altri quattro anni così ci arriveremo». Trump però lo ha pressato sull’energia, chiedendogli se vuole chiudere l’industria petrolifera, e Biden ha commesso forse l’errore più grave della serata, rispondendo così: «Sì, voglio la transizione verso l’energia pulita». Allora il presidente lo ha incalzato: «Questo farà molto piacere agli elettori del Texas e della Pennsylvania».
Un altro scontro è avvenuto sull’immigrazione, in particolare la vicenda degli oltre 500 figli degli immigrati illegali separati al confine dai genitori, che ora non si trovano più: «Questo – ha detto Biden – è criminale». Sulla sanità invece Donald ha accusato Joe di volerla nazionalizzare, togliendo le assicurazioni private a 180 milioni di americani.
Secondo un sondaggio a caldo della Cnn, il 53% degli spettatori pensa che il dibattito lo abbia vinto Biden, e il 39% Trump. Di sicuro il presidente è uscito da Nashville meglio che da Cleveland, ma con circa 50 milioni di americani che hanno già votato, non è facile immaginare come questo confronto possa cambiare la dinamica delle elezioni.