POLITICA
Fonte: La Stampa
La minoranza Pd riunita a Roma. Orfini: «Toni da rissa al bar». Guerini: avete perso, basta
Non sarà un «cartello anti-Renzi», ma poco ci manca. A Roma va in scena la convention che vede riunite tutte le minoranze Pd, dalla più dialogante Area riformista alla SinistraDem di Gianni Cuperlo fino ai civatiani, oggi i più distanti da Matteo Renzi nell’universo democratico. Ad andare giù duro, all’iniziativa «A sinistra nel Pd», è Massimo D’Alema che stronca l’«arroganza» del premier e lancia l’idea di un’associazione per «far rinascere» la sinistra.
La replica della “maggioranza” non si fa attendere e arriva su Twitter dal presidente del partito Matteo Orfini.
E anche Lorenzo Guerini respinge al mittente le accuse: «Renzi ha stravinto, qualcuno se ne faccia una ragione».
Ma l’universo di minoranze cerca di prendere una posizione, superando la frammentazione mostrata finora e mirando a rafforzare il pressing sul premier-segretario, a cominciare dalla partita per i nomi che andranno ad occupare le caselle delle Infrastrutture (al posto di Maurizio Lupi) e degli Affari Regionali. Una partita dalla quale la minoranza Pd non vuole essere esclusa «tout-court». «D’Alema ha detto una cosa sacrosanta: c’è tanta gente nel partito che è in sofferenza e a disagio. Dobbiamo trovare il sistema anche dal punto organizzativo per dialogare con questi mondi», ha detto l’ex segretario Pierluigi Bersani.
Sulle barricate Pippo Civati, che si interroga su che tipo di «opposizione» al «renzismo» vuole fare la sinistra: «Sono contento di vedere oggi tutte le minoranze ma serve una scossa e io, riferendomi alla proposta di D’Alema, vorrei dire che l’impegno dentro e fuori il Parlamento già lo faccio perché molti miei elettori alle primarie se ne sono già andati dal Pd». Ma la linea dura di Civati e diRosy Bindi sbatte con quella di Area Riformista, dove convivono al tempo stessoRoberto Speranza, che chiede di «cercare l’unità del Pd per vincere la sfida del paese» e Pier Luigi Bersani, pronto allo strappo in caso di mancate correzioni all’Italicum.
Distinguo che, ammettono loro stessi, indeboliscono la sinistra interna contro la gestione «solitaria» di Renzi che nega, attacca Stefano Fassina, «il pluralismo interno». «O si raggiunge un certo grado di unità d’azione o non si ha peso», sale in cattedra Massimo D’Alema che, da «extraparlamentare», come si definisce, sferra un attacco al leader dem che ha il sapore di ultimatum. «Se stiamo al numero degli iscritti al Pd – contesta l’ex premier – non è un grande partito, i Ds avevano 600mila iscritti. Stiamo assistendo ad un processo di riduzione della partecipazione politica che non solo non è contrastato ma è perseguito». Non solo: non è vero che è un bene che il Pd sia l’unico partito in forze perchè questo «fa del Pd la più grande macchina redistributrice del potere e conferisce al Pd la forza di attrazione del trasformismo italiano».