19 Settembre 2024
traffico

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Una ricerca dell’Università di Lund ha composto una classifica delle politiche che meglio contrastano l’inquinamento nelle città

Oggi il traffico veicolare è la seconda fonte di sostanze climalteranti in Europa. Ed è una delle cause principali della scarsa qualità dell’aria. Auto e furgoni macinano chilometri producendo il 16% delle emissioni di gas serra nell’intero continente e il 72% di quelle del trasporto su strada. Fumi dannosissimi come il biossido di azoto, che in 13mila metropoli del mondo sono responsabili di almeno 1,85 milioni di casi di asma pediatrica nei bambini (1 su 12). Il guaio è che, nonostante le politiche messe in campo dai vari Paesi, l’inquinamento registrato nel comparto continua a crescere. Ecco allora due domande spontanee: come invertire la rotta? E con quali misure?

Nuovi modi per vivere la città
Forse le risposte ci sono. Passando al vaglio più di 800 pubblicazioni scientifiche dal 2010 a oggi una ricerca dell’Università di Lund, in Svezia, ha individuato le 12 migliori azioni migliori per diminuire il numero di veicoli nelle strade, quindi il traffico e infine la quantità di emissioni. Lo studio mette in classifica, appunto, 12 tra le misure più efficaci che le città europee hanno introdotto negli ultimi decenni. Il punto di partenza sono state alcune idee innovative formulate per l’ambiente come il biciplan (piano strategico di percorsi ciclabili) o il ‘walk-to-work’, ossia il semplice recarsi al lavoro a piedi. “Ma c’è anche la rimozione dei parcheggi gratuiti”, spiegano le autrici della ricerca Paula Kuss e Kimberly A. Nicholas, che dovrebbe scoraggiare l’abuso delle quattro ruote. “La nostra classifica riflette i successi delle città non solo in termini di riduzioni nell’uso dell’auto, ma anche nel raggiungimento di una migliore qualità della vita e della mobilità sostenibile per i loro residenti”.

Tre mosse strategiche
Nel ventaglio di azioni di contrasto al traffico veicolare, Kuss e Nicholas hanno individuato tre mosse particolarmente efficaci nel promuovere la mobilità sostenibile in città. Al primo posto della classifica vi è la ‘congestion charge’, che funziona come penalità per tutti coloro che contribuiscono a congestionare le strade (vedi i pedaggi urbani come l’area C della nostra Milano). Al secondo posto troviamo la rimozione dei parcheggi con contestuale trasformazione in aree pedonali. Al terzo ci sono le Ztl, che tutti ben conosciamo. Se la ‘congestion charge’ riesce, in media, a far crollare il traffico dei veicoli nei centri urbani del 12% con punte di 33%, le altre due misure dispiegano i loro effetti lungo la forbice 10-20%. Però portano vantaggi in termini di risorse e di trasformazione del paesaggio cittadino. Inoltre, i proventi possono essere a loro volta utilizzati per finanziare progetti di mobilità sostenibile, per potenziare il trasporto pubblico, o per espandere tanto le piste ciclabili quanto le aree pedonali.

Il resto della classifica
Di medio impatto, invece, sono le misure indirizzate in special modo ai pendolari. Tra queste rientrano l’erogazione di servizi di mobilità gratuiti o a prezzi agevolati per chi deve andare a lavoro (col deterrente del parcheggio a pagamento nelle vicinanze dell’ufficio), pianificazione di tragitti ecologici casa-lavoro o casa-università e il car sharing. A incidere meno di tutte sulla sostenibilità risultano azioni come il supporto alla pianificazione dei viaggi casa-scuola, i servizi di assistenza ai residenti per incentivare i residenti e le app che promuovono la mobilità dolce tramite obiettivi personalizzati. Eppure, c’è chi scommette di poter vivere abbandonando, prima o poi, la macchina. In Arabia Saudita, entro il 2030, nascerà ‘The Line’, la prima comunità da 1 milione di abitanti senza auto, senza strade e a zero emissioni.

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