Fonte: Huffington Post
di Giulia Belardelli
La reazione allo spionaggio russo si inserisce nello scontro Nato/Russia. L’analisi di Cuzzelli, Morini, Natalizia
La spy story di Roma – un funzionario della Marina arrestato per spionaggio e due funzionari russi espulsi dall’Italia – proietta le sue ombre al di là del soleggiato pomeriggio capitolino, mentre emergono i primi dettagli di una storia tutto sommato mediocre. Walter Biot – questo il nome dell’ufficiale arrestato – avrebbe passato ai russi in cambio di 5mila euro informazioni relative a sistemi di telecomunicazione militare Nato, ma i documenti sottratti – almeno così dicono gli americani – non sarebbero stati di particolare rilievo. Rilevante è però il significato politico e internazionale di un’operazione così plateale, che difatti non trova precedenti dal 1989. E rilevante è il timing dell’operazione, perché se è vero che Biot e l’ufficiale russo erano nel mirino dell’Aisi da mesi, il blitz è scattato a pochi giorni dalla visita del segretario di Stato americano Antony Bliken in Europa per rinsaldare l’Alleanza Atlantica.
Secondo Giorgio Cuzzelli, docente di Sicurezza internazionale all’Orientale di Napoli, generale degli Alpini in congedo, è verosimile che fatti del genere – funzionari che vengono ‘beccati’ in scambi sospetti – avvengano con una certa cadenza. “Questa volta il fatto è venuto fuori in maniera così plateale perché qualcuno, evidentemente, ha voluto renderlo pubblico”, osserva il generale. “Si tratta di un segnale politico a più livelli. Innanzitutto, è un segnale interno per dire che nessuna ‘svista’ sarà tollerata. Secondo, è un segnale ai nostri alleati sul fatto che l’Italia fa la sua parte e non accettiamo lezioni da nessuno. Terzo, è un segnale chiarissimo alla Federazione russa, della serie: smettetela”.
L’Italia – spiega Cuzzelli – è uno dei tanti veicoli di penetrazione russa nei sistemi occidentali. Nel maggio del 2016 a Roma veniva fermato un dirigente dell’intelligence portoghese che stava incontrando un funzionario russo con passaporto diplomatico per vendergli piani d’azione dell’Alleanza Atlantica. Alla fine dello scorso agosto veniva arrestato un tenente colonnello francese in servizio nel comando Nato di Napoli: la natura della sua collaborazione con la Russia è rimasta top secret. Lettoni, lituani ed estoni vengono sistematicamente messi in mezzo per via del sostrato culturale comune con la Russia, che rende più facile il reclutamento da parte di Mosca.
Anche Mara Morini, docente di Politiche dell’Est Europa all’Università di Genova ed esperta di Russia, invita a prestare attenzione al timing dell’operazione. “Questa storia solleva alcune perplessità, a partire dal momento in cui è venuta fuori. Il tentativo russo dimostra che l’Italia è considerata come un paese pivotale o interessante per carpire informazioni classificate sulla Nato e il sistema di alleanze di cui facciamo parte. Di solito questo primato ce l’aveva la Germania, il che dovrebbe far riflettere sulla percezione da parte russa della nostra rilevanza strategica, anche alla luce della nuova presidenza americana. In una fase di ridefinizione dell’assetto internazionale post Covid, l’Italia si ritrova a essere lo scacchiere dove giocano la partita gli Stati Uniti e la Russia. Mosca gode di un sostrato fatto di relazioni culturali e commerciali molto solide con l’Italia; Washington vede in Roma uno dei principali interlocutori europei nel suo disegno di un fronte democratico come antidoto alle sirene dei regimi autocratici”.
Ecco che l’immagine di Biot che fotografa documenti in cambio di denaro impacchettato in piccole scatole travalica i confini della singola storia per interrogarci sulla posizione dell’Italia nel nuovo ordine internazionale che si sta consolidando con la presidenza Biden. “I russi sono particolarmente interessati alla Nato, perché ne vivono le attività e le intenzioni – soprattutto a est – come un’autentica minaccia”, sottolinea Cuzzelli. “La postura particolarmente assertiva che ha preso la Nato nei confronti delle iniziative russe in Ucraina a partire dal 2014 rappresenta un grosso problema per Mosca, in particolare lo schieramento preventivo che ha assunto l’Alleanza nei Paesi baltici (la cosiddetta Enhanced Forward Presence). Un altro elemento che dà molto fastidio ai russi è la presenza della Nato nel Mar Nero”.
Conoscere le attività in corso della Nato e soprattutto i suoi intendimenti rappresenta un vantaggio per Mosca, così come penetrare nei suoi sistemi di telecomunicazioni militari. “La strategia russa – prosegue il generale – è una strategia assolutamente integrata, che prevede da un lato l’acquisizione di informazioni dirette, dall’altro la penetrazione dei nostri sistemi informativi o di trasmissione delle informazioni. Non mi stupisco del fatto che loro da un lato cerchino di acquisire direttamente informazioni, dall’altro tentino di penetrare nei nostri sistemi. Del resto lo hanno appena fatto con SolarWinds. In quel caso, l’operazione di penetrazione è avvenuta per il tramite di hacker, che sono riusciti a penetrare nell’ambito di sistemi di comunicazione protetti. Probabilmente questo ufficiale russo cercava di fare la stessa cosa: acquisire protocolli di comunicazione”.
Queste attività di collaborazione sono abbastanza comuni: un tempo facevano parte della contrapposizione dei blocchi; oggi fanno parte della contrapposizione tra l’Occidente e le cosiddette potenze revisioniste, dunque Russia e Cina in particolare. Sono potenze che agiscono entrambe in contrapposizione al blocco occidentale, anche se con motivazioni e finalità diverse: la Russia lo fa per sopravvivere, la Cina lo fa per riaffermare il proprio potere imperiale.
Questo episodio avviene in un momento in cui i russi si sentono particolarmente sotto assedio, perché non si aspettavano da parte degli Usa una posizione così dura nei loro confronti. Allo stesso tempo, negli ultimi anni i rapporti tra Mosca e Roma sono stati particolarmente stretti – soprattutto durante i governi Conte 1 e 2 – con il case study rappresentato dalla missione dei medici militari russi a Bergamo durante la prima fase dell’emergenza.
“Furono scene incredibili”, ricorda Gabriele Natalizia, docente di Relazioni internazionali alla Sapienza di Roma e coordinatore del Centro Studi Geopolitica.info. “I militari russi sbarcarono a Pratica di Mare e risalirono tutta la Penisola, fino ad arrivare a Bergamo”, nel cuore dell’Italia ferita. “In quell’occasione un paese potenzialmente rivale – così è considerato dalla Nato – ha potuto accedere a dati medico-scientifici su un virus di cui si sapeva ancora pochissimo. Non possiamo escludere che lo sviluppo così rapido del vaccino Sputnik V sia figlio anche di quella ‘missione’. L’episodio di oggi non mi stupisce affatto: purtroppo l’Italia viene vista come un Paese per tante ragioni debole, quindi più facilmente infiltrabile di altri”.
Medici e virologi russi a Bergamo
Per Natalizia, questa vicenda smonta la retorica trita e ritrita degli italiani e russi “amici naturali”. “La Russia è un paese con cui abbiamo alcuni interessi in comune, altri no. Soprattutto nei momenti di tensione internazionale, storicamente i problemi tra Russia e Italia aumentano. È una costante che riguarda l’Italia fascista, l’Italia repubblicana durante la Guerra Fredda e la Seconda Repubblica in questa fase storica che è una fase di crisi. Regolarmente, appena c’è crisi, italiani e russi iniziano ad avere problemi”.
Diversi sono i campi di interessi confliggenti tra Italia e Russia, dal sostegno di Mosca al governo di Tobruk, in Libia, all’influenza russa nei Balcani. Il gas è un altro grande terreno di collisione tra gli interessi italiani e quelli russi. “In particolare – spiega Natalizia – Mosca non vede di buon occhio il progetto di trasformazione dell’Italia in un hub energetico europeo del sud. L’Italia è la principale porta d’accesso per la diversificazione del paniere energetico verso l’Europa: porta gas in Europa da Algeria, Libia, Azerbaigian. Il progetto TAP è stato osteggiato in tutti i modi dai russi”.
Quando i nodi delle relazioni internazionali vengono al pettine, ovvero nei momenti di crisi dell’ordine internazionale, ricorrentemente l’Italia si schiera da una parte e la Russia dall’altra. E qui – conclude Morini – “è in corso una guerra di valori tra Stati Uniti e Russia, una scelta di campo se appartenere alla democrazia o ai cosiddetti regimi illiberali. La recente affermazione del presidente Draghi sull’atlantismo come pilastro della politica italiana è una rassicurazione che forse Biden si aspettava: stiamo senza indugi da questa parte, anche se parliamo di Sputnik”.