22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Bruxelles attentati

di Fabio Tonacci

La risoluzione comune in dieci punti al consiglio straordinario dei ministri dell’Interno Ue. Controlli sui dati biometrici e piani nazionali anti-radicalizzazione

Con una risoluzione comune di dieci punti, i governi dell’Unione Europea mettono nero su bianco la risposta al terrore islamico. Controllo dei dati biometrici per chi entra ed esce dai confini Schengen, lancio di piani nazionali antiradicalizzazione, database comuni, scambio di informazioni di intelligence, condivisione del registro dati dei passeggeri degli aerei, maggiori controlli negli scali. Un “menù” ambizioso, tante volte annunciato in passato dai ministri, e tante volte rimasto una semplice dichiarazione di intenti.
IL PIANO “ANTI MOLENBEEK”. Il ministro Angelino Alfano annuncia il piano nazionale antiradicalizzazione ancor prima di entrare al consiglio straordinario di Bruxelles, sul modello di quello del governo statunitense lanciato nel febbraio di un anno fa. L’obiettivo è mettere in piedi un coordinamento tra enti già esistenti per raccogliere ogni segnale dal territorio su persone e comunità che intraprendono, o sembrano intraprendere, un percorso di radicalizzazione. E’ il tentativo di evitare che nascano in Italia quartieri chiusi e preda dell’estremismo islamico come Molenbeek a Bruxelles. Saranno create task force interministeriali e saranno coinvolti scuole, asl, comuni. “Il punto di riferimento – spiega Alfano – rimane la Prefettura”. Il piano prevede programmi di rieducazione, con assistenti sociali specializzati, e il lancio di progetti divulgativi sul web “per diffondere una contronarrativa opposta a quella dello Stato Islamico”. Sarà presentato al nostro Consiglio dei ministri entro aprile.
IL PNR. Il grande scoglio della tutela della privacy, che ha bloccato fino ad oggi la condivisione dei registri delle compagnie aeree sui passeggeri (Pnr), potrebbe essere superato. Tutti i governi dell’Ue sono d’accordo a concedere alle polizie nazionali, per esigenze di antiterrorismo, l’accesso alle banche dati per ottenere tutte le informazioni che il cliente ha fornito alla compagnia prima del volo: dati personali e di viaggio, metodi di pagamento, bagagli imbarcati. Finora l’Europarlamento aveva frenato, perché considerava la misura troppo invasiva. Sembra però che i gruppi politici si siano messi d’accordo su un testo unico. “La direttiva sul Pnr sarà adottata ad aprile 2016”, si legge nella risoluzione discussa ieri.
DATI BIOMETRICI. Sull’onda della paura della circolazione dei foreign fighter all’interno dell’Unione e verso i paesi del Medio Oriente, la Commissione presenterà nelle prossime settimane “una comunicazione specifica sull’uso delle tecnologie legate ai movimenti migratori”. Stando a quanto risulta a Repubblica, l’idea è creare sulle frontiere dell’area Schengen un sistema di controllo dei dati biometrici quali il colore degli occhi e le impronte digitali per gli extracomunitari che entrano ed escono dai confini dell’unione. “Come avviene già negli Stati Uniti”, spiega una fonte qualificata. Il problema sono i costi delle apparecchiature da installare negli aeroporti internazionali e il rallentamento delle procedure di imbarco.
AEROPORTI E BAGAGLI. Sempre per quanto riguarda gli scali, al consiglio straordinario di ieri i ministri hanno cominciato a confrontarsi su una misura innovativa per controllare ciò che entra nelle aree degli aeroporti accessibili anche a chi non ha il biglietto. Si vogliono posizionare degli scanner a raggi x per i bagagli agli ingressi dei terminal, in modo da intercettare eventuali ordigni. Esistono già in alcuni aeroporti della Turchia. Non c’è ancora niente di definito, ma è chiaro che la modalità dell’attacco terroristico a Zaventem ha suggerito un ripensamento della security di tali siti. I ministri si sono accordati per riparlarne nel prossimo consiglio europeo.
PRESSIONI SUI PROVIDER. Altrettanto fondamentale è ritenuto l’impegno comune per coinvolgere i grandi provider di Internet nella lotta al terrorismo. “Bisogna convincerli a rendere disponibili più velocemente le informazioni sensibili sui sospetti e a segnalare chat pericolose”. L’obiettivo è di ottenere una cooperazione maggiore con i grandi provider che si trovano fisicamente sul territorio dell’Unione, e con quelli dei paesi terzi. I governi europei, infine, puntano a rendere più fluida la condivisione delle informazioni tra i servizi di intelligence, uno dei punti su cui poi, al momento dei fatti, molti si tirano indietro.

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