19 Settembre 2024

POLITICA

Fonte: Corriere della Sera

boschi

La decisione a maggioranza della capigruppo: non si continuerà il lavoro in commissione su normativa costituzionale. Bersani: «Si lascino margini al Parlamento»

La riforma costituzionale sarà da giovedì all’esame dell’Aula del Senato. La decisione è stata presa, a maggioranza, dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, così come riferisce la presidente del gruppo Misto, Loredana De Petris. E, nella serata di mercoledì, è arrivato il «sì» del Senato alla decisione della Conferenza dei Capigruppo. L’Assemblea di Palazzo Madama ha infatti respinto tutte le altre proposte di modifica del calendario.

«È stata una forzatura inaccettabile quella di portare subito la riforma in Aula. Gli emendamenti presentati in commissione erano stati ritirati. Si sarebbe potuto procedere con l’esame in commissione» ha commentato il capogruppo di Fi Paolo Romani. Replica il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda: «nessuna forzatura da parte del Pd e della maggioranza» nel chiedere l’approdo in Aula del ddl Boschi già giovedì, saltando il passaggio in commissione Affari costituzionali. Semmai, dice Zanda, «la forzatura è quella di chi ha presentato 550mila emendamenti, una cosa che non si è mai avuta nella storia della Repubblica. Chi ha manovrato gli emendamenti ha una responsabilità.

Rivolta 5 Stelle

Dopo l’annuncio insorgono i grillini: «Modifica Costituzione in senso illiberale. Renzi gioca a poker e vuole andare in aula domani. Quanti senatori avrà “affiliato”? Vergogna» twitta il senatore 5 stelle Andrea Cioffi. E la senatrice M5SPaola Taverna torna allo stornello romanesco che l’aveva resa celebre quando, dal blog di Beppe Grillo, inveì contro i colleghi dissidenti invitandoli a lasciare il Movimento. Stavolta nel mirino c’è la riforma costituzionale, che ha subìto una brusca accelerazione al Senato. «Come l’avvortoj sulle carogne – si sfoga la grillina su Fb – compaiono sul parlamento ormai defunto coloro che nascosti nelle fogne oggi siedono a votar punto su punto. Stavorta so venuti in pompa magna se tratta de cambià la carta costituzionale e qui pe st’affamati è na cuccagna vendono democrazia pe ‘no stato dittatoriale. Chissà che j’hanno mai promesso…».

Cambia lo scenario

A nulla sono serviti i tentativi fatti in precedenza da parte dell’opposizione di fare passi avanti per riannodare il filo del discorso in Commissione. Il senatore leghista Roberto Calderoli aveva infatti ritirato quasi tutti i suoi emendamenti al ddl sulle riforme. Calderoli ha specificato che confermava appena dieci dei circa 500mila emendamenti che aveva presentato. Restavano comunque tremila emendamenti da votare, di tutti i gruppi parlamentari, compresi alcuni partiti d’opposizione: il Movimento Cinque stelle ad esempio aveva chiarito di non aver ritirato i suoi (circa 200). E ha criticato la mossa di Calderoli: «Il Pd salva Calderoli (Lega) dal processo penale e lui ritira i suoi 500mila emendamenti. Il mercato delle vacche continua», scriveva in un tweet il deputato M5S Riccardo Nuti. Sarà ora la presidenza del Senato a decidere quali sono gli emendamenti accettabili. Il termine per presentare in Aula proposte di modifica al testo di riforma costituzionale è stato fissato per mercoledì mattina, 23 settembre, alle ore 9.

Direzione Pd

Resta la necessità di un chiarimento definitivo all’interno del Pd. Chiarimento che si potrà avere lunedì prossimo quando è stata convocata la direzione del partito. «Un accordo sulle riforme si può ancora fare, ma dipende da Renzi. La prova muscolare della conta in direzione non serve a nulla» spiega Roberto Speranza, della minoranza Pd, interpellato alla Camera. «Servirebbe invece – aggiunge Speranza – una apertura politica che purtroppo in questi giorni non c’è mai stata». E per Pierluigi Bersani «bisogna lasciare un po’ di margine al Parlamento sui grandi temi costituzionali»: «Parliamo di temi di governo – continua Bersani – Leggiamo ovunque le cifre della legge di stabilità e non dico dei dettagli, ma almeno nell’impostazione generale, vogliamo parlarne nel partito?». L’ex segretario del Pd, parlando con i giornalisti che alla Camera lo interpellano sulle riforme costituzionali, sottolinea infine che «siamo tutti impegnati a sostenere il governo, a partire dai temi di governo. Nessuno lo vuole fare cadere»

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