19 Settembre 2024
deborah rossi

deborah rossi

È la prima comandante a lungo raggio della compagnia di bandiera italiana sugli Airbus A330 e A350. Del suo lavoro dice: «Cosa mi piace di più? L’odore dell’aereo»

A 46 anni Deborah Rossi è diventata «il primo comandante donna» dei voli intercontinentali di Ita Airways. L’acrobazia linguistica evidenzia la caratteristica di un settore dominato dagli uomini. Non solo da noi dove il 3,6% delle licenze rilasciate riguarda le donne. La media mondiale è del 5,8%, con l’India al vertice (12,4%) secondo l’International society of women airline pilots . Se poi ci si concentra solo sui primi ufficiali e comandanti (che sono ancora meno) delle tratte lunghe la disparità di genere è ancora più significativa. «Per questo lavoriamo per abbattere questa barriera», dice al telefono Rossi.

La famiglia
Nata in Svizzera, «da mamma veneta e papà abruzzese emigrati», la comandante vive con un compagno che gestisce la casa quando lei è via e una figlia di 10 anni. «Quando ero piccola costringevo i miei genitori a portarmi la domenica all’aeroporto di Basilea perché dovevo vedere gli aerei», ricorda. «Loro mangiavano, io restavo attaccata alla vetrina a guardare i decolli». Lo stesso, ammette, l’ha fatto anche quando studiava al liceo a Pescara e «costringeva» i compagni di scuola «a vedere l’atterraggio del volo Alitalia da Milano».

Le origini
A casa nessuno aveva a che fare con l’aviazione. «Papà lavorava in una ditta di inerti e conglomerati, mamma dava una mano nella stessa azienda». Una famiglia che, sostiene, l’ha sempre appoggiata. «In quegli anni certe idee diciamo che erano all’avanguardia», scherza. Un giorno è andata all’aeroclub di Pescara: «Mi sono presentata a quello che è diventato il mio primo istruttore e gli ho detto: “Ciao voglio essere pilota, cosa devo fare?”. Non sapevo nulla».

La carriera
Da lì è iniziato il suo percorso: sugli aeroplanini, negli Usa per accumulare ore di volo, di nuovo in Italia «a conseguire tutti i brevetti». Nel 2002 il primo volo di linea da primo ufficiale. «Era un Boeing 737 di Air One ed è stata un’emozione indescrivibile». Poi il «cambio macchina», passando agli Airbus A320, sempre per i voli brevi e medi. Una volta in Alitalia è stata abilitata a pilotare gli A330 per operare i collegamenti intercontinentali. Poi la vecchia compagnia ha lasciato il posto a Ita. E il 26 aprile Rossi è diventata comandante di lungo raggio aggiungendosi a quelle pochissime in Italia autorizzate a sedersi a sinistra nelle cabine dei jet a doppio corridoio. Alitalia, per esempio, non ha mai avuto comandanti donna del lungo raggio.
La quota di piloti donna (primi ufficiali e comandanti) in alcune delle principali compagnie aeree (fonte International society of women pilots).

Dai voli brevi a quelli lunghi
Il passaggio dai voli nazionali/europei a quelli intercontinentali richiede un diverso approccio. «Le operazioni, la preparazione e le problematiche da gestire sono diverse — spiega la comandante —. Il volo verso gli Usa, per esempio, attraversa spazi aerei che hanno specifiche proprie, siamo abbastanza lontani dagli aeroporti, voliamo sopra l’oceano e questo implica una serie di misure specifiche». Cosa le piace di più? «L’odore dell’aereo, soprattutto se è nuovo». E se proprio si vuole trovare una critica a questo mestiere, per Rossi è il fatto che «porta lontano da casa, magari anche a Natale o Pasqua, e ci sono i fusi orari». Se vola a New York con l’AZ610 atterra alle 19 locali, l’una di notte in Italia.

Gli stereotipi
La figlia, anche se ha tempo per cambiare idea, non dovrebbe seguire le sue orme. «Vuole fare la zoologa», racconta Rossi. «Ma io mi comporterò come i miei hanno fatto con me: lei seguirà la strada che vorrà». Che fare però per ridurre il deficit di piloti donna? «Bisogna lavorare per superare gli stereotipi trasmessi sin da quando siamo piccoli», dice la comandante. «Anche a me hanno detto spesso “ma sei matta?”. E invece eccomi qua, tutto è possibile».

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