19 Settembre 2024

Il disegno di legge, arrivato in Parlamento l’11 luglio, potrebbe avere un’approvazione lampo in settimana per aprire le porte al nuovo decreto nella settimana successiva

Con la relazione sugli spazi di bilancio resi disponibili dall’aumento delle entrate che il ministro dell’Economia Daniele Franco ha presentato in consiglio dei ministri, l’assestamento di bilancio indispensabile per finanziare il decreto Aiuti-bis prova a innestare il turbo. Il disegno di legge, arrivato in Parlamento l’11 luglio, potrebbe avere un’approvazione lampo in settimana per aprire le porte al nuovo decreto nella settimana successiva.

In arrivo risorse per 14,3 miliardi
I numeri elaborati al ministero dell’Economia dovrebbero indicare in 14,3 miliardi la somma a disposizione del prossimo provvedimento, che nel consiglio dei ministri di oggi ha cercato anche una prima intesa politica sulle misure. Perché gli spazi giuridici e soprattutto quelli politici lasciati al governo dalla crisi impongono un’intesa preventiva il più possibile vicina all’unanimità sugli interventi, che sarebbe facilitata da un’impostazione limitata sostanzialmente a replicare aiuti già approvati e poi scaduti o in via di scadenza, o sostegni già sperimentati come quelli per regioni ed enti locali. Anche per semplificare una conversione in legge che dovrà correre parecchio per non essere schiacciata dal rinnovo delle Camere.

Il confronto con le parti sociali
Ma il confronto che Palazzo Chigi ha intenzione di sviluppare guarda anche alle parti sociali, in un calendario che fra oggi e domani vedrà in Sala Verde le associazioni rappresentative di agricoltura, artigianato, piccole imprese e cooperative, oltre ai sindacati attesi domani.
Perché anche il Piano B imposto dalla crisi politica con la replica di misure già approvate ha bisogno di un accordo preventivo. Soprattutto su alcuni degli interventi in lista: fra cui c’è anche l’aiuto anti-inflazione realizzato con il primo decreto Aiuti con il bonus da 200 euro per i redditi fino a 35mila euro, e la proroga degli sconti da 30,5 centesimi al litro per accise e Iva sui carburanti.

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La discussione si è accesa soprattutto sul primo punto. L’idea di bissare il bonus per i redditi medio-bassi nei giorni di avvio della campagna elettorale estiva, fondi permettendo, non dovrebbe trovare grossi ostacoli almeno nel perimetro dell’ex maggioranza; ma ieri soprattutto la Lega ha rilanciato sull’ipotesi, alternativa per ragioni di coperture, del taglio Iva sui beni alimentari, in particolare quelli di prima necessità e a maggior consumo: un tema su cui nelle settimane scorse ha insistito il ministro per la Pa Renato Brunetta nella sua veste di economista di governo.
Il progetto avrebbe il vantaggio di aggredire direttamente l’inflazione sul carrello della spesa, ma presenterebbe l’effetto collaterale di impegnare ancora la finanza pubblica per aiuti fiscali rivolti anche a chi non è in difficoltà, perché non si può chiedere la dichiarazione dei redditi o l’Isee a chi compra pane e pasta. Sul piano tecnico al Mef si lavora da tempo alla riforma dell’Iva, ma soprattutto in chiave strutturale in vista della legge di bilancio. In quel caso se ne occuperebbe il prossimo governo.

Lo sconto sulla benzina punta a fine anno
Sulla benzina le ipotesi iniziali prevedevano una proroga dello sconto almeno fino alla fine di settembre. Ma lunedì la viceministra dell’Economia Laura Castelli (Ipf) ha rilanciato indicando l’obiettivo di «provare ad arrivare fino a fine anno per mettere in sicurezza almeno questo».
Per la stessa ragione il nuovo decreto dovrebbe occuparsi non solo degli aiuti fiscali già scaduti, a partire dai crediti d’imposta per le imprese, ma anche di quelli oggi previsti fino al 30 settembre come il bonus sociale sulle bollette (si discute di un possibile aumento generalizzato a 20mila euro della soglia Isee) e il taglio degli oneri di sistema. E interverebbe sul de minimis se l’eliminazione del tetto non riuscisse a entrare come emendamento nel decreto sulle semplificazioni fiscali insieme all’ennesimo restyling della disciplina sulla cessione dei crediti prodotti dai bonus edilizi(pagina 3). E in lista ci sono anche Regioni ed enti locali, che dovrebbero ricevere qualche altro centinaio di milioni per sostenere le loro spese energetiche ormai in volo.

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