19 Settembre 2024

Gli istituti di credito potranno scegliere se versare il ’contributo’ nelle casse dello Stato o dirottarlo sul rafforzamento del proprio capitale. Gli oneri non possono essere trasferiti sui servizi erogati a famiglie e imprese. Sulla nuova clausola vigilerà l’Antitrust

Restyling della tassa sugli extraprofitti delle banche che potranno scegliere se versare il ’contributo’ nelle casse dello Stato o dirottarlo sul rafforzamento del proprio capitale. È una delle principali novità introdotte dalla bozza di emendamento presentato dal governo al dl asset, a pochi giorni dall’arrivo della Nadef – previsto in Cdm il 28 settembre – che traccerà la strada verso la manovra 2024.

L’alternativa della capitalizzazione
La tassa sulle banche, quindi, cambia faccia. Tra le modifiche più rilevanti spicca l’alternativa, per gli istituti di credito, al versamento dell’imposta, con la possibilità di “destinare, in sede di approvazione del bilancio relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024, a riserva non distribuibile a tal fine individuata, un importo pari a due volte e mezza l’imposta”.

Cambia il tetto massimo
Ma non solo. Nella bozza viene modificato anche il tetto massimo dell’imposta, che passa dallo 0,1% del totale dell’attivo allo “0,26% dell’importo complessivo dell’esposizione al rischio su base individuale”, escludendo così i titoli di Stato.

Si allarga la platea dei beneficiari
Si allargano poi le maglie dei beneficiari del gettito dalla tassa: al fondo per la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese si aggiunge infatti il rifinanziamento del fondo di garanzia presso il Mediocredito Centrale per le piccole e medie imprese.

Gli oneri non si possono trasferire sui servizi
Alle banche è inoltre «fatto divieto – si legge nell’emendamento – di traslare gli oneri del prelievo sui costi dei servizi» erogati a imprese e famiglie. Sulla nuova clausola vigilerà l’Antitrust.

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