22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Lorenzo Sabia


Sono ancora le scuole paritarie, l’ecobonus e i fondi per Alitalia, oltre alle coperture, a ritardare la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto legge «Rilancio», approvato dal consiglio dei ministri mercoledì scorso ma ancora oggetto di correzioni. La questione delle scuole paritarie è quella più complessa, con un pressing che arriva anche dal Vaticano, visto che molte scuole paritarie sono cattoliche.

Il nodo delle paritarie
Nel testo licenziato dal consiglio dei ministriil sostegno alle paritarie si limita a a nidi e materne. Per questo tutte le altre hanno organizzato uno sciopero di due giorni delle lezioni on line. L’aiuto potrebbe essere esteso prima della pubblicazione in Gazzetta ma servono altri soldi. Se non dovesse accadere, questo sarà uno dei primi temi nella lista degli emendamenti parlamentari.
Italia viva lo considera uno priorità, insieme all’estensione dell’ecobonus alle seconde case. Leu, invece, chiede di togliere lo sconto Irap alle aziende che non hanno perso fatturato, per potenziare il reddito d’emergenza. Il Pd punta a chiarire la responsabilità del datore di lavoro per il contagio del dipendente, che scatta solo in caso di mancato rispetto dei protocolli di sicurezza, ma va messa a punto. Ma c’è anche la tentazione di infilare nel testo una riforma più strutturale, magari sulla famiglia, dove c’è sempre la questione dell’assegno familiare.

Gli stagionali del turismo
Il Movimento 5 Stelle studia un intervento per aiutare gli stagionalidel turismo che non sempre sono riusciti a prendere il bonus da 600 euro. Forza Italia, invece, chiede di rimandare le scadenze fiscali non a settembre ma a fine anno. Mentre Lega e Fratelli d’Italia non pensano a interventi mirati, ma contestano alla radice il decreto e si preparano alla manifestazione del 2 giugno.

Le dimissioni (smentite) di Colao
Intanto si rincorrono voci sulle dimissioni di Vittorio Colao, capo della task force per la Fase due. Domenica ha cercato Conte senza riuscire a parlarci, ma non si è dimesso. E per ora non lo farà. Il clima, però, non è dei migliori come dimostra il fatto che il premier non l’abbia quasi mai citato nei suoi interventi. Ai primi di giugno la task force presenterà un nuovo documento. A quel punto Colao potrebbe davvero lasciare per tornare a fare il suo lavoro.

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