Nello scenario tendenziale a legislazione vigente contenuto nel Def, il Pil è previsto crescere dello 0,9% nel 2023 (all’1% nel quadro programmatico). Il Pil tendenziale per il 2024 è all’1,4% (1,5% programmatico), dell’1,3% nel 2025 e dell’1,1% nel 2026 (stesse percentuali nel programmatico)
Il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza 2023, il primo dell’esecutivo Meloni. Il Def, ossatura di quella che sarà la politica economica del Governo nel breve e medio termine, non è l’unico dossier approdato sul tavolo del Cdm. Iniziata qualche minuto dopo le 16:00, la riunione del governo si è chiusa qualche minuto prima delle 18:00.
Semaforo verde dell’esecutivo al disegno di legge sulle nuove sanzioni «in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici». E via libera anche al disegno di legge capitali, che prevede una semplificazione delle norme per accedere alle quotazioni in borsa e alcune novità per le autorità di regolamentazione, per gli intermediari e l’educazione finanziaria.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti mercoledì 12 aprile è atteso a Washington per gli spring meeting del Fondo monetario internazionale. Una sorta di “esame” per il ministro che ha appena messo nero su bianco le stime del governo per la crescita del Paese, improntate, assicurano dal Mef, con prudenza nelle previsioni e serietà nell’approccio ai conti pubblici.
Musumeci: stato di emergenza su migrazione
Su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale a seguito dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Lo stato di emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, avrà la durata di sei mesi.
Priolo: golden power, ok Cdm a vendita a fondo Goi Energy con prescrizioni
Secondo quanto si è appreso da fonti di governo, il Consiglio dei ministri ha approvato il Dpcm con il quale il governo esercita i poteri speciali in materia di asset strategici sulla vendita della raffineria Isab di Priolo al fondo Goi Energy, autorizzando l’operazione con una serie di prescrizioni relative alla tracciabilità della provenienza delle forniture di petrolio, al mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali e alla garanzia degli investimenti sull’impianto e sul depuratore.
Per quanto riguarda il documento di economia e finanze del 2023 per il triennio 2024-2026, approvato dall’esecutivo, una nota del ministero dell’Economia e delle finanze spiega che «nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il Pil è previsto crescere dello 0,9 per cento nel 2023 (programmatico 1) ― dato rivisto al rialzo in confronto al Dpb di novembre, in cui la crescita del 2023 era fissata allo 0,6 per cento ― dell’1,4 per cento nel 2024 (programmatico 1,5) dell’1,3 per cento nel 2025 e dell’1,1 per cento nel 2026 (stesse percentuali nel programmatico). La stima per il 2024 viene pertanto rivista al ribasso (dall’1,9 %) in confronto allo scorso novembre. La proiezione per il 2025 è in linea con il Dpb, mentre la decelerazione prevista per il 2026 è dovuta a prassi metodologiche concordate a livello di Unione europea». Il Def prevede un andamento discendente della pressione fiscale che dovrebbe passare dal 43,3 nel 2023 al 42,7% entro il 2026. «Il Governo oggi ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita – ha sottolineato la premier Giorgia Meloni -. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa».
3 miliardi di deficit per taglio del cuneo
«A fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35% del Pil – si legge ancora nella nota del Mef -, il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie» e allo stesso tempo, spiega il ministero, «contribuirà alla moderazione della crescita salariale» contro «una pericolosa spirale salari-prezzi».
Debito cala 142,1% in 2023 ma pesa superbonus
Nel 2022 il rapporto debito/pil è risultato pari al 144,4%, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione del Dpb dello scorso novembre. Una diminuzione che, coerentemente agli obiettivi indicati nello scenario programmatico continuerà progressivamente a scendere nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. «Tuttavia – sottolinea il Mef – non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito /pil che si sarebbero potuti registrare se il superbonus non avesse auto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che sono stati finora registrati».
Mef, Pnrr non basta, lavorare su un orizzonte più esteso
Nella nota sul Def il ministero dell’Economia e delle Finanze sottolinea che «per rendere il nostro Paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta soltanto il Pnrr». «È necessario – si legge ancora nel documento – investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano e che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche. È questo un tema che deve essere affrontato non solo in Italia, ma anche in Europa».
Ddl capitali: sale a 1 miliardo la soglia per le Pmi quotate
Sale da 500 milioni a 1 miliardo di euro la soglia per la classificazione delle Pmi quotate in borsa o nei mercati regolamentati. È quanto prevede il Ddl capitali che ha ottenuto il via libera del Cdm. Il provvedimento emenda in questo modo quanto disposto dal Tuf. Prevista anche la dematerializzazione delle quote di Pmi, che potranno «esistere in forma scritturale» come previsto dal Tuf. L’educazione finanziaria diventa programma nelle scuole al pari dell’educazione civica.
Salvini: chiudiamo dossier nomine in totale serenità
Ore decisive anche per le nomine delle grandi partecipate, anche se non è stata formalizzato dal Cdm il raggiungimento di un’intesa. E ciò nonostante le parole del vicepremier Matteo Salvini, pronunciate dal leader leghista prima della riunione dell’esecutivo a Palazzo Chigi . «Ieri ho sentito più volte Giorgia (Meloni, ndr), ieri l’altro pure, oggi ci vediamo in Consiglio dei ministri alle 15 e la chiuderemo in totale serenità», ha detto il leghista, a margine di un evento elettorale a Udine, a chi gli chiedeva di eventuali tensioni all’interno della maggioranza di governo sulla partita dei rinnovi dei vertici delle partecipate pubbliche. Rispetto a eventuali contrasti tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sulle nomine, Salvini ha parlato di ricostruzioni «spesso fantasiose» da parte della stampa.
La Lega teme di rimanere a bocca asciutta nella scelta dei vertici delle big 5 (Eni, Enel, Poste, Leonardo e Terna). I punti fermi al momento sono pochi, a parte la conferma di Claudio Descalzi alla guida dell’Eni data da tutti sostanzialmente per scontata. Anche l’ad di Poste Matteo Del Fante dovrebbe rimanere al suo posto (e potrebbe avere accanto una donna come nuovo presidente). Niente rivoluzioni d’altronde sarebbe l’intenzione della premier, mantenere «chi ha fatto bene» ai vertici. Fratelli d’Italia punta a lasciare spazio alle richieste di Lega e Fi sulle presidenze, sulla composizione dei consigli e anche, più avanti, sulla vasta platea delle società non quotate. «La scelta dei vertici delle società di Stato quotate è una partita ristretta tra i leader, quindi questa è una partita che sta seguendo direttamente il nostro segretario Salvini con Giorgia Meloni e Tajani e credo Gianni Letta per Forza Italia. È chiaro che c’è massimo riserbo sulle scelte, ma è chiaro – ha detto Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega, a 24 Mattino su Radio 24 – che sarebbe bizzarro che fosse un solo partito ad indicare i nomi a discapito degli altri».
Sangiuliano: chi vandalizza arte si assume responsabilità
Arrivato anche il via libera al disegno di legge con “disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”.
«Gli attacchi ai monumenti e ai siti artistici producono danni economici alla collettività. Per ripulire occorrono l’intervento di personale altamente specializzato e l’utilizzo di macchinari molto costosi. Chi compie questi atti deve assumersi la responsabilità anche patrimoniale» ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
Il provvedimento delinea una stretta: multe da 20 a 60mila euro, più le sanzioni penali, per quanti distruggano, disperdano, deteriorino o rendano «in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali» ed altre sanzioni amministrative, che vanno da 10 a 40mila euro per chi «deturpa o imbratta» questi beni o destina «ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione» o «incompatibile con il loro carattere storico o artistico». Il provvedimento destina i proventi delle multe al Mic in modo che siano impiegati per il «ripristino dei beni».
Consob, fonti: Cdm avvia nomina Cornelli e Gabriella Alemanno
Il Consiglio dei ministri, secondo quanto si è appreso, su proposta della premier Giorgia Meloni, ha deliberato l’avvio della procedura per la nomina di Gabriella Alemanno e di Federico Cornelli a componenti della Consob.
Meloni: in manovra misure contro il calo demografico
Per l’esecutivo una delle questioni prioritarie è la crisi demografica. «Dalla prossima legge di bilancio bisogna porsi con concretezza il problema del calo demografico e delle nuove nascite, con misure adeguate», ha detto Meloni, come appreso da fonti di governo, in Consiglio dei ministri, durante la discussione sul Def.