19 Settembre 2024

Fonte:

padoan-economia

di Falvio Bini

Fino a dieci miliardi di deficit in più per alimentare la prossima legge di Bilancio. Soltanto a tarda serata, poco dopo le 23,30, Matteo Renzi svela le carte sulla nota di aggiornamento al Def, che delinea una volta per tutte i confini in cui il governo si muoverà nella manovra autunnale. Vale a dire quanti soldi sceglierà di spendere facendo ricorso a nuovo disavanzo e nuovo debito. E lo fa servendosi di una piccola ambiguità che dovrebbe permettergli di guadagnare tempo nella trattativa con l’Europa anche perché – ha voluto ribadire il premier – “in questa nota non c’è flessibilità”.
Il deficit nominale per il prossimo anno, cioè le risorse che il governo spenderà in più rispetto a quanto prevede di incassare, si attesterà a quota 2%, spiega il presidente del Consiglio in conferenza stampa. Un’asticella che sembra più che in linea con le speranze europee. Ma è lo stesso premier a spiegare poi che il governo pensa di assicurarsi un ulteriore margine dello 0,4% dovuto alle cosiddette circostanze eccezionali, nella fattispecie le spese per la ricostruzione per il sisma e per l’emergenza migranti. Una flessibilità non concessa ma presa, mascherata sotto altre spoglie, che di fatto porterà il deficit al 2,4%. Oltre sei decimi di punti in più rispetto all’obiettivo dell’1,8% concordato ad aprile. Circa 10 miliardi, in teoria. Anche meno se si considera che l’aumento del deficit si deve anche a un peggioramento del dato sulla crescita che ha fatto crescere “naturalmente” il rapporto tra disavanzo e Pil. Tutti dubbi che verranno sciolti una volta che il documento integrale della nota di aggiornamento sarà reso pubblico, visto che al momento sul sito del governo figura solo uno schema riassuntivo.
Fin qui, la volontà del governo, che fissa anche un ambizioso +1% di crescita per il 2017, malgrado tutti i principali osservatori nazionali e internazionali, indichino un sentiero di crescita molto più accidentato, non ultima anche l'”amica” Confindustria che ha ipotizzato per il prossimo anno una crescita dello 0,5%. Dal canto suo però il Governo è però anche costretto a riconoscere – per bocca del ministro Pier Carlo Padoan – che nel 2016, complice la bassa inflazione e il rallentamento del piano privatizzazioni, il debito “non scende”.
Ma l’esecutivo si prepara a scontrarsi con i rigidi paletti delle regole europee. In primavera Bruxelles ha prima di fatto ancorato il via libera definitivo alla scorsa legge di stabilità ad impegni precisi in vista della successiva – su tutti non aumentare ulteriormente il deficit – poi ha sbarrato definitivamente la strada all’ipotesi di consentire al governo di ricorrere alla cosiddetta flessibilità prevista dal Patto di Stabilità e crescita.
Una linea dura, almeno a parole, che ha spinto il governo a imboccare una via ancora più impervia. Quella appunto di stabilire in autonomia di escludere dal patto di stabilità le spese per la ricostruzione post terremoto e per l’emergenza migranti, per un totale di 4 decimi di punto rispetto al pil, circa 6,5 miliardi.
Una prospettiva che la Commissione vede come il fumo negli occhi. “Il Patto è la nostra roadmap, dobbiamo rispettare le regole, ma abbiamo deciso che lavoriamo sulla flessibilità dentro le regole”, ha spiegato il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. Ma “non sarò quello che si batterà per flessibilità fuori dalle regole”.
E anche se in serata fonti europee si sono premurate di puntualizzare ad alcune agenzie di stampa che quelli tra governo italiano e Commissione “non sono negoziati e nessun numero è stato concordato”, è prevedibile immaginare che il confronto ci sarà e eccome, una volta soprattutto che la legge di bilancio arriverà a Bruxelles entro il prossimo 15 ottobre

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