Fonte: Huffington Post
di Flavio Bini
C’è un eccesso di ottimismo nelle previsioni di crescita inserite nella nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza appena approvata dal governo. Pur con sfumature diverse, è questo il giudizio espresso oggi da Banca d’Italia, Ufficio parlamentare di Bilancio e Corte dei Conti nelle audizioni in Parlamento. Ottimismo che, alla luce delle informazioni attuali, per la prima volta non consente all’Upb di validare per intero le previsioni inserite dal governo nella nota. Quelle, in particolare, che riguardano il cosiddetto “quadro programmatico”, cioè le stime che incorporano gli effetti della prossima manovra.
La questione è seria ma non ancora definitivamente compromessa. Le norme impongono all’Ufficio una validazione in due tempi. La prima relativa al quadro tendenziale, prima dell’approvazione della nota di aggiornamento al Def, la seconda prima della presentazione del documento di Bilancio all’Europa. Se la prima è arrivata entro i tempi, il secondo per la prima volta, almeno per ora, non ci sarà. “Nei due anni precedenti abbiamo sempre validato il quadro programmatico – ha spiegato il presidente Giuseppe Pisauro rispondendo alle domande dei parlamentari – quest’anno non lo stiamo validando. Allo stato attuale il quadro programmatico presentato nella Nota di aggiornamento al Def per il 2017 non è validato”.
Dal Tesoro però si minimizza spiegando che l’Ufficio parlamentare di Bilancio ancora “non dispone delle informazioni dettagliate sulle manovra” che hanno spinto il governo a ipotizzare la crescita dell’1%. In altre parole, secondo via XX settembre, una volta resi noti i contenuti della legge di Bilancio, la stima inserita dal governo non dovrebbe più essere considerata “ottimistica”, e l’Upb avrebbe gli strumenti per validare le previsioni del governo.
Lo stesso Pisauro, in audizione, ha spiegato che la “bocciatura” dell’Upb non è definitiva. “Valutazioni più complete” saranno fatte “dopo che avremo visto i dettagli della manovra, non solo per quanto riguarda il quadro macro ma anche per la valutazione stessa del quadro di finanza pubblica”, ha detto Pisauro, sottolineando però che “in assenza di una revisione coerente l’Upb si troverebbe nell’impossibilità di validarlo positivamente” pur precisando però che che ai fini dell’ordinamento europeo il via libera dell’Upb “non riguarda le previsioni del Nota di aggiornamento al Def ma del Def”. Detto in altri termini, il mancato “bollino” sarebbe più un problema politico interno che di regole europee.
Validazione a parte, i rilievi dell’Upb alla nota di aggiornamento al Def sono stati piuttosto circostanziati. Le stime di crescita del Pil, ha spiegato il presidente, “appaiono contrassegnate da un eccesso di ottimismo” e risultano “significativamente fuori linea rispetto all’intervallo dei previsori del panel Upb”. In particolare, rileva Pisauro, “la crescita programmatica è superiore dello 0,3% rispetto alla media delle stime del panel UPB (formato anche da CER, Prometeia e REFricerche) e dello 0,2 rispetto al valore massimo rilevato. Cioè nessuno tra gli istituti di ricerca interpellati ha formulato simili ipotesi di crescita del Pil e anzi il più “ottimista”, si è fermato due decimi di punto sotto.
Forti divergenze emergono proprio sui possibili impatti della prossima legge di bilancio. “Lo scostamento della crescita programmatica è imputabile all’impatto della manovra, stimato dalla Nota in uno 0,4% rispetto al quadro tendenziale, il doppio di quanto ipotizzato in media dal panel UPB” ha detto Pisauro.
Ma l’Upb non è stata oggi in parlamento una voce isolata a mettere in evidenza un presunto eccesso di ottimismo da parte del governo. Nel pomeriggio anche via Nazionale aveva sollevato i suoi rilievi. “Nello scenario programmatico per il 2017- aveva spiegato il vicedirettore Luigi Signorini – , la dinamica del prodotto è significativamente maggiore di quella del quadro tendenziale. L’obiettivo è ambizioso”, ha detto Signorini. “Per conseguire il risultato la prossima legge di bilancio dovrà essere definita con grande cura”.
All’origine delle stime del governo, aveva rilevato Bankitalia, ci sarebbe in particolare un eccesso di fiducia circa l’effetto del disinnesco delle clausole di salvaguardia. “Nelle valutazioni del governo il mancato aumento dell’Iva avrebbe un impatto positivo sul tasso di crescita del Pil pari a 0,3 punti percentuali nel 2017, un effetto piuttosto forte rispetto a stime econometriche basate sui dati del passato”, aveva rilevato Signorini.
Perplessità sono arrivate infine anche dalla Corte dei Conti. Nonostante le modifiche previste dalla Nota di aggiornamento al Def diano al quadro macroeconomico tendenziale “un profilo di maggiore prudenza” – hanno spiegato i magistrati contabili -, si intravedono “potenziali elementi di fragilità del quadro economico che si riflettono sul percorso programmatico di finanza pubblica” con “un rischio al ribasso” per le prospettive di crescita.