Fonte: Huffington Post
Scontro tra i tecnici e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sul Def. Dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio infatti non è ancora arrivato l’ok alle stime del governo sul Def. Ma, a dispetto della sua usuale mitezza, Padoan fa il duro e minimizza le parole dei tecnici tirando dritto per la sua strada.
Il no dei tecnici
Al momento l’Ufficio Parlamentare di Bilancio non può validare le stime indicate dal governo con l’aggiornamento del Def. Ok che potrà arrivare se il “documento programmatico di bilancio” che il governo invierà a Bruxelles conterrà previsioni “diverse”. Lo precisa l’Upb in una lettera ai presidenti delle Camere, letta in apertura della nuova audizione del ministro Padoan, ricordando che le regole non obbligano il governo ad adeguarsi alle valutazioni Upb ma a “illustrare i motivi” per cui conferma o adegua le sue previsioni.
Le spallucce del ministro
Il ministro dell’Economia però minimizza e afferma: “L’Ufficio Parlamentare di Bilancio sostiene che la previsione programmatica del governo è fuori linea rispetto alle stime del panel di previsione, essendo superiore di 0,3 punti percentuali rispetto al valore mediano di tali previsioni. Faccio rilevare che, essendo la stima tendenziale del governo di 0,1 punti più elevata di quella del panel Upb, la differenza in termini di scarto fra scenario programmatico e tendenziale fra governo e panel Upb è in realtà di 0,2 punti”.
“Consentitemi – continua Padoan – di attirare la vostra attenzione sull’ampiezza degli scarti di cui parliamo tra una valutazione e l’altra. Si tratta di uno scarto contenuto, che a non sembra non significativo anche in termini statistici alla luce di diverse considerazioni”. Inoltre, al di là dello scarto fra le previsioni, il ministro fa sapere che in ogni caso il governo andrà avanti per la propria strada, anche perché il parere dell’Ufficio di bilancio non è vincolante. “La valutazione da parte dell’Upb è, ovviamente, un aspetto importante del processo di approvazione parlamentare della nota di aggiornamento al Def e lo stesso governo ha beneficiato dell’interlocuzione con l’Upb nel predisporre le previsioni, ma la legge 243 (sull’attuazione del principio del pareggio di bilancio, ndr.) contempla esplicitamente la facoltà per il governo di non conformare la propria previsione”.
Tutti i numeri della manovra
La manovra che il governo si appresta a varare sabato prossimo si preannuncia da 24 miliardi e mezzo. Ad anticipare i contenuti e l’importo complessivo della legge di bilancio è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, tornato in Parlamento per rispondere ai rilievi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio e per fornire dettagli sulle stime macroeconomiche del governo, corredate dalle misure in via di approvazione.
Gli interventi “espansivi”, quelli su cui l’esecutivo punta per portare effettivamente la crescita all’1% – numero da cui Padoan non si è ancora una volta discostato – valgono poco più di 22 miliardi. A questi vanno aggiunti però gli “oneri” delle politiche vigenti, pari ad altri 2 miliardi di euro. Il pacchetto più sostanzioso è legato, come noto, alla disattivazione delle clausole sull’Iva per 15 miliardi di euro e da cui deriverà una spinta “prudenziale” di 0,3 punti. Allo “sviluppo”, ovvero alla messa in sicurezza delle scuole, alle opere pubbliche, ad ecobonus e sismabonus ma anche alla conferma del bonus mobili, alla nuova Sabatini e al Fondo di Garanzia per le Pmi, saranno destinati 3,8 miliardi, mentre per il sociale (pensioni minime, famiglia e rinnovo dei contratti pubblici) saranno stanziati 3,15 miliardi. Per Industria 4.0, comprensivo dell’iperammortamento per l’innovazione, il governo pensa invece a 350 milioni il primo anno (che lievitano a 4,5 miliardi nel 2018).
Le coperture arriveranno in gran parte da “aumenti permanenti di gettito” e entrate Iva (oltre 8 miliardi e mezzo), da spending review e tagli (2,6 miliardi) e dalla voce “ulteriori coperture”. In tutto 18,4 miliardi. Su questo il governo non svela ancora i particolari, ma le indiscrezioni parlano, ad esempio, di vendita delle frequenze e di anticipo di gare dei giochi. Altri 6 miliardi arriveranno però dal deficit, che il governo conferma, per il momento, al 2%.