20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Emanuele Buzzi


Braccio di ferro a oltranza. E tensione, molta tensione. Al punto che c’è chi evoca per la prima volta — nel gotha del Movimento — la spaccatura. Il ritorno dei due vicepremier in Italia non scaccia i malumori che da giorni covano nell’esecutivo. Anzi. Per ore i leader si misurano in una prova di forza che a fine giornata lascia tutti logori. Luigi Di Maio si sfoga con i suoi. «Io al tavolo con Berlusconi non mi ci sono mai seduto proprio perché volevo andare al Governo per riformare la giustizia e fermare i furbetti del quartierino», dice. Poi si lascia scappare un «sono buono e caro ma adesso mi sto stancando»: parole che fanno scattare il livello di guardia all’interno del Movimento e che segnano quanto sia surriscaldato il clima nella maggioranza di governo. Tra i parlamentari c’è anche chi si pone una deadline: «Vediamo cosa accade nelle prossime quarantotto ore, il filo del dialogo non si è spezzato, ma se c’è chi pensa solo di incassare senza venire incontro alle nostre posizioni si sbaglia».
Il capo politico dei Cinque Stelle comunque si prepara all’incontro decisivo con Matteo Salvini, diventato ormai dirimente e improcrastinabile, e lo fa aggiornandosi con i «suoi» ministri. Dall’America Alessandro Di Battista intuisce quanto sia tesa la situazione e si prepara a dire la sua, annunciando una diretta Facebook per domani. In serata si diffondono voci (non confermate) di incontri già nella mattina di oggi per scongiurare un ulteriore deterioramento dopo dodici ore complesse.
Ma il film della giornata è un copione ad alta tensione fino dalla prima mattina. Con diversi colpi di scena. L’intesa nella maggioranza pare lontana e il capo politico del Movimento serra i ranghi, chiedendo anche un intervento diretto al ministro Fraccaro per frenare le iniziative dell’esecutivo al vaglio dell’Aula, a partire dal dl sicurezza. Il clima tra i vertici Cinque Stelle è pesante, perché oltre al nodo della prescrizione, a far infuriare il leader pentastellato e la sua cerchia ristretta è stata la rimozione di Roberto Battiston dall’Agenzia spaziale italiana, una mossa di cui Di Maio, secondo quanto riferiscono fonti governative, era all’oscuro e che sarebbe arrivata alla sua attenzione per vie traverse da fonti interne al Miur e non dall’alleato di governo.
Le posizioni leghiste rimangono inalterate, Salvini gioca la sua partita a scacchi per incassare prima la fiducia sul dl sicurezza al Senato. E il doppio binario tra prescrizione e dl sicurezza si materializza di nuovo nel pomeriggio, quando appare di nuovo la possibilità di un vertice serale sotto la mediazione di Giuseppe Conte e c’è il via libera alla fiducia.
L’irritazione dei vertici si trasforma in attesa, ma anche in un balletto sulla possibilità e la modalità del vertice. «Siamo ancora distanti», dice un pentastellato nel tardo pomeriggio quando escono le indiscrezioni su un possibile vertice serale a tre. La Lega però si sfila dal tavolo: è una guerra di nervi su chi cede prima. Il Carroccio vuole incassare la fiducia al dl sicurezza. Il Movimento fa comprendere che non andrà allo scontro e parla di «lealtà». Il premier tenta un ultimo tentativo per ricucire lo strappo in serata, ma tutto slitta e dai vertici filtra un ragionamento, che suona come un avvertimento: «Il decreto sulla sicurezza deve approdare alla Camera e lì è già calendarizzato il nostro testo sull’Anticorruzione nella prima metà di novembre: se slitta, salta anche il decreto». Un gong serale prima del prossimo round. Intanto nei Cinque Stelle si apre un nuovo caso, quello dell’eurodeputato Marco Valli: il Sole 24Ore ha messo in dubbio la sua laurea e il suo curriculum. Dal Movimento filtra preoccupazione: il caso sarà probabilmente discusso dai probiviri e ora Valli è a rischio espulsione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *