19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Emanuele Buzzi

L’idea di aprire alle civiche alle prossime amministrative. Pronte le regole per le Europee


Una notte passata a riflettere sull’esito del voto. E una giornata intera, poi, lontano dal clamore delle telecamere. Luigi Di Maio raccoglie intorno a sé gli uomini più fidati e si confronta con loro sul significato della sconfitta in Abruzzo. Il capo politico del Movimento fa dei distinguo, pur ammettendo la battuta d’arresto. «Una distinzione tra il comportamento del Movimento in termini di risultato elettorale alle Politiche rispetto alle Amministrative va fatta», dice al Corriere. E punta l’indice — per indicare le cause dell’emorragia di voti in Abruzzo in soli undici mesi — sugli elettori che non si sono recati alle urne. «Un dato importante è legato anche all’astensionismo, così come accaduto anche per le elezioni regionali in Sicilia». Sulla tenuta dell’esecutivo, messa in dubbio da molte voci anche all’interno dei gruppi parlamentari pentastellati, Di Maio è lapidario: «Il governo va avanti».
Certo, l’esito del voto in Abruzzo ha aperto nuovi fronti sia all’interno del Movimento sia in ottica degli equilibri in seno alla maggioranza. Di Maio ne è conscio, così come è conscio che le prossime Regionali in Sardegna potranno subire un influsso del voto abruzzese. L’orizzonte rimane quello delle Europee, come certifica anche uno dei fedelissimi del leader, Stefano Buffagni. «Fino alle europee non ci sarà alcun tipo di discussione, perché i cittadini si aspettano concretezza», dice il sottosegretario agli Affari regionali. «È innegabile — spiega — che è colpa nostra se non riusciamo a far capire tutto quello di buono che abbiamo fatto».
Diversi parlamentari, però, contestano la linea del leader. «Dobbiamo tornare come eravamo ed essere meno verticistici, non siamo pigiabottoni», attacca Andrea Colletti su Facebook. «Cosa è successo — si domanda il deputato — e, soprattutto, cosa dovremmo fare per cambiare lo stato delle cose? In primis dovremmo capire che la nostra forza sono gli attivisti ed i consiglieri comunali. Dovremmo smetterla di utilizzarli esclusivamente come risorse da campagna elettorale ma coinvolgerli, a tutti i livelli, nelle decisioni».
La discussione in seno ai pentastellati ferve. E anche l’idea di coinvolgere di più gli attivisti è uno degli argomenti che rimbalzano di chat in chat, di riunione in riunione. Il risultato elettorale impone al capo politico una svolta per rilanciarsi. In giornata circolano diverse ipotesi. Alcune «rivoluzionarie». Si parla anche di spezzare uno dei dogmi Cinque Stelle: ossia quello di correre in solitaria alle Amministrative. I vertici del Movimento stanno valutando l’idea di allearsi a liste civiche che rispecchino i valori pentastellati. L’idea era già circolata nel 2014, ma all’epoca Gianroberto Casaleggio aveva imposto uno stop al progetto. Ora i vertici lo stanno rispolverando: l’idea è quella di inglobare volti e voti nuovi. Si tratta di una soluzione che piace all’ala dei falchi, ma che non ha ancora convinto tutti i big.
In ogni caso i Cinque Stelle puntano a voltare pagina quanto prima: le regole per le candidature alle Europee sono state sottoposte al comitato di garanzia e — una volta approvate, probabilmente in tempi rapidi — partirà già in settimana il lungo iter per la selezione delle persone da presentare in lista. Anche in questo caso Di Maio dovrebbe aver introdotto una novità: i capilista verranno scelti da lui. Cinque persone che — assicurano i Cinque Stelle — sono di «alto profilo» e che dovrebbero assicurare almeno nelle intenzioni appeal nel duello tutto elettorale con il Carroccio.
Ma anche in questo caso la decisione aprirà nuove discussioni tra la base. Infatti si tratta dell’addio a un altro tabù (alle Europee però sono previste le preferenze, ndr), anche se nel Movimento precisano che è stato adottato un «correttivo» per difendere il valore della Rete e della piattaforma Rousseau. «Da qui a maggio la strada è ancora lunga: aspettiamo a dare un giudizio troppo presto. Anche altre volte ci davano per finiti», chiosa un pentastellato.

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