Fonte: La Repubblica
Le scintille tra il leader leghista e quello dei Cinquestelle certificano l’impasse. Il Financial Times: “Italia non può permettersi lo stallo”. Delrio: “Bisogna cooperare”
Una giornata di scintille fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio sulle ipotesi di intesa per il nuovo governo. Un botta e risposta continuo che certifica lo stallo tra le due forze politiche. “C’è il 51% di possibilità di fare un governo tra centrodestra e Cinquestelle”, dice il segretario del Carroccio in visita in Friuli Venezia Giulia, dove il candidato leghista alle prossime regionali Massimiliano Fedriga è dato per favorito. Pronta la risposta del leader del M5s, che scrive su Twitter: “C’è lo 0% di possibilità che il Movimento 5 stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra”.
“Di Maio, in questo momento, mi interessa meno di zero”, ha poi replicato a margine di un comizio a Spilimbergo (Friuli Venezia Giulia) Matteo Salvini. Insomma, la dialettica sfiora l’insulto. Nel clima della giornata si inserisce anche un “che palle” pronunciato da Salvini sull’ipotesi di un governo di tutti per la legge elettorale.
“Non ci sono altri vertici del centrodestra, non è che possiamo far vertici tutti i giorni. Esiste il telefono fortunatamente, nel 2018”, aveva detto in precedenza il leader del Carroccio. “Chiamerò Di Maio e gli chiederò un incontro volentieri, sulla disponibilità a venirci incontro per fare – aveva aggiunto – gli italiani chiedono di fare. Al di là dei veti o delle simpatie, facciamo qualcosa o no? Se la risposta è no, i numeri sono numeri, si torna al voto”. Una offerta di apertura, con la minaccia della prova finale del voto.
Sull’ipotesi di una terza figura che provi a formare un governo, Salvini era stato netto: “Premier terzo? Quarto, quinto, dodicesimo, ma chi lo vota? I voti in Parlamento da dove arrivano? Dal centrodestra e io immagino dai Cinque stelle, se vogliono ragionare seriamente”, aveva aggiunto il leader della Lega. Per il leader della Lega, dunque, il diaologo con i cinquestelle è praticabile. A patto però che “la smettano di porre veti e di mettersi al centro del mondo visto che sono arrivati secondi e non primi”.
Ma, dalla sua campagna elettorale in Molise, Di Maio replica con il solito veto nei confronti di Berlusconi: “Noi dobbiamo porre condizioni. Potete immaginare un governo con noi e Berlusconi?”. E rivendica, ancora una volta, la premiership: “Sono molto fiducioso che si formerà un governo e sarà un governo del cambiamento. Dovete solo darci del tempo. Solo noi a Palazzo Chigi possiamo garantirvi che quel cambiamento si farà”.
Nello stallo politico della giornata spicca però il monito del Financial Times, che in un editoriale getta uno sguardo sul nostro Paese a più di un mese dalle elezioni. Sebbene i mercati, afferma il quotidiano della City, siano “rassicurati dalla presenza di Mattarella”, l’Italia “può difficilmente permettersi una paralisi prolungata”. Per il Ft “un governo di coalizione Cinque Stelle-Lega, liquidata prima delle elezioni come un’ipotesi troppo improbabile per meritare di essere contemplata, non è più, pertanto, inconcepibile” anche se “sarebbe un’alleanza difficile”.
Parole, quelle del giornale britannico, che non si discostano dalle affermazioni del ministro dei Trasporti uscente Graziano Delrio: “L’Italia è forte e solida ma non può permettersi di stare a lungo senza governo”. E ha aggiunto: “Il Paese ha bisogno di cominciare a parlare in un’ottica cooperativa. La politica è un’opera collettiva. Uscire dai problemi insieme è la politica. Invece provare a vincerli da soli e assolutamente velleitario”. Poi, però, ospite di Otto e mezzo chiude: “Nessuna possibilità di un governo Pd-M5S”. Questo mentre il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, sottolinea qual è il primo obiettivo del partito: estendere il reddito di inclusione.