Fonte: La Stampa
di Federico Capurso
La base grillina si schiera sulla piattaforma: il 70 per cento a favore della partecipazione alle elezioni regionali. Il capo politico incassa lo smacco e tenta di recuperare: «Correremo da soli, sarò in prima linea con i candidati»
Il Movimento 5 stelle si presenterà alle Regionali in Emilia Romagna e in Calabria. È una marea quella che monta sulla piattaforma Rousseau, facendo naufragare il desiderio di Luigi Di Maio di non correre a gennaio e così sconfessando, tra le contestazioni, il proprio capo politico. Il 70,6 per cento degli iscritti M5S ha scelto di dire di no alla «pausa elettorale» chiesta dal leader, con 19.248 voti contro 8.025, su 125 mila iscritti aventi diritto. La prossima settimana, scrive Di Maio su Facebook commentando l’esito delle consultazioni online, verranno indicati i candidati presidente; gli eletti «mi hanno chiesto di correre da soli». Nessuna alleanza con il Pd, nessun esperimento civico. Ma sulla sua posizione, finita in minoranza, fa muro: «Io sfiduciato? Ho detto che per fare gli Stati generali a marzo ci voleva del tempo, ma evidentemente gli iscritti non avevano questa urgenza».
Ad essere sconfitta, però, non è solo la linea di Di Maio, che aveva chiarito pubblicamente di non voler correre in Emilia Romagna e in Calabria, ma anche il metodo scelto, le ragioni di voler passare da un voto online pur di non andare incontro alle richieste dei territori e, di conseguenza, la sua stessa leadership. Di Maio plaude al risultato, ma la sua posizione è sempre stata chiara: «Abbiamo bisogno di tempo per rigenerare obiettivi, organizzazione e identità, ma se ci sono elezioni ogni due mesi è impossibile». Le truppe pentastellate, però, hanno remato unite nella direzione opposta.
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Il partito non è mai stato così lacerato. Il viceministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, non lo nasconde: «Il momento di debolezza del M5S è conclamato, ma è più profondo di quello che attiene la scelta di non candidare esponenti nelle regioni che andranno al voto, e richiede un momento di discussione come quella che avremo a marzo». Le fibrillazioni che arrivano dalla pancia del partito, mentre le urne digitali di Rousseau sono ancora aperte, ne sono la riprova. Il primo colpo arriva dalla Calabria. «Tra la riorganizzazione del partito e la corsa alle Regionali non c’è alcun nesso», scrive infuriato il deputato Paolo Parentela, coordinatore dei Cinque stelle in Calabria, che in aperta polemica con Di Maio annuncia le sue dimissioni da coordinatore per poi ritirarle, quando il voto sancisce la vittoria. Le voci in arrivo dall’Emilia Romagna non sono più confortanti: il gruppo regionale M5S ha invitato pubblicamente i suoi attivisti a votare per poter presentare una lista pentastellata alle prossime Regionali e negli ultimi giorni erano state raccolte 500 firme per scavalcare un eventuale voto contrario, spalleggiato dagli eletti in Parlamento. Un fiume in piena di parlamentari, attivisti, consiglieri regionali si ritrova unito contro il desiderio di Di Maio di non presentarsi, dall’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, alla vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni, emiliana, che da giorni chiede di «non cedere a quello che suona come un ricatto del Pd». E dall’Emilia arriva la delusione del governatore ricandidato dei dem, Stefano Bonaccini: «I Cinque Stelle sono ovviamente liberi di scegliere cosa fare, ci mancherebbe, ma resto convinto sia un errore sottrarsi a un confronto su programmi e idee».
Alla fine, Di Maio è costretto ad ammettere ciò che è evidente da mesi: «Siamo in difficoltà. C’è bisogno di mettere a posto un po’ di cose». Nega, però, la spaccatura interna, nonostante nel partito i dissidenti – sempre più numerosi – ringhino contro chi affianca il leader. Lo sa bene il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, che prova ad appoggiare il fronte di Di Maio: «Non dovremmo impegnarci in campagne elettorali – scrive su Facebook – , ma metterci invece tutti in condizione di partecipare a un percorso in cui la priorità sia il M5S». Pochi minuti dopo, Roberta Lombardi, da sempre vicina a Beppe Grillo, risponde al vetriolo: «Chi si nasconde dietro un quesito mal posto e scritto in maniera fuorviante che umilia uno strumento straordinario come Rousseau, chi sponsorizza il non voto evitando addirittura di presentarsi alle elezioni, rinnega lo spirito stesso del Movimento 5 stelle».