25 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Ilario Lombardo

La mossa del leader M5S: “Contratto con Carroccio o Pd senza Renzi” Il primo interlocutore sono i dem, ma i renziani respingono l’offerta

Prima dell’assemblea congiunta dei gruppi, Luigi Di Maio riunisce collaboratori e i parlamentari più fedeli: «Fidatevi – spiega – Salvini verrà con noi alla fine. Bisogna solo aspettare». Poco prima, il leader del M5S, seduto nel salotto tv di Di Martedì, su La7, aveva svelato il suo piano. Esattamente quel doppio forno che, in più occasioni, era stato anticipato nei retroscena. Un «contratto alla tedesca», «con la Lega o con il Pd». Un programma breve, conciso, «di cinque punti» da concordare assieme, tra i quali «una legge sul conflitto di interessi che va messa nera su bianco». Un’arma in più per allontanare i tentacoli di Silvio Berlusconi. Due, infatti, sono i paletti per portare avanti le trattative: nessuno spazio sarà dato a Matteo Renzi e all’ex Cavaliere. Il M5S siederà al tavolo solo con il Pd derenzizzato e con un centrodestra deberlusconizzato. O, meglio: totalmente in mano a Salvini.
Di Maio ha un disegno in mente e, di fronte a sé, una strada tortuosa per realizzarlo. Gli serve tempo. E soprattutto serve al suo più probabile alleato, per completare l’egemonia sul centrodestra. C’è una data che va tenuta a mente per comprendere la rotta della navigazione verso il governo dei grillini e dei leghisti. Il 29 aprile si terranno le elezioni regionali in Friuli. Salvini vuole vincerle, e per vincerle deve assicurarsi che il centrodestra arrivi alle urne compatto nel sostenere il deputato del Carroccio Massimiliano Fedriga. La reazione di Salvini al veto grillino su Fi era stata ampiamente previsto dai vertici del M5S. Anzi, secondo voci non confermate che danno l’idea della confusione di queste ore, addirittura condiviso tra i due leader.
All’uscita dell’assemblea, Carla Ruocco, deputata non sempre allineata alla gerarchia imposta da Di Maio, dice: «La coalizione di centrodestra non esiste. Noi parliamo solo con Salvini». Segno che su questo, nel M5S, non c’è quella spaccatura che invece esiste, ancora sotterranea, sulla premiership a ogni costo di Di Maio.
Alla vigilia delle consultazioni al Quirinale, tra i 5 Stelle è forte la convinzione che il primo giro che farà il presidente della Repubblica andrà a vuoto. Passeranno altre settimane di riflessione, che serviranno a far bollire i partiti e le loro certezze. La convinzione nel M5S è che il centrodestra così com’è, tripartito, non esisterà più. Salvini si libererà di Berlusconi in due modi: o fagocitandolo, come già i sondaggi dicono che sta facendo. Oppure: divorziando da lui, opzione che Di Maio preferirebbe per avere in Salvini un alleato più indebolito e non il leader di una coalizione che vale il 37% dei voti. Nei colloqui ristretti, però, la preclusione di Di Maio che appare diretta a tutta Forza Italia, si ammorbidisce. «Finché Fi significa Berlusconi non ci sarà alcun tavolo con loro – è il ragionamento – Poi se cambiano le cose…».
E le cose possono cambiare, in pochi giorni o in più settimane. Nel frattempo, il piano B del M5S contiene una segnaletica che porta in tutt’altra direzione. Verso il Pd. Ieri, per la prima volta, Di Maio ha fatto concessioni importanti ai dem. Ha detto che il Pd «sarà il primo interlocutore» e ha elogiato l’operato di alcuni ministri del precedente governo, «Maurizio Martina, Dario Franceschini, Marco Minniti». Tre nomi che, non a caso, rappresentano un’alternativa in questo momento molto forte al renzismo, dentro il Pd. Il primo è il segretario traghettatore, non così ostile a un dialogo con i grillini, il secondo apertamente schierato a favore di una possibile collaborazione con il M5S sotto la regia Sergio Mattarella. Ed è proprio pensando al presidente della Repubblica, al suo ruolo e alle sue capacità persuasive, che Di Maio spera di poter rompere la diga alzata dai democratici contro il M5S. Sogna la rottamazione di Renzi, assieme a quella di Berlusconi, magari in un partito comune nato dai fuoriusciti di Pd e Fi. Pazienza, poi, se non accadrà, visto che già Martina ha detto che non si presterà «a giochetti per dividere il Pd». I 5 Stelle hanno preparato un terreno fertile per un’alleanza di ferro con Salvini, sulle ceneri di quello che resta di Berlusconi. Bisognerà solo rendere Fi più digeribile per tutti i grillini, della base e del corpaccione parlamentare. Il leghista e il capo politico del M5S ne discuteranno nell’incontro previsto dopo le consultazioni, forse già questo fine settimana.

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