Fonte: Corriere della Sera
Francesco ha accettato la proposta di una suora: istituirà una commissione di studio
Papa Francesco ha annunciato che istituirà una commissione di studio sul diaconato femminile nella Chiesa primitiva, ritenendo che le donne diacono siano «una possibilità per oggi». Se all’intenzione manifestata dal Pontefice seguirà una decisione per la prima volta in questo millennio si riaprirà una prospettiva considerata definitivamente chiusa in seguito a una decisione di Giovanni Paolo II. Il diaconato infatti è il primo grado dell’ordine sacro, seguito dal sacerdozio e dall’episcopato. I diaconi possono amministrare alcuni sacramenti, tra i quali il battesimo e il matrimonio, e in alcuni paesi ci sono intere regioni nelle quali sostituiscono ormai i sacerdoti nella guida delle comunità parrocchiali.
Da «donnetet» a donne
Bergoglio ha dato l’annuncio in Aula Nervi nel corso dell’incontro con 900 superiori generali degli istituti religiosi femminili di tutto il mondo. «La Chiesa – ha aggiunto – ha bisogno che le donne entrino nel processo decisionale, anche che possano guidare un ufficio in Vaticano». Secondo Francesco, «la Chiesa deve coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione ma anche nelle decisioni, perché ha bisogno del loro punto di vista. E questo crescente ruolo delle donne nella Chiesa non è femminismo: la corresponsabilità è un diritto di tutti i battezzati, maschi e femmine». Il Papa ha anche sottolineato che «troppe donne consacrate sono “donnette” piuttosto che persone coinvolte nel ministero del servizio. La vita consacrata è un cammino di povertà, non un suicidio».
Il dibattito nella Chiesa
L’apertura prefigurata da Francesco avvicinerebbe la Chiesa cattolica a quella anglicana, dove ci sono donne preti e vescovi. Al Sinodo si era discusso di questo «tema audace» con l’intervento del reverendo Jeremias Schroder, arciabate e presidente della Congregazione benedettina di Sant’Ottiliain. «Sul diaconato femminile la Chiesa non ha detto no», aveva spiegato già nel 1994 il cardinale Carlo Maria Martini, commentando lo stop di Giovanni Paolo II alle donne prete: una dichiarazione solenne, a un passo dai crismi dell’infallibilità pontificia e alla quale Papa Francesco ha ripetuto più volte di volersi attenere. Malgrado quel «no» per il porporato c’erano ancora «spazi aperti», perché il discorso sul ruolo della donna avrebbe potuto continuare a partire dal diaconato, «che il documento non menziona, quindi non esclude».
Il cardinale Martini
Il diaconato è il primo grado di consacrazione «ufficiale», che precede l’ ammissione al sacerdozio e nelle prime comunità cristiane era anche femminile. Per Martini, dunque, non sarebbe stato male riaprire alle donne, pur riconoscendo che sul sacerdozio femminile «il documento papale è decisivo, non ammette replica, né riformabilità». «Tuttavia credo che il vero compito di fronte a questa lettera – aveva osservato il cardinale – non è l’ esegesi puntigliosa dal punto di vista dogmatico, ma è vedere come è ancora possibile sia un cammino di dialogo ecumenico, sia soprattutto un cammino in cui mostrare presenza e missione della donna a tutto campo. Rispetto a un documento di questo tipo, che sembra chiudere una via, come già altri in passato, mentre in realtà hanno favorito un ripensamento teologico e pratico che ha fatto superare certi scogli e ha fatto comprender meglio la natura e la forza della presenza della donna nella Chiesa, io penso che uno spazio rimanga aperto».
Il rito della «lavanda dei piedi»
Di fatto il principale argomento per il «no» al sacerdozio femminile è l’assenza delle donne nel cenacolo al momento dell’istituzione dell’Eucaristia. Ma una recente decisione di Papa Francesco già lo ha in parte «smontato»: quella sull’ammissione delle donne alla «lavanda dei piedi», che Bergoglio aveva già attuato nel primo giovedì santo del suo pontificato quando, nel carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, aveva stabilito che anche le ragazze potessero partecipare al rito. Un’apertura diventata quest’anno una possibilità per tutte le parrocchie del mondo.
Le domande delle suore
È significativo che il Pontefice abbia scelto l’incontro con le suore per affrontare un tema così decisivo. Nel corso della sessione di sei domande e risposte le religiose gli hanno chiesto perché la Chiesa escluda le donne dal diaconato. E una ha aggiunto: «Perché non costituire una commissione ufficiale che potrebbe studiare la domanda?». Francesco ha risposto che aveva discusso la questione qualche anno fa con un «buon, saggio professore», studioso dell’uso delle diacone nei primi secoli della Chiesa, e che il docente gli aveva spiegato che ancora non è del tutto chiaro quale funzione avessero. E soprattutto se avevano l’ordinazione o no «È rimasto un po’ oscuro quale fossero ruolo e statuto in quel momento», ha precisato Bergoglio. E sull’ipotesi di costituire una commissione? «Credo di sì – ha annunciato il Papa -. Sarebbe fare il bene della Chiesa chiarire questo punto. Accetto la proposta».