23 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Luigi Offeddu

L’Ungheria è sul gradino 87 nella classifica della libertà di informazione, la Finlandia al secondo posto, ma il premier attacca per difendersi, visto che rischia il taglio dei fondi europei


Povero finlandesi. Che hanno una libertà di stampa «seriamente minacciata», e un sistema giudiziario «inesistente». Poveri finlandesi, privi di una vera Corte Costituzionale, gente con un governo che in tema di democrazia «predica acqua e trinca vino»: cioè è un po’ furbetto. E al contrario, beati ungheresi, cittadini di un Paese pienamente democratico che l’Europa non sa capire e a volte sospetta ingiustamente. Questo pensano e dicono da giorni Viktor Orbán e i suoi. Loro, gli ungheresi, sono al posto numero 87 nella classifica 2019 di «Reporters senza frontiere» sulla libertà di informazione. La Finlandia è al posto numero 2, dopo la Norvegia.
Ma tant’è, Orbán ne è sicuro: «Dobbiamo morderci le labbraquando i nostri amici finlandesi ci criticano, non possiamo ridere né sorridere visti i problemi democratici che hanno loro. Dobbiamo restare calmi». Dice queste cose, sospettano apertamente molti ad Helsinki, perché la Finlandia è dal primo luglio la nazione presidente di turno del Consiglio Europeo. E perciò, da qui a dicembre, guiderà il dibattito su una nuova regola che l’attuale governo di Budapest sembra gradire come si può gradire un ascesso dentale in una cittadina priva di dentisti: ai Paesi che non rispettano certe regole di democrazia, così ha proposto l’Europarlamento, potranno essere tagliati i fondi Ue. Ungheria e Polonia sono sotto osservazione. «Ma i fondi europei – si ribella Budapest – non sono donazioni di beneficenza. Poiché i nostri Paesi hanno aperto i loro mercati all’Occidente, servono a obiettivi importanti per l’Ue, come la coesione». Sarà. Ma mentre Orbán si «morde le labbra», gli 86 posti che lo dividono da Helsinki, in quella certa classifica, fanno un po’ pensare.

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