Fonte: La Stampa

di Emanuele Bonini

In un anno, tra dicembre 2016 e dicembre 2017, il numero di senza lavoro nell’Eurozona si è ridotto di due milioni

Il numero degli occupati aumenta, quello dei disoccupati diminuisce, e l’Italia fa da traino alla ripresa in Europa. In un anno, tra dicembre 2016 e dicembre 2017, il numero di senza lavoro si è ridotto di due milioni, e più della metà della diminuzione vista nell’Ue è stata possibile «grazie alla flessione in quattro Paesi: Spagna (460mila), Italia (270mila), Francia (200mila) e Polonia (190)». L’ultima analisi trimestrale dell’occupazione prodotta dalla Commissione europea mostra continui miglioramenti, e mette in luce i progressi compiuti dall’Italia. Nella penisola i maggiori progressi in termini di taglio alla disoccupazione giovanile, che resta però la terza più elevata così come alta è la quota di quanti pur idonei al lavoro non lo cercano.

Miglioramenti generali
L’esecutivo comunitario sottolinea i cambiamenti positivi registrati a livello generale. Attualmente la popolazione attiva europea (15-64 anni) è di 240,3 milioni di persone, vale a dire 4,3 milioni in più rispetto ai livello del 2008, l’anno in cui è scoppiata la crisi. In un anno l’occupazione è crescita dell’1,7%, che nella pratica vuol dire quattro milioni di lavoratori in più (di questi, 2,7 milioni sono nella zona euro), e ancor più in generale il tasso occupazionale dell’Ue per la fascia d’età compresa tra i 20 e i 64 anni «è aumentato costantemente nel corso degli ultimi tre anni», attestandosi al 72,3% nel terzo trimestre del 2017. E’ questo «il livello più alto mai registrato», sottolinea il commissario per l’Occupazione e gli affari sociali, Marianne Thyssen, secondo cui è questo il momento di spingere per più ampie riforme del mercato del lavoro. «Dovremmo sfruttare al massimo questa dinamica economica positiva e offrire ai cittadini diritti nuovi e più efficaci», vale a dire «condizioni di lavoro eque, accesso paritario al mercato del lavoro e protezione sociale dignitosa».

Italia, ancora tanto da fare
La buona notizia è che ci sono progressi anche «forti», la cattiva notizia è che non bastano. Mettendo a confronto le cifre di dicembre 2016 con quelle di dicembre 2017, il tasso di disoccupazione giovanile è diminuito di 6,9 punti percentuali. Nessuno ha fatto meglio dell’Italia, che rimane però ai primi posti per numero di under25 senza lavoro (terza, con il 32,2% del totale della fascia di popolazione), dietro a Grecia (40,8%) e Spagna (36,8%). Ciò non toglie che vengono riconosciuti i meriti del caso: «Il tasso di disoccupazione giovanile è diminuito in modo considerevole in Italia», riconoscono a Bruxelles.
Si mette inoltre in risalto il contributo nazionale alla generale diminuzione della disoccupazione nell’Ue e nell’Eurozona. In termini assoluti il taglio dei senza lavoro in Italia è il secondo (-270mila), ma il Belpaese viene preso a modello, con tanto di citazione, anche per motivi meno positivi. Nonostante i miglioramenti, il mercato del lavoro italiano è uno di quelli dove si fa più fatica a rientrare una volta usciti. L’Italia è il terzo Paese dell’Ue per tasso di disoccupazione di lunga durata, quella che dura dai 12 ai 24 mesi, dietro Grecia e Spagna. E poi ancora l’Italia è quella che più di tutti fa fatica a intercettare il potenziale lavorativo esistente. L’11,4% della popolazione in età attiva sarebbe abile al lavoro, ma non oltre a non svolgerlo neppure lo cerca. E’ questo il dato più elevato d’Europa. Impliciti suggerimenti per riforme o misure da prendere.

A.N.D.E.
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